venerdì 8 marzo 2013

Maledette vi amerò


Maledette vi amerò
Le grandi eroine del fumetto erotico italiano
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di AA.VV. 
a cura di Sergio Rossi
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racconti a fumetti + saggi
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286 pag.
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€ 16,00
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Neri Pozza Editore

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Jolanda de Almaviva
Parliamo di un libro capace di provocare grandi eccitazioni e nostalgie in chi ha superato, magari abbondantemente, la trentina: la tracklist di Maledette, vi amerò comprende sette storie di "eroine scollacciate" che hanno abitato pensieri e turbamenti pre e post adolescenziali di centinaia di migliaia di giovani nell'Italia in cambiamento degli Anni 60 e 70, fino a giungere al termine dell'esperienza del tascabile erotico, agli albori cioè degli Anni 90.

Si tratta di IsabellaJolanda de AlmavivaBiancaneveZora la vampira, che coprono un arco temporale che va dal 1967 al 1972; e poi Frieda Boher (Necron),Madame Con (Casino) e Cicciolina dal 1981 al 1991.

Sette storie a fumetti introdotte ognuna da un mini-saggio di Sergio Rossi; mini-saggi che seppur brevi sono gustosissimi e ricchi di notizie, informazioni e curiosità riguardanti personaggi, autori, tirature, clima socio-politico dell'epoca. Oltretutto le introduzioni di Rossi si rivelano assolutamente indispensabili per chiunque si accosti per la prima volta alla lettura di queste storie e alla conoscenza di questi personaggi.
Già, perché uno dei limiti di questa antologia è quello di presentare alcune storie inmedia res, che cominciano cioè - e non terminano - nel bel mezzo di un'azione che ha i suoi prodromi e i suoi sviluppi in storie precedenti e successive. Chi, dunque, non conosce almeno un po' i personaggi in questione si troverebbe completamente spiazzato e confuso di fronte alle storie presentate in media res...

Altro limite è quello dell'inevitabile riduzione e conseguente rimontaggio delle tavole originali, operazione che fa sì che si crei una certa confusione di lettura e che in alcuni casi le dimensioni delle parole contenute nei baloons siano davvero troppo piccole.

La scelta delle protagoniste e delle storie contenute nel volume è comunque sufficientemente esaustiva, la panoramica, pur lontano da una qualsiasi velleità di "completezza" (peraltro assolutamente impossibile, data la ricchezza quantitativa del fenomeno del fumetto erotico italiano, che al suo apice poteva contare su un centinaio di testate in edicola!), rende bene la situazione.
I saggi di Sergio Rossi, particolarmente quello conclusivo Ascesa e declino del fumetto erotico, forniscono una buona panoramica sul tema.

Isabella
Le storie del volume sono tutte, a loro modo, imperdibili.
La prima, con protagonista Isabella duchessa dei diavoli, datata luglio 1967 e firmata da Giorgio Cavedon ai testi e Sandro Angiolini ai disegni - e che purtroppo termina con un cliffhanger fortissimo - è un ottimo paradigma generale: la cura dell'intreccio della storia, dei dialoghi e dei disegni dimostra che, per lo meno per certi prodotti, lo scopo non era solo quello di mostrare scene di nudo.
L'episodio di Jolanda de Almaviva, del 1971, autori Roberto Renzi ai testi e un giovane Milo Manara ai disegni, presenta un episodio pieno di intrecci, idee fitte e personaggi interessanti, sebbene tagliati un po' con l'accetta. Manara passa da tavole curatissime e visivamente straordinarie, ad altre in cui il tratto è tirato via in fretta e furia, con risultati lontani dall'eccellenza.
Imperdibile e davvero esilarante l'episodio di Biancaneve scritto da Rubino Ventura (pseudonimo?) e disegnato dal maestro Leone Frollo: disegni - splendidi ed espressivi - che mantenendo una propria peculiarità strizzano anche l'occhio ai cliché del supereroismo americano, portatori di un erotismo allegro e prorompente.
Di Zora la vampira, tascabile erotico-horror che all'epoca godette di un grande successo di vendite e di un'insolita longevità, viene proposto il numero 1 del settembre 1972, di Rubino Ventura ai testi e Birago Balzano ai disegni: da questa storia iniziano le avventure della nemesi di Dracula. Le atmosfere sono cupe, macabre e claustrofobiche; contrassegnate da pesanti ed efficaci campiture di nero e fanno la loro comparsa anche effetti splatter.
Ne I mostri meccanici, "mazinghiano" titolo del n. 3 di Necron che porta la data del marzo 1981, opera di Ilaria Volpe (pseudonimo di Mirka Martini) ai testi e diMagnus, alias Roberto Raviola, ai disegni, siamo ancora una volta in territori anticipatori, com'era sempre nelle opere del rimpianto Maestro bolognese. I protagonisti, la scienziata necrofila Frieda Boher e il suo mostruoso compagno assemblato Necron, vivevano avventure in cui nulla veniva mascherato (il primo membro maschile mostrato in un fumetto italiano è proprio opera di Magnus, in una storia de Lo Sconosciuto, fumetto che non faceva affatto parte della ricca pletora degli erotici tascabili italiani). I mostri meccanici non fa eccezione.
Segue Concerto erotico, tratto da Casino n. 21, del novembre 1986, di Rubino Ventura ai testi e nuovamente Leone Frollo ai disegni. Siamo al canto del cigno del fumetto erotico italiano tascabile, cioè come fenomeno di massa. La storia, undivertissement che unisce un tema semicomico a rappresentazioni del rapporto (etero)sessuale esplicitissime, è divertente e merita la lettura non foss'altro che per i bei disegni.

Necron
Anche Amore Libero, tratto da I classici dell'erotismo n. 1 del marzo 1995 (Blue Press), testi e disegni di Giovanni Romanini Lucio Filippucci, è a suo modo imperdibile. La protagonista è infatti una persona reale: Cicciolina. Anche qui i rapporti sessuali e le frequenti masturbazioni della protagonista sono descritte graficamente in modo assolutamente esplicito. La trama però è esile e la storia pare non decollare mai veramente. E' però una storia indicativa di un momento di passaggio tra l'erotismo, ormai pornografia in realtà, "popolare" e il più recente fumetto italiano erotico-pornografico patinato.
In conclusione del volume, un saggio estremamente interessante di Sergio Rossi -Ascesa e declino del fumetto erotico - che termina con una ricca bibliografia e l'Antologia della critica.

Nel capitolo Antologia della Critica prevale una tesi di fondo che è quella che dipinge il fumetto erotico italiano degli Anni 60-70 come inconsapevole longa manus della reazione più becera e retriva. Fumetti, insomma, creati unicamente come macchine da soldi per soddisfare gli inconfessabili desideri del proletariato maschile italiano: sesso e violenza [inscindibili e in quest'ordine].
A parte i (presunti?) fumetti neofascisti nei quali tutto ciò che segue sarebbe stato consapevole e mirato, in tutte le altre pubblicazioni "sconce" si perpetrerebbe con forza una concezione ultrareazionaria della donna, del sesso, dei rapporti umani in generale, della violenza, dell'eroismo ("eroismo", non "erotismo").
La (purtroppo breve) raccolta di interventi critici d'epoca, caratterizzata per essere interamente improntata "a sinistra" è insomma unanime nell'assegnare al fumetto erotico italiano - sempre trattato in una non troppo precisa commistione col "fumetto nero" - un valore totalmente e irrimediabilmente negativo, reazionario,"trasmissione di contenuti stereotipici e bloccati tanto cari e tanto utili al potere"(Omar Calabrese - cit. p. 277).

A questa tesi generale sottostà, giocoforza, l'idea che soggetti, sceneggiature e disegni nulla contino nell'economia generale delle storie. Il procedimento di produzione è spietatamente industriale, storie e disegni realizzati in fretta e furia e pagati - tanto! - un tot al chilo; unica importanza ce l'ha l'"orgia di mammelle, ombelichi, sederi, volta a volta accarezzati, penetrati, frustati, bruciati, morsicati, sottoposti al supplizio dell'acqua, del ghiaccio, del fuoco, edlle formiche rosse.". (Umberto Eco - cit. p. 180).

Biancaneve
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Oltre a ciò, l'altro grande peccato di questi fumetti, peccato fatto rilevare con tutto il disprezzo del caso, è quello, se vogliamo più banale e meno pericoloso, di trattarsi di prodotti derivativi, frutti di furti culturali malfatti e spesso non dichiarati a danno di opere serie. Fumetti, quindi, "antistorici" e ladri, oltreché reazionari.
Al di là dello sposare o meno certe prese di posizione, magari ormai un po' datate, è interessante scoprire, o riscoprire un tipo di fumetto e di critica ad esso collegata che, all'epoca, fece molto discutere fino ad arrivare nelle sale dei tribunali di giustizia. Come sempre, il fumetto come segno dei tempi.

Orlando Furioso