mercoledì 28 novembre 2012

In un unico buio



In un unico buio

di Marzio Bertotti


romanzo

184 pag.

€ 12,00



Non frequento i territori oscuri del noir. Voglio dire: a parte alcuni dei fondamentali, non credo sia il mio genere, ecco.
E allora perché ho letto - nient'affatto pentito di averlo fatto - In un unico buio, primo romanzo (e speriamo non ultimo) di Marzio Bertotti?

Per diversi motivi, primo dei quali il fatto che gran parte del romanzo sia ambientata a Torino, città che l'autore ed io abbiamo in comune, una città che è per sua natura "doppia", attraente e repulsiva, contraddittoriamente grigia e solare, "un tempo reale e ora decadente", come cantava la hardcore-punk band torinese Declino più di vent'anni fa...

Non ho citato il Declino a caso: Marzio Bertotti (e per un breve periodo anche chi scrive) ha fatto parte di questa storica band del punk; Marzio anzi ne è stato motore fondamentale, anima creativa, virtuosa e sferragliante chitarra. Stop-and-go... 

La personale esperienza musical-politica dell'autore è presentissima in questo romanzo, nel quale sono presenti sia Torino che Amsterdam (la città-mito dei punk torinesi degli Anni 80, "Eldorado" sognato e, per molti, alfine raggiunto), i centri sociali okkupati e la vita in un'azienda - la SA.G.RA.V. - fittizia ma così realisticamente descritta...-, la Torino delle periferie e quella apparentemente immacolata del magnifico centro storico.

Ovviamente non stiamo parlando di autobiografia, ma il Bertotti, così come ogni scrittore dovrebbe fare, parla e scrive di ciò che conosce bene, di ciò che ha nel cuore e nel cervello, rielaborando il tutto in una trama noir avvincente e mozzafiato. 

In un unico buio è un romanzo toccante, crudo e decisamente poco rassicurante: la Torino che viene spietatamente descritta è fin troppo realistica e mette in crisi tutte le barriere che molti torinesi (compreso chi sta scrivendo) faticosamente elaborano giorno per giorno per evitare di vedere le crudeltà, lo squallore e la violenza che permeano questa amata/odiata metropoli... così come ogni altra metropoli, del resto. 

Il romanzo compie diversi salti temporali ed è ambientato sia in un prossimo futuro - il 2006 - sia in un passato recente e meno recente: i salti temporali sono ben congegnati e aggiungono suspence alla storia, che è anche una storia politica, nel senso più ampio e genuino del termine.

Ma non si pensi a un trattato, proprio no: In un unico buio è un giallo, un noir nel quale assistiamo a crudi omicidii, indagini, fughe, azione. Abbiamo un individuo che pur non essendo affatto uno psicopatico, ammazza in modo lucido e spietato (e i motivi per cui lo fa li scoprirete solo leggendo il romanzo: niente spoiler qui!), dopo avere a lungo meditato sui suoi scopi e su se stesso...

Bertotti mette in luce, con lucidissima crudezza, i rapporti umani e sociali derivanti da un ambiente un tempo coeso e solidale sì, ma soprattutto carico di sofferenza (che può, appunto, sfociare nell'omicidio), una sofferenza non "espiatoria" né "tassa pagata" per una promessa di mondi migliori, ma provocata dall'avidità di potere di chi dirige le regole del gioco.
Molto toccanti le pagine in cui il protagonista Alberto Barberis ricorda a se stesso la storia di quello storico e noto quartiere di Torino - Barriera - e le sue trasformazioni, dalle prime immigrazioni negli Anni 30 all'ultima grande ondata degli "extracomunitari". Molto triste la consapevolezza del declino, l'assenza di una speranza collettiva.

Oltre all'Alberto Barberis protagonista della storia, abbiamo gli altri personaggi, tutti ottimamente caratterizzati. L'odioso ingegner Severi, summa del marciume sul quale si fonda il neo-capitalismo, apparentato con la mafia e la politica di palazzo, le vere ruote che fan girare il carro del potere, oliato col sangue, il sudore e il dolore del popolo. Il magistrato Guido Savona, onestissimo servo dello Stato che con la sua limpidezza e umanità pare comunicare il dubbio di chi, pur avendo scelto fortemente il lato della barricata dal quale combattere, non ha incrollabili certezze interiori. L'ispettore Terlizzi e il maresciallo Saddi, che hanno l'unico difetto di esprimersi in un italiano forse eccessivamente colto e forbito. 

Eppoi la dolcissima figura di Ferrero Giuseppe, detto Pinin, classe 1924...
I personaggi di In un unico buio paiono vivi e pulsanti, nel bene e nel male (e di male ce n'è parecchio, in questo romanzo) e riescono a coinvolgere il lettore nelle loro azioni, riflessioni, sentimenti. E anche nella loro morte.
Il romanzo di Marzio Bertotti è ben scritto e avvince fino all'ultima pagina, con un finale che magari non ci si aspettava ma che, a ben vedere, forse era l'unico possibile...
Attendiamo ora una nuova prova del Bertotti, cui pare proprio che, oltre alla musica, sia congeniale anche la scrittura.


Orlando Furioso


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