La Voce del Fuoco
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di Alan Moore
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romanzo, 330 pag.
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€ 16,50
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Edizioni BD
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A dieci anni di distanza dalla prima edizione inglese possiamo finalmente goderci in traduzione italiana Voice of the Fire, La Voce del Fuoco, romanzo di Alan Moore.
Innanzitutto un plauso al lavoro svolto dai due traduttori: Leonardo Rizzi e Michele Foschini. Non c'è bisogno di aver letto il romanzo in lingua originale per immaginare quanto debba essere stato faticoso tradurre, ad esempio, il primo capitolo ("Il maiale di Mag"), contenente i pensieri di un ragazzo "ritardato" del 4000 a.C.
"Il maiale di Mag" è appunto il capitolo/racconto con cui si apre il romanzo e proprio il suo linguaggio, oltre ad aver probabilmente procurato incubi ai due traduttori, costituisce il primo e durissimo approccio del lettore.
Non è stato infrequente in quest'ultimo periodo incontrare sui forum in Rete lettori abbattuti e scoraggiati dall'estrema difficoltà di lettura di questo primo capitolo, apparentemente un ostacolo insormontabile.
La risposta dei lettori più coraggiosi è stata sempre la stessa: "Stringi i denti, prosegui nella lettura e non te ne pentirai!". Avevano ragione.
"...Stecco di me ha ancora osso in dentro a lui. Io sfrega umore da occhi e mette su piedi per fa piscio su lei, così lei coglie che non deve re-sta maiale...". Quarantotto pagine di questa lingua - peraltro geniale escamotage che rende perfettamente, anche in trraduzione italiana, i pensieri e il linguaggio di uno scemo del Neolitico - sono un'esperienza certamente traumatica. Un'esperienza che vale assolutamente la pena di fare.
Seguono altri undici capitoli/racconti che percorrono la storia magica di Northampton (città natale, e non solo, di Alan Moore) e, per estensione, la storia del mondo intero e della sua umanità.
Ogni racconto si svolge in un'epoca diversa: il romanzo parte nel 4000 a.C. e termina nel 1995 (o, forse, non termina mai).
La teoria di Alan Moore è che Northampton sia il centro del Mondo. La teoria di Alan Moore è che ogni luogo sia il centro del Mondo. A guidare lo scrittore una sorta di "psicogeografia" magica, mistica, scettica, profondamente umana, così come tragicamente umana è la crudeltà che permea ogni capitolo del romanzo.
Un romanzo dell'orrore con parti autenticamente spaventose (echi di Lovecraft so odono in lontananza, specie durante la lettura di "Il Nascondiglio di Dio", sesto capitolo); un romanzo che mescola orrore, cruda realtà, spiritualità e la costante presenza rizzacapelli del perturbante. Un mix letterario antico e modernissimo al contempo che l'Autroe maneggia con talento, rispetto e - talvolta - un po' di fatica, dove per fatica s'intende un profondo, sofferente coinvolgimento.
La morte è la co-protagonista di ogni capitolo del romanzo. Morte scettica e incredula oppure magica, crudele e violenta, il libro è intriso di morte, ma la morte - mai "accettata", tantomeno "serena" - punto d'arrivo verso il Nulla o verso altre vite ancor più terribili, è passaggio necessario affinché altra Vita sorga.
Alan Moore insiste sugli aspetti più crudi e meno mediabili della vita, pare senza compiacimento ma invece come elementi necessari al racconto della/e Vita/e. Ecco allora piaghe, sofferenze fisiche - oltre che spirituali, psicologiche, mentali - decadimento, follia, marciume, fetori pestilenziali. E sempre - sempre! - piedi storpi e gambe zoppe.
Ne La Voce del Fuoco tutte le credenze, i Miti e le Favole dell'umanità vengono da un lato accolte come necessarie, dall'altro rigettate al mittente con uno scetticismo cupo e consapevole. Contemporaneamente la Magia viene decodificata in un senso che pare junghiano e preferita alle promesse di Aldilà fantasmagorici; viene anzi, la Magia, usata come paradigma irrinunciabile per (cercare di) "spiegare" l'inspiegabile: la Realtà. Tappeti di realtà vengono fatti scivolare pericolosamente per rendere insicuro il passo (sempre zoppo...), piani dimensionali e meschinità terrene s'intersecano continuamente. Sembra che qualsiasi cosa, Magia compresa, a nulla serva per evitare le grida di dolore che accompagnano la storia del Mondo e che culminano nell'ultimo, straziante grido che ognuno emette per salutare questa vita.
Uomini e donne del Neolitico, stregoni e assassini pre-celti, monache medievali, folli signorotti feudali, templari, congiurati (in questo capitolo i lettori di V for Vendetta avranno un brivido ulteriore...), streghe bellissime e orride streghe cannibali, dolcissimi poeti folli, commessi viaggiatori e Mr Alan Moore sputano le loro grida in faccia a noi.
L'ultimo, sublime capitolo ha un protagonista d'eccezione, come vedranno i lettori e le lettrici.
Proprio l'ultimo capitolo ("L'uscita antinferno di Phipps") è quello più intenso e s-coinvolgente: in esso metaletteratura, spudorata autobiografia e amore si fondono come summa dell'intero romanzo, "atto conclusivo di un'opera di fede e magia".
Lascia moltissime, contrastanti sensazioni, la lettura di questo romanzo. Se lo si legge la sera, forse gli shagfoal - orridi cani neri infernali - si troveranno poi a calpestare minacciosamente i nostri sogni. Non si cerchi di guardarli negli occhi. Meglio tardare quell'inevitabile momento.
p.s. Perfettamente inutile, e a tratti irritante, l'Introduzione di Neil Gaiman (che sofferenza dover scrivere ciò...), piena oltretutto di non-richiesti spoiler che potrebbero rovinare non poco il gusto della sorpresa.
"Il maiale di Mag" è appunto il capitolo/racconto con cui si apre il romanzo e proprio il suo linguaggio, oltre ad aver probabilmente procurato incubi ai due traduttori, costituisce il primo e durissimo approccio del lettore.
Non è stato infrequente in quest'ultimo periodo incontrare sui forum in Rete lettori abbattuti e scoraggiati dall'estrema difficoltà di lettura di questo primo capitolo, apparentemente un ostacolo insormontabile.
La risposta dei lettori più coraggiosi è stata sempre la stessa: "Stringi i denti, prosegui nella lettura e non te ne pentirai!". Avevano ragione.
"...Stecco di me ha ancora osso in dentro a lui. Io sfrega umore da occhi e mette su piedi per fa piscio su lei, così lei coglie che non deve re-sta maiale...". Quarantotto pagine di questa lingua - peraltro geniale escamotage che rende perfettamente, anche in trraduzione italiana, i pensieri e il linguaggio di uno scemo del Neolitico - sono un'esperienza certamente traumatica. Un'esperienza che vale assolutamente la pena di fare.
Seguono altri undici capitoli/racconti che percorrono la storia magica di Northampton (città natale, e non solo, di Alan Moore) e, per estensione, la storia del mondo intero e della sua umanità.
Ogni racconto si svolge in un'epoca diversa: il romanzo parte nel 4000 a.C. e termina nel 1995 (o, forse, non termina mai).
La teoria di Alan Moore è che Northampton sia il centro del Mondo. La teoria di Alan Moore è che ogni luogo sia il centro del Mondo. A guidare lo scrittore una sorta di "psicogeografia" magica, mistica, scettica, profondamente umana, così come tragicamente umana è la crudeltà che permea ogni capitolo del romanzo.
Un romanzo dell'orrore con parti autenticamente spaventose (echi di Lovecraft so odono in lontananza, specie durante la lettura di "Il Nascondiglio di Dio", sesto capitolo); un romanzo che mescola orrore, cruda realtà, spiritualità e la costante presenza rizzacapelli del perturbante. Un mix letterario antico e modernissimo al contempo che l'Autroe maneggia con talento, rispetto e - talvolta - un po' di fatica, dove per fatica s'intende un profondo, sofferente coinvolgimento.
La morte è la co-protagonista di ogni capitolo del romanzo. Morte scettica e incredula oppure magica, crudele e violenta, il libro è intriso di morte, ma la morte - mai "accettata", tantomeno "serena" - punto d'arrivo verso il Nulla o verso altre vite ancor più terribili, è passaggio necessario affinché altra Vita sorga.
Alan Moore insiste sugli aspetti più crudi e meno mediabili della vita, pare senza compiacimento ma invece come elementi necessari al racconto della/e Vita/e. Ecco allora piaghe, sofferenze fisiche - oltre che spirituali, psicologiche, mentali - decadimento, follia, marciume, fetori pestilenziali. E sempre - sempre! - piedi storpi e gambe zoppe.
foto presa dal blog di smokyman http://smokyland.blogspot.it/ |
Ne La Voce del Fuoco tutte le credenze, i Miti e le Favole dell'umanità vengono da un lato accolte come necessarie, dall'altro rigettate al mittente con uno scetticismo cupo e consapevole. Contemporaneamente la Magia viene decodificata in un senso che pare junghiano e preferita alle promesse di Aldilà fantasmagorici; viene anzi, la Magia, usata come paradigma irrinunciabile per (cercare di) "spiegare" l'inspiegabile: la Realtà. Tappeti di realtà vengono fatti scivolare pericolosamente per rendere insicuro il passo (sempre zoppo...), piani dimensionali e meschinità terrene s'intersecano continuamente. Sembra che qualsiasi cosa, Magia compresa, a nulla serva per evitare le grida di dolore che accompagnano la storia del Mondo e che culminano nell'ultimo, straziante grido che ognuno emette per salutare questa vita.
Uomini e donne del Neolitico, stregoni e assassini pre-celti, monache medievali, folli signorotti feudali, templari, congiurati (in questo capitolo i lettori di V for Vendetta avranno un brivido ulteriore...), streghe bellissime e orride streghe cannibali, dolcissimi poeti folli, commessi viaggiatori e Mr Alan Moore sputano le loro grida in faccia a noi.
L'ultimo, sublime capitolo ha un protagonista d'eccezione, come vedranno i lettori e le lettrici.
Proprio l'ultimo capitolo ("L'uscita antinferno di Phipps") è quello più intenso e s-coinvolgente: in esso metaletteratura, spudorata autobiografia e amore si fondono come summa dell'intero romanzo, "atto conclusivo di un'opera di fede e magia".
Lascia moltissime, contrastanti sensazioni, la lettura di questo romanzo. Se lo si legge la sera, forse gli shagfoal - orridi cani neri infernali - si troveranno poi a calpestare minacciosamente i nostri sogni. Non si cerchi di guardarli negli occhi. Meglio tardare quell'inevitabile momento.
p.s. Perfettamente inutile, e a tratti irritante, l'Introduzione di Neil Gaiman (che sofferenza dover scrivere ciò...), piena oltretutto di non-richiesti spoiler che potrebbero rovinare non poco il gusto della sorpresa.
Orlando Furioso - gennaio 2007
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