venerdì 8 marzo 2013

Valis





Valis

di Philip K. Dick




Piccola Biblioteca Oscar Mondadori








Philip Kindred Dick (...ma che razza di nome è "Kindred"?...) ha scritto "Valis" nel 1974, un periodo della sua turbolenta vita considerato come positivo, di guarigione. Dopo gli abusi e le (auto)distruzioni degli Anni 60 la sua vita si rimette un po' in sesto, la sua produzione torna ad essere frenetica e ispirata, gli cade sulla testa la scoperta del Cristianesimo cattolico.
O almeno così sostiene. La convinzione della salvezza tramite Gesù Cristo.
Beh, un Gesù Cristo un pochino diverso da quello che siamo abituati a considerare...
"Valis" dovrebbe essere, nelle intenzioni di Dick, un romanzo cristiano. Ora è guarito e finalmente salvo.

Ci troviamo quindi di fronte ad uno scritto edificante e moralmente ineccepibile?
No.

"Valis" è uno splendido e inquietante romanzo di pura follìa schizofrenica, gnosticismo hardcore, teorie complottistiche, Illuminati, alieni, droghe psichedeliche, suicidi.
E' un libro di profezie che mantiene le caratteristiche di ogni libro di profezie che si rispetti: scrittura obliqua, a più livelli, invasamento dell'autore da parte del sacro, conoscenza (o presunta tale, s'intende!) del passato/presente/futuro.
"Valis" è un romanzo col quale Dick ribalta ancora una volta lo scipito concetto di "realtà" che più o meno accomuna tutti noi noiosamente "sani-di-mente" e razionali ed è proprio questo che colpisce come un lampo di luce (rosa, ovviamente) il lettore sensibile: che, accidenti, Dick potrebbe anche avere ragione!
"Ragione" letterariamente parlando, è ovvio.

La lettura di "Valis" scuote e parecchio, perché il romanzo e/o l'autore e/o il protagonista (che è sempre Dick, che è anche Fat Horselover, che è sempre Dick, che è anche l'emissario di Dio...) conducono i fatti e la "realtà" ad un tale livello di compenetrazione coi deliri del protagonista/autore da far sì che l'assunto di base "sto-leggendo-solo-della-fiction-santo-cielo!" dopo un po' sembra cadere in un oceano di confusione.


Cos'è che distingue i libri dai "libri sacri"?
L'ispirazione divina, certamente, da cui la comunicazione (ripetuta più e più volte) che l'Autore non sta fingendo, né intrattenendo, ma sta descrivendo aspetti della "realtà" nascosti al popolo incatenato alle catene dell'illusione materiale, al velo di Maya.

Philip K. Dick potrebbe aver progettato questo romanzo a tavolino, provando le migliori soluzioni più ardite per stupire il lettore; ma potrebbe anche aver scritto "Valis" convinto di essere davvero il tramite di Dio (o di un raggio di luce rosa, una dea bambina, divinità stellari, l'uovo cosmico primordiale...).
Questo romanzo non può essere letto (e accantonato) come semplice fiction.

"Valis" pare uno strumento delineante nuove folli e affascinanti cosmogonie che vanno ad aggiungersi al patrimonio collettivo di archetipi.
Non credo a nulla di quanto scritto su questo splendido e delirante romanzo, sia chiaro!, ma le notti successive alla lettura di "Valis" non sono state affatto quiete e riposanti, la mia attività onirica ha avuto un improvviso picco verso dimensioni "altre".
Probabilmente avevo mangiato pesante.


p.s. La trama?...






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