FANTASTICI QUATTRO NN. 200 - 205
di Carlos Pacheco, R. Marin, J. Merino
spillati. colore, 48 pag. Marvel Italia - Lire 3900 cad.
[pubblicato originariamente: ottobre 2001]
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il sense of wonder o forse non se n'è mai andato.
Ho chiesto consiglio agli amici del forum della MITA: procùrati
F4 dal 200 in poi -mi hanno detto-, è il punto ideale per chi non
conosce i Fab Four o per chi li ha abbandonati da tempo e vuole riprenderne
la lettura. Consiglio accettato, al punto che lo ripropongo a voi. Carlos Pacheco, amatissimo autore spagnolo, si occupa di testi e disegni |
(moderni ma fortunatamente non Image-oriented)
e la caratterizzazione del Favoloso Quartetto e del loro mondo è
quanto di meglio si possa ricordare: drammatica, anti-realistica e prospetticamente
audace come un albo di supereroi deve essere. Mantengo i miei dubbi
| sul
fatto che un neo lettore possa orientarsi così agevolmente tra riferimenti
che hanno 40 anni di vita, ma tant'è: da qualche parte bisogna pur
incominciare. Per un neo-adepto, invece, la goduria è notevole:
Diablo, Gargoyle, la Zona Negativa... Ribadisco ancora una volta che non c'è bisogno di creare nuovi marvelversi per 12enni per scrivere avventure appassionanti (ogni riferimento alla linea Ultimate è volutissimo): ripescare vecchi villains, situazioni mai completamente risolte, dar loro un'ottica moderna nel segno della gloria passata; forse è proprio questa la ricetta vincente per svecchiare eroi con 40 anni di maledetta/amata continuity alle spalle. Puro divertimento ed innocua evasione: nessun messaggio sociale, niente destrutturazione del supereroe, scazzottate in cui la vittoria non è sempre data per scontata |
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(ricordiamoci
sempre la sospensione dell'incredulità), villains sempre più
cattivi, una Donna Invisibile più potente che mai, i vecchi litigi
che sfiorano l'omoerotismo tra la Torcia e La Cosa e molte sorprese. Non
sono diventato improvvisamente un neo-fanatico di supereroi, non mi sogno di paragonare l'imparagonabile
(ABC di Alan Moore...);
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semplicemente mi sono divertito da matti a leggere le nuove avventure dei Fantastici Quattro e ho avuto la fortuna di ricominciare da un ciclo di storie - che ahimé terminerà tra poco meno di un anno con l'abbandono di Pacheco - particolarmente azzeccato, al punto che aspetto con ansia l'uscita del prossimo numero. Che volete, un po' il fatto che sono un sentimentale, un po' il fatto che gli FQ mi mancavano (soprattutto La Cosa), parecchio effetto nostalgia ed ecco che sono qui a parlar bene di un prodotto Marvel. Da qui a Marvel-Zombie ce ne passa. Un paragone, invece, che mi è sorto spontaneo è stato quello col primo ciclo delle storie dei FQ dell'(attualmente) odiatissimo John Byrne, probabilmente uno degli autori di fumetti più antipatici: negli Anni |
| '80 Byrne si rese responsabile di una serie di avventure del Quartetto
che riportarono la testata ai massimi vertici di gradimento. Leggere quelle
storie era godimento puro e una delle cose migliori di quel
Byrne era che riprendeva, con coraggio e fantasia, vecchie trame e sottotrame
mai completamente risolte, magari anche apparentemente banali e partendo
da esse portava nuova linfa avventurosa a un gruppo di supereroi dalle
potenzialità virtualmente infinite. Ma torniamo al presente. Si sa che gli albi Marvel hanno sempre delle serie comprimarie che affiancano i titolari della testata: in attesa di conoscere "la serie" che terrà compagnia ai lettori dei FQ in un prossimo futuro, ci siamo gustati nel frattempo DOOM, una mini di 3 con protagonista il Dottor Destino, nemesi storica del favoloso Quartetto -oltreché uno dei personaggi più amati dell'intero universo Marvel-, ad opera di Chuck Dixon ai testi e Leonardo Manco ai disegni. Né infamia né lode, un'avventura ambientata nel Rinasciverso con un Destino privo della sua armatura e che deve fare affidamento esclusivamente sulla sua |
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arma più potente e terribile: il suo cervello. Caruccia, niente
più. Interessante intuire, finalmente, il volto orribilmente sfigurato
del malvagio tiranno di Latveria (una delle curiosità che mi assilla
da quasi 30 anni...), disegni cupi e ambientazioni alla Mad Max. Sufficiente.
Dopo la conclusione della mini di Destino, dal numero 203, è iniziata invece una mini intitolata BIG TOWN, con Steve Englehart ai testi e Mike McKone e altri ai disegni (Eduardo Alpuente, Randy Elliott ecc. ecc.). Del primo ricordo un bel ciclo dei Fantastici Quattro (gli albi in questione sono già impacchettati per il trasloco, quindi non sono in grado di citarveli) che mi aveva appassionato. Del disegnatore invece confesso la mia ignoranza, ma non credo entrerà mai nella mia personale Top Twenty...
Dopo la conclusione della mini di Destino, dal numero 203, è iniziata invece una mini intitolata BIG TOWN, con Steve Englehart ai testi e Mike McKone e altri ai disegni (Eduardo Alpuente, Randy Elliott ecc. ecc.). Del primo ricordo un bel ciclo dei Fantastici Quattro (gli albi in questione sono già impacchettati per il trasloco, quindi non sono in grado di citarveli) che mi aveva appassionato. Del disegnatore invece confesso la mia ignoranza, ma non credo entrerà mai nella mia personale Top Twenty...
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La
storia è ambientata, al solito, in un Marvelverso alternativo, nel
quale Reed Richards, il leader dei FQ, ha donato al mondo le sue conoscenze
tecnologiche nella speranza utopica di creare un mondo perfetto. Anche
in questo mondo, invece,esistono i criminali, la povertà, i tradimenti,
le zone malfamate e blablabla. I supereroi sono affiancati da squadre di
polizia dotate di poteri artificiali. Lo spunto iniziale è dato
dal fidanzamento ufficiale della Torcia con una certa Sally: da lì
in poi si sviluppa una trama che non ho ancora avuto modo di comprendere,
ma che non riesce proprio ad appassionarmi. Detta proprio fuori dai denti,
il primo commento che mi è venuto in mente dopo la lettura dei primi
capitoli di BIG TOWN è stato: beh, speriamo finisca presto! Si resta,
insomma, in attesa di un degno comprimario "cosmico" che affianchi le avventure
ufficiali del Quartetto, anche per avere la soddisfazione di pagare l'albo
per intero, non so se mi spiego... Buon (puro) divertimento!
Orlando
Furioso
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