giovedì 1 luglio 2021

ALAN MOORE: 5 interviste

 osted: 22 Jun 2020 01:39 AM PDT




a cura di
smoky man



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ALAN MOORE
5 interviste



edizione unica non ristampabile





















In vari periodi, in vari momenti storici o anche solo nel passaggio tra una "moda" e l'altra, tra un modo dominante di pensare e un altro, si presenta la forte tendenza da parte di alcune persone che desiderano ergersi dalla comune massa, a demolire figure diventate nel tempo "mitiche" o comunque eccezionalmente importanti nei vari medium comunicativi ed espressivi.

Ecco che allora, in uno dei siti più prestigiosi che si occupano di musica a livello enciclopedico, il Grande Esperto decide, prove alla mano, che i Beatles sono stati una mediocre band solo immensamente fortunata, dato che nello stesso periodo altre e migliori band - solo meno fortunate - facevano se non le stesse cose, cose addirittura molto migliori e rivoluzionarie di quelle prodotte dai Fab Four. 

Alan Moore - fonte dell'immagine
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Così come Jack Kirby diventa un disegnatore legnoso, anatomicamente analfabeta, pesante e un pessimo scrittore di storie a fumetti, Stan Lee un tiranno abile più che altro a promuover se stesso e i Led Zeppelin un gruppo di ladri che null'altro ha fatto nella storia della musica popolare se non rubare, copiare, imitare.
Di "mito" in "mito" ecco che arrivano i soloni che, a mio parere più per questioni da fan che per reali motivazioni obiettive, decidono che Alan Moore è un vecchio bollito, verboso, oramai perso dentro il suo stesso mito e incapace di produrre la benché minima opera degna di essere presa in considerazione (dopo Watchmen).

Certo, ci sono i gusti personali. Che però senza motivazioni, preparazione ed educazione (culturale, artistica ecc.) per me valgono meno di zero. Cioè valgono quel che vale una mia opinione su una questione di fisica quantistica: posso averla, certo, è mio diritto avere un'opinione su qualsiasi cosa; solo che le mie opinioni sulla fisica quantistica non valgono niente perché sono fisiquantisticamente ignorante. Vale come l'opinione sul Black Metal di chi ascolta solo i Pooh e la musica italiana. Niente.

Alan Moore - fonte dell'immagine
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Non sono un "relativista", detesto l'espressione "uno vale uno" quando viene usata in campi che non siano il diritto dell'esercizio di voto e se tutti i gusti sono legittimi qualcuno mi spieghi che valore dare alle frasi ascoltate da un collega tempo fa (qui già citate) che vanno da "la Divina Commedia mi fa cagare" a "...e Picasso non sapeva nemmeno disegnare" (per arrivare a un "in India sono stato nei club Med e ho visto tanta India quanto te, che dormivi nei log e ti beccavi le pulci dagli indiani!". Sì, anche quest'ultima è vera, ma qui è del tutto gratuita. D'altronde, questo è il mio diario, se non mi tolgo qualche sassolino qui...).

Ho letto, in una rivista che amo molto e della quale non mi perdo un numero - linus, per fare nomi - una recensione dell'ultimo romanzo di Alan Moore Jerusalem che, detto elegantemente, ricopre di merda il suddetto romanzo. 

Ovviamente la lettura della recensione mi ha addolorato, ma... non è campata in aria ed è scritta da chi 1) il romanzo l'ha letto; 2) ne ha letti presumibilmente qualche altro centinaio; 3) anche se non mi fa piacere ammetterlo, su certi difetti del romanzo ci ha azzeccato - non l'ho ancora detto, ma a me il romanzo è piaciuto moltissimo, nonostante le sue millecinquecento pagine - e, infine, la recensione, mi piaccia o meno, è stata scritta da una persona preparata le cui opinioni, con le quali si può concordare o meno, derivano da riflessioni ed esperienza. Non da pollici in su o quantità di likes.

Questo è molto diverso dall'atteggiamento demolitorio di cui ho parlato poco fa, nel 98% dei casi dettato da velenosa antipatia verso i/il personaggi/o o, nei casi più patetici, da invidia.

Melinda Gebbie e Alan Moore nel giorno del loro matrimonio - fonte dell'immagine
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Detto questo, e fottendomene alla grande degli "pseudo-demolitori di miti" di cui sopra, il libro di cui mi accingo a parlare ("parlare" è parola grossa...), meglio di cui intendo accennare, è indispensabile per chiunque apprezzi Alan Moore, ne sia irriducibile fan o meno.

Per far capire quanto io l'abbia trovato importante, denso, gradevole e pieno di stimoli profondi e irrinunciabili, dirò che ad oggi l'ho letto cinque volte. Chi mi conosce sa bene quanto sia raro il fatto che io rilegga, un libro, un fumetto, qualsiasi cosa (eccezioni: le poesie di Allen Ginsberg e di Guido Gozzano, la Divina Commedia e la Bhagavad Gita). Ebbene Alan Moore - 5 interviste l'ho letto, ripeto: ad oggi, cinque volte, come lo stesso titolo suggerisce.

Come ammiratore dell'opera di Alan Moore ho letto molte sue interviste - non si può dire che il Bardo di Northampton sia avaro nell'esternare il suo pensieri - ho devotamente guardato e riguardato il documentario che non so perché youtube non mi fa caricare in questa pagina: THE MINDSCAPE OF ALAN MOORE - SUB ITA (integrale) [cercalo sul tubo] e le altre interviste o stralci di esse presenti sul Tubo e in varie riviste, fanzine e siti/blog internet, in primis gli indispensabili, preziosissimi smokyland e Alan Moore World.


la copertina di linus di dicembre 2019 - fonte dell'immagine
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E' proprio smoky man (con le iniziali rigorosamente minuscole) il curatore di Alan Moore - 5 interviste e quando c'è di mezzo smoky man si può star cert* che passione, conoscenza, onestà e cura sono massime. Sono poi le stesse caratteristiche che mi fanno amare Alan Moore, oltre alla sua incredibile genialità nell'inventare storie. Non si può essere grandi comunicatori senza avere alle spalle profondi studi, una enorme curiosità e un'ottima cultura e, naturalmente, quel talento che chissà da dove deriva (dna? destino? altro?...).

Visto che in rete ci sono molte interviste e video a/su Alan Moore, perché Alan Moore - 5 interviste è così importante
Presto detto: le cinque interviste presenti nel volume sono dannatamente intelligenti, acute, belle e interessanti da leggere e sto parlando non solo delle risposte date da Alan Moore, sulle quali si può concordare o meno (io concordo), ma parlo proprio delle impostazioni delle domande, della circolazione di idee e degli stimoli che queste bellissime interviste danno a chi le legge.

Un'intervista ha (maggior) senso quando interessanti e intelligenti non sono solo le risposte, ma soprattutto le domande: sono queste che permettono all'intervistat* di dare il meglio di sé. Altra caratteristica importante e interessante è che queste cinque interviste escono dal cliché abituale di domanda-risposta, ma assumono l'aspetto di veri e propri colloqui (specie quelle condotte dagli italiani, e certo non lo dico per campanilismo).

Alan Moore - fonte dell'immagine

Gli intervistatori sono Koom Kankesan, George Khoury, Omar Martini, Raphael Sassaki, Antonio Solinas e smoky man. 
Oltre alle interviste ci sono anche alcune splendide illustrazioni - alcune già molto viste in rete - opera di Tiziano Angri, Onofrio Catacchio, Massimiliano Leomacs Leonardo, Gianluca Pagliarani e Armando Rossi; le introduzioni sono di Adriano Ercolani e smoky man e copertina, grafica e impaginazione di Angelo Secci. Tutti nomi googlabili, nel caso non fossero già conosciuti.

Ricordo che il volume non sarà ristampato, quindi per acquistare una delle ultime copie disponibili del libretto Alan Moore - 5 Interviste (cosa che consiglio molto e spassionatamente) bisogna andare al link: https://www.diartdigitalart.com/alanmoore5interviste/ .


Orlando Furioso (Giugno 2020)
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Alan Moore and The Retro Spankees - fonte dell'immagine