giovedì 1 luglio 2021

IL MAHABHARATA, di Carriére - Michaud

 Posted: 21 Dec 2019 12:45 PM PST



di Jean-Claude Carrière
e Jean-Marie Michaud




L'ippocampo Edizioni



QUI tutte le caratteristiche del volume









"... quindici volte più lungo della Bibbia, è di una complessità che sfida l'immaginazione." 
(dall'introduzione al volume)

Intro

Quando ho postato sull'unico "social" che frequento la foto della copertina di questo grande volume a fumetti di 450 pagine ho raccolto, com'è normale che sia, domande e interrogativi.

Il Mahabharata è il più antico e il più esteso poema del Pianeta, ma in Occidente è conosciuto solo da chi s'interessa di "cose d'Oriente" e di India antica in particolare. Anche il termine "conosciuto" è un po' azzardato, visto che non ne esiste un'edizione integrale in lingue occidentali [con le necessarie note, sarebbe lungo molti e molti e molti volumi... chi mai potrebbe comprarselo?!?] ma si trovano solo compendi e riassunti più o meno accurati.
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E sono proprio questi i compendi e i riassunti [1] che leggo e cerco di studiare da moltissimi anni, dato che il testo originale e integrale, almeno per questa vita, non mi è concesso. 
Il mio esame di Sanscrito dato circa trent'anni fa col grandissimo indologo Oscar Botto consisteva proprio nella traduzione e nel commento di un breve brano del Mahabharata.

Mi sono anche visto le decine e decine di puntate della riduzione televisiva, in hindi con sottotitoli in inglese (fu una delle trasmissioni televisive con più share dell'intero pianeta, per la cronaca; si trova tutto sul Tubo) e ho visto più e più volte il film di Peter Brook del 1989.

fotogramma del Mahabharata di Peter Brook: il dio dalla testa di elefante Ganesha
si accinge a scrivere il Poema usando come penna una delle sue zanne zpezzate
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Con sorpresa di quelle 7 persone che leggono i miei scritti, sappiate che un pezzetto del Mahabharata l'avete sentito nominare sicuramente, specialmente se non siete di primissimo pelo, specialmente se avete fatto qualche viaggio a Londra o a New York o ad Amsterdam o  a Berlino: in qualsiasi grande città c'è almeno un gruppetto di persone per lo più vestite di arancione, gli uomini rasati con solo un ciuffettino di capelli al centro del cranio, le donne con lunghi sari o gonnellone a fiori, che girellano per il centro in minuscoli cortei saltellanti, sempre sorridenti, suonando tamburelli e cantando un mantra (e, se riescono, vi vendono un libro piuttosto spesso ad un prezzo generalmente basso. Un aiuto?...
"Hare Krishna!"
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Si tratta dei cosiddetti Hare Krishna, devoti/e al dio Krishna (il grandissimo, compianto Claudio Rocchi per quindici anni è stato uno di loro; l'ex chitarrista dei giganteschi Area Paolo Tofani credo sia tutt'ora un devoto), una delle divinità più amate dell'India - e anche una delle mie preferite. 
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Ebbene, il testo sacro degli Hare Krishna è la Bhagavad Gita [si pronuncia "ghita"], uno dei testi più amati, venerati, letti, studiati e citati del Pianeta. 
Personalmente adoro quel libro, l'edizione BUR è perennemente sul mio comodino da anni ed è il libro che ho letto e riletto più volte in vita mia. E credo che, vita permettendo, lo leggerò ancora moltissime altre volte. Ne possiedo parecchie edizioni, tra le quali alcune edite proprio dagli Hare Krishna, piene di splendide e suggestive illustrazioni [2].
Questa che segue è una citazione del Mahatma Gandhi sulla Bhagavad Gita:


Io trovo nella Bhagavad Gita e nelle Upanishad una consolazione che non riesco a sentire nemmeno nel Sermone del Monte. Non perché io non apprezzi l'ideale e gli insegnamenti di quel Sermone, ma perché, quando io mi sento nel dubbio e nella delusione e non vedo nessun raggio di luce all'orizzonte, io mi volgo alla Bhagavad Gita, e vi trovo un versetto che mi conforta, e subito comincio a sorridere in mezzo all'opprimente tristezza. La mia vita è stata piena di tragedie esteriori, e se esse non hanno lasciato nessun effetto visibile ed indelebile in me, lo devo agli insegnamenti della Bhagavad Gita.

Per tornare in argomento, la Bhagavad Gita è una parte, una piccola parte in verità, del gigantesco Mahabharata. Nonostante la brevità del Canto del Beato [questo significa in sostanza Bhagavad Gita] per milioni e milioni e milioni di persone essa è la parte centrale e più significativa del Mahabharata. 



Krishna mostra un frammento della sua gloria
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Per chi non avesse avuto voglia di leggersi tutta la lunga pappardella di Wikipedia sul Mahabharata, si sappia almeno che esso è per gli Hindu più o meno quello che è la Bibbia per i Cristiani o la Torah per gli Ebrei. 
E' normativo e fondativo, tratta di tutte le cose, dalla cucina all'astrologia all'alchimia all'architettura alla matematica alla, ovviamente, religione... e poi agricoltura, astronomia e così via fino alla "z"). Tutto è nel Poema, non esiste cosa al di fuori di Esso.
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Quando andai in India per la prima volta, ormai moltissimi anni fa, mi preoccupai immediatamente di trovare dei fumetti indiani e i primi in cui mi imbattei furono quelli della Amar Chitra Katha, diffusi in tutto il subcontinente. Tornai a casa con un bel pacco di questi giornaletti stampati, all'epoca, su carta di bassissima qualità e coi colori sbiaditi. Alcuni di essi erano proprio storie tratte dal Mahabharata. Negli anni me li sono letti e riletti, nonostante i disegni non fossero esattamente di qualità eccelsa.

/intro

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riduzioni del Mahabharata a fumetti (inglese e hindi)
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Diverso il discorso per questo poderoso e splendido volume a fumetti sceneggiato da Jean-Claude Carrière e disegnato da Jean-Marie Michaud edito da L'ippocampo: una sceneggiatura serrata, viva, senza un solo intoppo (e parliamo di una storia piena zeppa di personaggi, tutti importanti) e disegni splendidi che è un piacere guardare e riguardare.
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E' il dio Ganesha, divinità dalla testa d'elefante, a scrivere materialmente il Mahabharata, usando come penna una sua zanna spezzata e intinta nell'inchiostro.
Ganesha è la divinità più simpatica: è goloso - quindi decisamente cicciotto - e di indole buona, è il dio della letteratura (appunto), dei musicisti e... dei ladri. E' anche la divinità che favorisce il superamento degli ostacoli e questo chiarisce perché sia una delle divinità più venerate dell'India.



Ganesha (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Ganesha 
scrive sotto la dettatura del saggio Vyasa, la cui origine a base di sperma sgorgato senza azione, pesci e bellissime bimbe che puzzano orribilmente di pesce, provvederà a catturare subito l'interesse. Che - spoiler! - non diminuirà mai per la durata dell'intero volume.

E così comincia l'interminabile genealogia [3] raccontata per mezzo di "medaglioni" (vignette ovali) pieni di informazioni essenziali, di ironia e talvolta di vera e propria comicità, che producono un effetto grafico ed estetico bello e funzionale, una perfetta lettura guidata che ci introduce al racconto del Poema.

La genealogia è da poco iniziata quando Vyasa, Ganesha e un misterioso ragazzino che assiste alla scrittura del Poema, cominciano a interagire con gli stessi personaggi del racconto. Siamo decisamente in piena... meta-letteratura! (O meta-fumetto?...). Vyasa stesso viene chiamato dai personaggi a risolvere un fondamentale problema di discendenza entrando direttamente nella storia e fecondando le tre principesse che daranno inizio alle stirpi che si combatteranno strenuamente nella guerra totale che sarà uno dei fulcri del Poema: la stirpe dei Pandu/Pandava e quella dei Kuru/Kaurava.
...è solo adesso che comincia la vera storia...



(dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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...è ora che comincia la Magia, entrano in gioco altre divinità, gli eventi scatenanti sono frutto di situazioni soprannaturali. Siamo in un'Età dell'Oro nella quale spesso le divinità camminano sulla Terra e si rendono visibili ai mortali. Le divinità in quel tempo potevano anche generare figli da donne umane.

Dagli dei e da Kunti e da Madri, le mogli del sovrano dei Pandava, nacquero cinque figli meravigliosi e dotati di poteri. 
Da Kunti:
Yudhisthira, il più grande dei re,
Bhima, il più forte degli umani, 
Arjuna, il supremo arciere; 
da Madri: i gemelli Nakula e Sahadeva, belli, devoti e saggi. Ecco i Pandava.



i Pandava (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Invece Gandhari, la moglie del sovrano rivale Dritharashtra, dopo due anni di gestazione darà alla luce una fredda, orrenda e dura palla di carne dalla quale nasceranno i cento Kaurava (che significa portatori di violenza). Di questi cento, Duryodhana sarà il nemico giurato dei Pandava.

Come dicevo sopra, oltre a contenere il mondo intero, uno dei fulcri del Mahabharata è la guerra totale tra queste due stirpi di origine divina/semidivina e i loro alleati.

Il volume a fumetti continua descrivendo gli eventi che preparano questa devastante guerra primordiale. 
Una delle caratteristiche di questa spaventosa guerra è la coesistenza, anche tra nemici, di affetto e amore insieme alla volontà suprema della distruzione e dell'annientamento dei nemici stessi. Padri contro figli, zii contro nipoti, allievi contro maestri: la volontà di distruzione non cancella, incredibilmente, l'affetto, il rispetto e l'amore che lega gli uni agli altri, ritrovatisi da parti opposte della barricata.

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il matrimonio dei cinque Pandava con Draupadi (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Questa è una parte importantissima del Mahabharata; il continuo mischiarsi di devozione e crudeltà, amore e violenza, rispetto e annientamento di coloro che amiamo, rispettiamo, cui siamo devoti.
L'importante è il Dharma, anche le cose più orribili hanno senso se servono a preservare l'eterno Dharma - la Legge Cosmica che si oppone al Caos - e proprio questo è uno dei punti di forza e di fascino del Mahabharata: non esiste una morale, esiste solo la necessità di preservare il Dharma (scritto anche con la minuscola: dharma) e ogni cosa può essere buona o cattiva, ma solo in riferimento alla preservazione del dharma.

Questo rende la lettura avvincente e partecipata perché, tra le altre cose, quando è difficile prendere parte, "tifare" per una delle parti in gioco, quando anche coloro che sarebbero i "buoni", o quelli "nel giusto", compiono azioni orrende, la nostra mente è costretta ad abbandonare la lettura - scelta sbagliata!!! - o a fermarsi e riflettere.


"D'INVINCIBILE CONOSCO SOLO IL DESTINO."
Shiva (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Il Mahabharata, sia il vero poema che questa magnifica riduzione a fumetti, ci pone di fronte situazioni che per noi, oggi, sono (giustamente) inaccettabili; ma lo stesso - anche se in tono forse un po' meno scandaloso - fanno i poemi omerici o l'Orlando Furioso o le leggende arturiane.

Il Mahabharata però non è solo un poema, è il dharma stesso, è normativo, Legge contro Caos e per questo molti suoi assunti sono per noi inaccettabili, come ad esempio la rigidissima divisione in caste o il tradimento come giusto atto se serve a vincere una battaglia o la guerra stessa.
Draupadi, la bellissima principessa che avrà un grande ruolo nella storia, simbolo dell'amore devoto e che soprattutto sta dalla parte "giusta", è un'altezzosa e vendicativa aristocratica che disprezza le caste inferiori; lo stesso dicasi per i suoi cinque, nobilissimi e giusti consorti, i Pandava.

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Draupadi (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Ad un certo punto della narrazione appare un personaggio che abbiamo già nominato e che avrà una parte fondamentale nella storia: si tratta di 
Krishna, per alcuni avatar di Vishnu, per altri Dio stesso, la Divinità Suprema.

Intanto in un crescendo di odio e complotti la guerra tra Pandava e Kaurava si fa sempre più vicina e il volume a fumetti narra con meravigliosa precisione le sensazioni e i sentimenti, aperti o nascosti che siano, che animano i personaggi.
Tradimenti, violenze e giuramenti di vendetta aumentano vorticosamente, ma non è ancora guerra. Comincia, invece, l'esilio dei cinque Pandava e della loro moglie Draupadi: dopo aver perso tutto sono costretti a trascorrere dodici anni nascosti nella foresta.

La foresta nell'India antica è sempre piena di pericoli e creature sovrannaturali e demoniache chiamate rakshasa, che formano materia per nuove avventure per gli eroi in esilio.

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un rakshasa e Bhima (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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E così altre storie-nella-storia, divinità e viaggi cosmici, armi divine, inganni: la lettura del Mahabharata a fumetti procura fino a qui e oltre delizia e divertimento e stupore e io credo provochi tutto questo sia a chi conosce già queste cose, sia a chi non le conosce ancora e, forse, dopo questa lettura le vorrà approfondire.

Ho solo accennato ai magnifici disegni di Jean-Marie Michaud che potete vedere in parte e un po' "sbiaditi" in questa pagina, ridotti per la visione online.
Oltre all'indiscutibile maestria tecnica con cui disegna uomini, donne, divinità, palazzi, foreste e tutto quanto si trova nel volume, riesce a rendere magistralmente sia l'epicità delle situazioni grandiose che le scene più intime. Soprattutto riesce a narrare graficamente in modo mirabile gli stati d'animo dei personaggi, riesce a farci leggere nella loro anima [...e quindi nella nostra...].

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dharma... (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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E, cosa non proprio comunissima, riesce a inserire dove necessaria una deliziosa ironia. Dote che ha sicuramente in comune con lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière, cui il Mahabharata ha già dato ampie soddisfazioni: è infatti autore e creatore della epocale riduzione teatrale del Poema al Festival di Avignone del 1985. Ha inoltre scritto una versione condensata del poema di grande successo: proprio da quest'ultima ha tratto la riduzione a fumetti del volume di cui stiamo parlando.

Ma ora, finalmente, viene l'ora della Guerra.


"L'ORA DELLO SCONTRO ERA SUONATA, TUTTI I POPOLI DELLA TERRA SI RIUNIRONO SULL'IMMENSO CAMPO DI BATTAGLIA DI KURUKSHETRA."
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La Bhagavad Gita (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)

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Ecco, ora siamo al centro della vicenda, del più grande Poema della Terra; l'esitazione e il terrore colgono uno dei Pandava, il prode Arjuna e questo dà il via al Poema nel Poema: prima della guerra totale, prima della distruzione del Vecchio Mondo, comincia la Bhagavad Gita, quel Canto del Beato venerato da milioni di indù e amato anche da milioni e milioni di non-indù. Entra in gioco Krishna.

La riduzione a fumetti del 
Canto del Beato dura qui soltanto sei pagine, ma si tratta di sei pagine incredibilmente evocative e illuminanti, sei splendide tavole racchiuse tra decorazioni raffinatissime e piene di simboli che, per chi li sa leggere, dicono più di tante parole.



Krishna (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Ma, infine, la Bhagavad Gita è una pausa, la guerra deve cominciare e comincia. Cominciano le morti e i massacri, sempre crudeli e ingiusti, ma si tratta di una guerra inevitabile che spazzerà via il vecchio mondo per far posto al nuovo.
Eppure nessuno svolge il proprio dovere di guerriero senza dolore e disperazione, le vendette stesse sono atti dovuti, non dànno gioia. La gioia si è ritirata dal mondo.

La lettura delle (circa) ultime duecento pagine del poderoso volume mi ha spesso bagnato di lacrime gli occhi. Nonostante abbia letto quelle vicende decine di volte, vederle disegnate in tutta la loro meravigliosa crudezza mi ha commosso molto di più, come se il racconto fosse più vero.

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Duryodhana, capo dei Kaurava (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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La morte e la distruzione di milioni di persone, le perdite straziante di ogni madre, padre, moglie, figlia, figlio sono intimamente conosciute da ogni essere che viene al mondo, le paure e i dolori, così come le gioie, sono in fondo le stesse da migliaia e migliaia di anni.
Le ultime pagine di questo volume sono cariche di profondità, pensieri e riflessioni che non è esagerato definire cosmici.

Il Mahabharata parla ai cuori, se sappiamo ascoltarlo. E, garantisco, non è retorica.
La lettura di questo volume a fumetti - che tra parentesi ha un'ottima qualità generale di cura, stampa e carta - mi ha dato qualcosa che solo poche altre storie a fumetti, originali o riduzioni che fossero, mi hanno dato. Mi ha permesso per un momento di guardare fino dentro la mia anima.
Ognun* può trovare nel Mahabharata quello che vuole trovare, e di certo nulla di quello che c'è dentro ognun* di noi è estraneo al Mahabharata.

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Draupadi (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)
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Orlando Furioso (Dicembre 2019)

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Note:
[1] qui quello di Wikipedia; non prendete per oro colato le datazioni, però. 
Studios* di tutto il mondo discutono da decenni sull'ipotesi più probabile di datazione del Mahabharata e quel che molt* danno per "certo" non è "certo" proprio per niente. Le variazioni di datazione del Poema vanno dal XVII secolo avanti Cristo all'XI dopo Cristo. Con un ventaglio così ampio probabilmente non sarà mai possibile stabilire una datazione con un certo grado di probabile certezza... Io personalmente, che sono meno di nessuno e non ho alcun titolo per banfare, sono convinto che la datazione della prima stesura sia più antica di quanto riportato da Wikipedia; molto più antica.
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[2] Ma allora perché, qualcuno potrebbe dire, non mi sono convertito agli Hare Krishna?!?
Per lo stesso motivo per cui non mi sono convertito all'Ebraismo o al Cristianesimo o al Buddismo o alla religione Olimpica pur adorando leggere la Bibbia, il Canone Buddista, l'Iliade, l'Odissea e l'Eneide. Eccetera... (Ma allora in cosa credo veramente? Ah beh, questi sono solo affari miei ^___^)

[3] Molte religioni cominciano con genealogie (vedi ad esempio Matteo 1:1-17]

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Krishna (dal Mahabharata di Carrière - Michaud)