giovedì 1 luglio 2021

STAN LEE: una vita di meraviglie

 Posted: 30 Apr 2020 01:12 AM PDT







L'INCREDIBILE STORIA 
DI
STAN LEE

di 
Danny
Fingeroth




QUI tutte le info sul volume
edito da Panini Comics


















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Ci sono solamente tre cose che - a un livello di cui sono conscio - mi hanno fatto diventare ciò che sono, in ordine alfabetico: i Beatles, un libro scritto da un idraulico inglese che un giorno si svegliò dicendo di essere un lama tibetano - Il Terzo Occhio, e STAN LEE.

Dalla prima scaturì non solo l'amore per la musica, ma l'amore vero e proprio: a cinque anni la mia prima cotta fu per uno dei Quattro (dura tutt'ora, sebbene in forma assolutamente non-erotica). Era il 1965 e mia sorella, di quasi undici anni più grande di me, teneva su vecchi quaderni di computisteria tutti i ritagli dei giornali e giornaletti che riusciva a procurarsi a tema Beatles. C'erano anche altri "complessi", come venivano chiamati allora, ma la prevalenza assoluta ce l'avevano i Quattro di Liverpool
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una delle loro immagini che amo di più
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Scrap-book, anche se allora non li chiamavamo così, che darei qualsiasi cosa per riavere. Quindi per me c'era la musica dei 45 giri e della radio, oggetti che fortunatamente non sono mai mancati in casa mia e c'erano le immagini dei poderosi e numerosi scrap-book. Un'esperienza sensoria completa. Da quell'anno non ho mai smesso un istante di amare i Beatles.

Esattamente dieci anni dopo, nel 1975, la mia amica Ornella si mostrò scandalizzata perché non conoscevo, e ancor più grave non avevo letto, Il Terzo Occhio, di Tuesday Lobsang Rampa, piccolo libro di culto tra i giovani "alternativi" dell'epoca. Un libro che parlava delle esperienze, per lo più mistiche e occulte, di un presunto lama tibetano reincarnato. Quel libro scatenò per sempre la mia passione per l'Oriente, l'India in particolare che da quel momento non ho mai smesso di amare.
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L'edizione Oscar Mondadori
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E poi c'è Stan Lee.
Nel 1970 conobbi il mondo dei supereroi Marvel e da allora non ho mai smesso un giorno di amare Stan Lee. Capisco che possa sembrare strano affermare che la mia formazione deriva (anche) da quest'uomo, ma è esattamente così. Su Stan Lee sono stati scritti oceani di parole, libri, saggi, articoli ecc. e temo di non avere nulla di nuovo né di interessante da aggiungere. Qui parlo solo della mia esperienza personale.

Tra parentesi: queste tre esperienze/Persone sono collegate tra loro: i Beatles ammiravano molti dei fumetti della Marvel, e vennero anche rappresentati in parecchi fumetti (della Marvel e non); la Marvel fu inoltre la prima casa editrice a pubblicare la loro storia a fumetti; Stan Lee ne era un ammiratore, se non musicalmente quanto meno li ammirava come fenomeno culturale; i Beatles ad un certo punto della loro carriera si infatuarono dell'India. Tutto è collegato.

[...e comunque il primo capitolo del libro Una Vita di Meraviglie si intitola JFK, i Beatles... e Stan Lee. ...]
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The Beatles Story - Marvel Comics
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I Beatles, Il Terzo Occhio e Stan Lee fecero sbocciare in me sentimenti e passioni che, allargandosi, ne compresero a loro volta altre: la passione per la Musica, quella per i Fumetti e la passione per le filosofie e le culture dell'Oriente tutto. Questi sentimenti mi accompagnano da quando ero bambino e poi ragazzo e non avendomi mai abbandonato finora, non lo faranno nemmeno in futuro.

Anche sulla spinosa questione Stan Lee vs Jack Kirby si è già detto e scritto di tutto: io qui voglio solo dichiarare la mia personale posizione.
Io li adoro entrambi - adorare in questo caso non è parola così azzardata... - ma penso questo: 1) che The King Kirby fosse una persona amareggiata (con le sue giuste ragioni) e precocemente invecchiata per l'eccessiva mole di lavoro e a causa di ciò si sia lasciato andare a dichiarazioni dettate più dalla rabbia che dall'oggettività dei fatti. 2) che la coppia Lee-Kirby (e Ditko, s'intende, ma quella è una storia parallela che qui non trattiamo) grazie all'alchimia creativa che si sviluppò tra loro sia stata una vera potenza e che abbia davvero rivoluzionato il mondo, e l'industria, del Fumetto; 3) detto questo, per me fu Stan Lee il vero motore di tutto quanto, la mente creativa e, sempre per quanto mi riguarda, prova ne è il fatto che i lavori di Kirby (e Ditko) senza Stan Lee siano stati qualitativamente inferiori. Spesso meravigliosi, ma inferiori.
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Stan Lee in un celebre scatto degli Anni 70
(l'unico uomo al mondo che portava il parrucchino con dignità)
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Detto col massimo rispetto: molte delle mie storie preferite hanno la firma di Stan Lee; però non molte tra le storie a firma Kirby (o Ditko) SENZA Lee sono tra le mie preferite. S'intende che amo il Quarto Mondo e Kamandi Gli Eterni e The Creeper, The Demon e OMAC, ma li considero a un livello inferiore ai capolavori firmati Lee-Kirby o Lee-Ditko. 

Quindi per me, Stan Lee sta su un gradino un po' più alto di tutti quanti, per me lui è il Genio, la Mente Creativa. Sono quasi certo che senza Kirby e Ditko la sua genialità avrebbe trovato comunque il modo di esternarsi, mentre non sono altrettanto sicuro di come sarebbero state le carriere di Kirby e Ditko senza Stan Lee.

Credo di aver trascorso nella mia vita più tempo con Stan Lee che con mio padre, anzi ne sono certo visto che dal 1983 in poi (l'anno in cui è morto mio padre) è stato Stan a farne in qualche modo le veci. Erano quasi coetanei, mio padre giusto di un paio d'anni più vecchio.
Non so se è una mia caratteristica o se è "normale" provare certi sentimenti verso persone che non si conoscono, né mai si potranno ormai conoscere. Oltre la stima e la gratitudine, c'è in me vero e proprio amore per persone - o personaggi - che hanno avuto ruoli importanti nella mia vita.
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E a proposito di gratitudine, so che oramai è stra-banalissimo dirlo, ma per me è pura realtà il fatto che la lettura di certi fumetti, scritti proprio da Stan Lee, abbia riempito vuoti, mi abbia fatto sentire in qualche modo speciale e non (completamente) fuori posto, mi abbia - forse - salvato la vita. La relazione affettiva che si instaura con certi personaggi è fortissima e duratura e dire che volevo bene a Stan Lee, e ancora gliene voglio, può essere imbarazzante, ma è la verità.
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L'INCREDIBILE STORIA di STAN LEE - UNA VITA DI MERAVIGLIE
(Il libro)

Leggere il libro di Danny Fingeroth [del quale, curiosamente, non è dato sapere l'età...] non è stata un'impresa facile: il lutto è ancora fresco e i momenti di nostalgia e di commozione sono stati numerosi e non sempre piacevoli. Tra parentesi, ma questo è proprio un bieco pettegolezzo, non mi pare di aver amato particolarmente i comics scritti da Fingeroth, ma ciò ovviamente non significa che non possa essere un ottimo scrittore, critico e divulgatore.

Ci ho pensato su parecchio prima di leggere Una vita di meraviglie, per vari motivi. Il primo è che provo una istintiva antipatia per opere che escono a ridosso della morte di un personaggio: spesso si tratta di pure operazioni speculative che poco hanno a che fare con intenti informativi o celebrativi. Il secondo motivo è che spesso chi scrive tali opere tutto è tranne che espert* o appassionat*. Il terzo e ultimo motivo è che non avevo nessuna voglia di leggere cose cattive contro Stan Lee o l'ennesimo j'accuse nella querelle Lee vs Kirby.
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Danny Fingeroth e Stan Lee nel 2013 (fonte dell'immagine)
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Per quanto riguarda il secondo motivo, la stessa firma dell'autore mi ha assicurato almeno sul fatto che non si tratti dell'ultimo arrivato: Danny Fingeroth è persona informata, addentro al settore e ha conosciuto Stan Lee e ha interagito con lui per diverso tempo, sia alla Marvel che in altre occasioni.

Per il terzo dubbio, il mio caro amico M. mi ha confortato sul fatto che non si trattasse dell'ennesima, velenosa, vendicativa presa di posizione verso un personaggio che non è più in grado di ribattere. Stan Lee è tanto amato quanto odiato e, quand'ero ancora su faceboook, ricordo interminabili post zeppi di cattiverie nei suoi confronti.

La primissima cosa da dire è che il libro si divora senza soluzione di continuità: è scritto in modo ben organizzato e accattivante, ovviamente se si è interessat* all'argomento. 
Ma, altro pregio, è scritto in modo che può risultare godibile e interessante anche per chi non sia particolarmente addentro il mondo dei fumetti e della Marvel in particolare, e mi viene in mente la numerosa compagine delle e degli appassionat* dei film, del Marvel Cinematic Universe, che magari non hanno mai letto un fumetto della Marvel.
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il primo numero di Marvel Comics, ottobre 1939 (fonte dell'immagine)
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La descrizione accurata, sebbene estremamente riassunta per ovvi motivi di spazio, degli inizi di Stan Lee in quella che diventerà la Casa delle Idee è scritta in modo non-nerd, quindi chiunque abbia un minimo di interesse per il personaggio di Stan Lee o per quel mondo che magari ha solo visto al cinema, ma che sa essere derivativo dai fumetti, può leggere proficuamente il libro.

Fingeroth racconta la vita di Stan Lee cominciando proprio dalla sua infanzia/adolescenza, quindi dalla sua formazione umana e culturale e narra numerosi aneddoti che, sebbene non tutti inediti, si fanno sempre leggere con gran divertimento e molti di essi fanno riflettere alquanto... 

In realtà tutta la storia raccontata in questo libro è fonte di riflessione: sebbene Stan Lee non avesse (almeno apparentemente...) superpoteri, è comunque evidente che la sua vita non è minimamente paragonabile alla mia e alla tua, ed è proprio questo che ne rende interessante la lettura. Stan è stato un uomo la cui eredità non dev'essere stata facile da portare: era infatti figlio di immigrati rumeni ebrei, molto poveri. Una cosa così fa parte di te stesso e non è possibile scrollarsela di dosso e ti segna per sempre.
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un giovanissimo Stan Lee
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Durante tutta la sua vita Stan ha dovuto confrontarsi con questa eredità ricevuta suo malgrado (la "debolezza" del padre, uomo decisamente sfortunato; la morte della madre; la situazione economica sempre precaria) e con un desiderio di emergere in campi che non erano necessariamente legati ai fumetti. Questo può stupire, e infatti stupisce: uno dei più grandi genii fumettistici della storia in realtà avrebbe voluto occuparsi di tutt'altro!

E' ovvio che questo libro, essendo un libro su Stan Lee e non sui fumetti, dedichi molto spazio alla vita di Stan che, per quanto sempre legata alla Marvel, ha radici non certo fumettistiche e spesso ha dovuto affrontare problemi, anche immensi, che poco avevano a che fare con la scrittura di storie a fumetti per ragazzini. 
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Stan Lee
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Ma chi è appassionat* di fumetti non tema, perché questo libro comunque ne parla moltissimo, così come dà molto spazio (né troppo né troppo poco, direi) all'eterna querelle Stan Lee vs Jack Kirby e anzi su questo specifico argomento a parer mio è molto vicino a mettere, finalmente!, la parola "fine".

Altro argomento sufficientemente trattato, e che personalmente mi appassiona molto, è quello della crociata anti fumettistica messa in piedi negli Anni 50 dal dott. Wertham, che ovviamente coinvolse in prima persona Stan Lee e la Marvel tutta (e tutto il mondo del fumetto americano). Trovo l'argomento talmente interessante che avrei gradito che Fingeroth se ne occupasse un po' di più nel libro, ma probabilmente dico questo solo perché sono dannatamente interessato! Per un/a lettore/trice non particolarmente fanatico di questo argomento direi che la trattazione è stata, seppur molto riassunta, più che sufficiente. Anzi, spero sia da stimolo per eventuali approfondimenti perché l'argomento merita e in Rete si trova molto materiale.
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"The Man" and the Spider-Man
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Oltre a raccontarci molto della parte creativa dell'uomo Stan Lee, Danny Fingeroth dedica ovviamente spazio anche alla situazione generale dell'industria del fumetto e ai meccanismi che quell'industria reggono, compresi "bidoni" e "tradimenti", contratti e promesse non mantenute, delusioni e traguardi.

Non è, insomma, né un'agiografia né un saggio particolarmente critico; il libro di Danny Fingeroth è un racconto, con un punto di vista - cosa che ho personalmente apprezzato - senza inutili pretese di "obiettività". Leggendolo si percepisce che è un libro scritto anche con una buona dose di affetto.

Proprio sugli affetti termina il libro ed è questa la parte più triste e amara. Non tanto per la morte di Stan The Man Lee quanto per le brutte voci circolate sul suo ultimo periodo di vita.
Per chi, come me, ha considerato Stan Lee come una sorta di vice-padre la lettura di questo libro non è stata indolore e molti sono stati i momenti di amarezza, di commozione, ma anche di sorrisi interiori. 
Per me Stan Lee è stato e sarà sempre il Supereroe più forte e più potente del Multiverso.
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'Nuff Said!


Orlando Furioso (Aprile 2020)
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Questo scritto è dedicato a R. e M. che in un momento di merda come questo, ci hanno dato la notizia più bella che ci sia! (seguono milioni di cuoricini!!!) :-)
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il "mio" Stan Lee