giovedì 1 luglio 2021

Il filo del rasoio, di W. Somerset Maugham



Il filo del rasoio
di W. Somerset Maugham



Adelphi


euro 7,99
cartaceo euro 10,40





"Difficile è il passo
sul filo tagliente di un rasoio:
così i saggi dicono
che ardua è la via
della salvezza." 

[Katha Upanishad]




Quando scrivo dei fumetti che leggo non chiamo i miei scritti "recensioni" e non per una qualche falsa modestia, ma perché credo di non essere in grado di formulare delle recensioni compiute.
Recensione è per me cosa assai seria e che prevede grande preparazione e approfondita conoscenza dell'argomento di cui si parla.

Già agli inizi di questo blog, moltissimi anni fa (22, per la precisione) scrivevo di "giudizi emotivi" in merito ai fumetti, conscio della mia non-preparazione al parlarne in modi che non fossero, appunto, intimi ed emotivi.
Nel corso della mia vita ho comprato diversi libri che, pensavo, mi sarebbero serviti ad imparare a scrivere una vera recensione ; qualcuno l'ho anche letto, ma non è leggendo qualche libro che si impara. Ci vuole una gran costanza, ferrea volontà e molti sforzi spesso coronati da altrettanti fallimenti.


 

William Somerset Maugham da giovane



Questa consapevolezza è stata la cosa che mi ha frenato dallo scrivere di libri (che non siano libri sui fumetti o sugli autori di fumetti) in particolar modo rispetto ai romanzi, tema sul quale mi sento molto ignorante.
Qualche tentativo in passato l'ho comunque fatto e a rileggerli ora, quegli scritti, mi crea qualche imbarazzo, ma tant'è: chi non fa, non falla.


Altra angoscia nel parlare di libri (e anche di fumetti, a dir il vero) è quella che riguarda la trama: a parte il fatto che sono, da sempre, pessimo nei riassunti, il dubbio è su quanto si possa svelare senza poi togliere il piacere della scoperta a chi eventualmente volesse cimentarsi nella lettura del libro (o fumetto).


Ci sono varie scuole: l'una è quella che dei cosiddetti spoiler si fa beffe ("spoiler: Renzo e Lucia si sposano", recitano questo meme alcuni blog nella home page); altra al contrario ne rifugge come fosse peste e se in medio stat virtus il problema è scoprire quale sia questo medio...



prima edizione italiana de Il filo del rasoio (Mondadori)



Ora, siccome ultimamente sto leggendo dei romanzi che mi stanno piacendo tantissimo ho pensato che voglio provare a parlarne qui sul blog, a costo di fare figuracce. Non so ancora cosa succederà, non ho niente in testa se non idee confuse, ma ci provo perché la prima sensazione per questi romanzi - oggi parlerò del penultimo letto - è puro entusiasmo.

Un romanzo per piacermi deve avere certe caratteristiche, le quali probabilmente non sono tutte conscie; tra quelle di cui ho consapevolezza, la prima banalmente è che mentre leggo non devo essere consapevole di leggere, ma devo vivere dentro il romanzo che sto leggendo. La seconda è che non devo essere troppo colpito dalla scrittura, altrimenti la mia testa invece di entrare nel romanzo ripete "madonna come scrive bene questo/a!" e questo uccide la (mia) lettura. La terza caratteristica è che l'argomento generale deve interessarmi, ma se un romanzo riesce a piacermi nonostante l'argomento non sia tra i miei preferiti, allora il godimento è ancora maggiore.

Il romanzo di cui vorrei parlare oggi soddisfa le prime due caratteristiche; in teoria l'argomento generale non sarebbe tra i miei preferiti, ma invece Il filo del rasoio di William Somerset Maugham mi è talmente piaciuto che mi sono proprio dimenticato di qualsiasi cosa che non fosse l'essere lo spettatore privilegiato di ciò che accadeva nella storia. Inoltre ad un certo punto del racconto il libro entra esattamente in uno dei miei principali argomenti preferiti.



vecchia edizione italiana de Il filo del rasoio (Oscar Mondadori)





La citazione con cui comincia il romanzo, che ho riportato in cima a questo scritto, è tratta da una Upanishad, ossia uno dei trattati filosofici in sanscrito dell'India antica.


E ora andiamo a incominciare con l'incipit:

 

"Mai ho cominciato un romanzo con tanta titubanza. Lo chiamo romanzo solo perché non saprei come chiamarlo altrimenti. La storia che ho da raccontare non è gran cosa, e non termina con una morte né con un matrimonio. La morte pone fine a tutto e quindi è la conclusione esauriente di una storia, ma anche il matrimonio è un approdo assai opportuno, e i raffinati hanno torto a beffarsi di quello che per convenzione si suole chiamare lieto fine."

Questo periodo mi ha subito conquistato. Nulla sapevo, e ancora poco so, dell'autore; ho consultato wikipedia, ma solo dopo aver finito il libro.

Il filo del rasoio ha un narratore dichiarato, che è l'autore stesso, Mr. M.
Il gioco dell'autobiografismo è sempre affascinante: non possiamo evitare di chiederci se ciò che stiamo leggendo/vivendo è realmente accaduto oppure si tratta di pura invenzione, fiction.


La bravura di William Somerset Maugham fa sì che l'immersione nella lettura sia così totale che la domanda di cui sopra è senza importanza. Una delle cose che mi è capitata mentre leggevo il libro, ad esempio, è che non m'importava minimamente il quando quegli accadimenti accadevano. O meglio: l'autore dà alcuni riferimenti temporali, alcuni anche molto precisi, ma durante la lettura tutto ciò che accade diventa qui e adesso [è questa la lettura immersiva, vero?] e le differenze tra quel mondo e il nostro (quello che vediamo fuori dalla finestra) vengono completamente annullate.


In una sorta di introduzione l'autore ci dice che il romanzo parlerà di un uomo col quale egli si è trovato intimamente in contatto, seppure con lunghi periodi di assenza: leggendo, invece, si capisce subito che sono più d'uno i personaggi, ossia le persone coinvolte in questa storia, ognuno e ognuna con una forte personalità.
E' un romanzo corale in cui le interazioni sono costanti e continue e i fatti accaduti all'uno si intersecano con quelli accaduti all'altra in una tela non misteriosa, ma affascinante.


I protagonisti sono americani - e un inglese: l'autore - che si trovano a vivere una parte della loro storia a Parigi e a Londra, ma la storia comincia a Chicago, con un pranzo.



altro ritratto giovanile dell'Autore

 

Elliot Templeton, amico aristocratico dell'autore (Mr. M), lo invita a pranzo dalla di lui sorella Louisa; durante il pranzo veniamo a conoscenza dei due giovani, innamoratissimi fidanzati - Isabel, figlia di Louisa e Larry, l'uomo che secondo l'introduzione dell'autore dovrebbe essere il centro del romanzo.

Le storie di queste cinque persone formeranno la trama. In questo pranzo vengono poste le basi per le future amicizie e frequentazioni e anche chi legge comincia a prendere confidenza coi protagonisti:  Elliott è un uomo non più giovane che, partendo dal "basso" e lavorando moltissimo, è riuscito a raggiungere una posizione aristocratica, conosce e frequenta il Gran Mondo, organizza feste, pranzi, cene e intrattenimenti cui partecipa la migliore società parigina e londinese dell'epoca. E' un esperto di oggetti d'antiquariato e d'arte, adora la sorella e la nipote ed è in assoluto il mio personaggio preferito.

Isabel, l'adorata nipote di Elliott, è una giovane americana molto attaccata ai valori dell'epoca: un buon matrimonio, dei figli, una bella casa, soldi, costosi vestiti alla moda; soprattutto è innamoratissima, da sempre, del suo Larry. Anche se inizialmente viene presentata come una persona di vedute non molto ampie, si rivelerà invece una persona molto più volitiva e sfaccettata di quanto si penserebbe.
Larry è un giovanissimo nullafacente, orfano (allevato da uno zio), da poco tornato dalla guerra, tornato diverso da come è partito, sempre sorridente e allegro e cortese con tutti, incapace di volgarità e bassezze. Dovrebbe essere, come detto, il protagonista de Il filo del rasioio.
E' sicuramente il personaggio che compie il cambiamento più drammatico e inaspettato.

Infine l'autore, Mr. M, ossia William Somerset Maugham, coinvolto in prima persona in tutti gli accadimenti che formeranno il romanzo e testimone.



l'Autore da vecchio




Vi sono poi altri personaggi che parteciperanno, chi marginalmente chi in modo più importante, alle vite intrecciate dei protagonisti/e: anche questi "personaggi di contorno" sono meravigliosamente descritti e acquistano realtà nella lettura.

Il romanzo è un turbinìo di avvenimenti che ruotano attorno ai protagonisti e ai luoghi in cui tutto si svolge: le feste dell'alta società organizzate da Elliott, le cene intime tra amici, i dialoghi - e i silenzi - con Larry, la verve effervescente di Isabel e i giochi da innamorati, i viaggi da una città all'altra e le situazioni che si accavallano senza soluzione di continuità, persino la Costa Azzurra e un viaggio tra i bassifondi.

Le vite di queste persone sono e resteranno intrecciate le une alle altre, per sempre, nonostante i cambiamenti di vita e di rapporti.
Per l'autore il centro del suo romanzo è Larry e gli enormi cambiamenti di vita e di prospettiva di cui è protagonista e la citazione con cui comincia il romanzo, che ho riportato in cima a questo scritto, dovrebbe aiutare a capire quali siano queste crisi e questi cambiamenti che lo vedranno come soggetto. Larry è l'unico a porsi delle domande esistenziali dal respiro universale e l'unico così coraggioso, o incosciente, da stravolgere la sua vita pur di avvicinarsi alle risposte che cerca e che andrà a cercare in Oriente.

Come ho già detto, per me questo è un romanzo corale e sebbene capisca che Larry abbia colpito profondamente l'autore non di meno spessore sono gli altri personaggi che la sua penna felicissima riesce a rendere veramente vivi. Al punto tale che non è poi così importante la trama vera e propria (benché interessante, avvincente e perfettamente intessuta) perché - sempre secondo me - la cosa più importante di questo romanzo sono i sentimenti che evoca, le domande e le riflessioni che pone. Tutto ciò per quello che l'autore ha ironicamente definito come un "romanzo rosa" a lieto fine!

La delizia di questo romanzo, oltre agli accadimenti che coinvolgono ai massimi livelli chi legge, anche quando sembrerebbero essere lontani dalla nostra, attuale sensibilità, sono le descrizioni e i dialoghi, condotti dall'autore con una maestria immensa, degna dei più grandi scrittori e scrittrici.

Per chi vuole QUI c'è la trama completa del romanzo.



locandina del film del 1946 tratto dal romanzo


Ho letto, dopo aver terminato il romanzo, che tutti i personaggi corrispondono a persone vere della realtà dell'epoca, ovviamente coi nomi modificati, perché William Somerset Maugham era noto per i suoi ritratti impietosi e anche un po' cinici della cosiddetta buona società: se così è lo invidio veramente molto per aver avuto l'opportunità di conoscere persone così interessanti e piene di vita, e di contraddizioni.

Ho saputo, dopo aver terminato il romanzo, che da esso sono stati tratti ben due film - uno del 1946 e un remake del 1984 - e voglio assolutamente vedere entrambi.

Dopo aver letto Il filo del rasoio ho letto un altro romanzo di Maugham: Il Mago, basato, pare, sulla figura di Aleister Crowley, il mago più famoso del XX secolo, la Bestia 666, una delle figure più controverse dell'occultismo recente. Ho poi acquistato, proprio oggi, quello che viene considerato uno dei capolavori di Maugham: Schiavo d'amore e ne comincerò la lettura a brevissimo.


Orlando Furioso (Febbraio 2021)


una scena del remake del 1984