Posted: 28 Jun 2016 01:30 PM PDT
BATTITI
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Un programma di Pino Saulo con Ghighi Di Paola, Giovanna Scandale, Antonia Tessitore
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Tutte le notti dalle 0.00 alle 1.30 su Radio 3 o in podcast
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Non parlerò di fumetti.
Nell'attesa che mi venga qualcosa di non troppo scemo da scrivere su Spider-Gwen (scritto che giace appena abbozzato da giorni e giorni sul mio pc), oggi voglio parlarvi di un programma radiofonico che per me ha un significato molto importante.
Di più: con le righe che seguono tenterò di convincervi - arriverò a supplicarvi, se devo - a dare almeno un ascolto al miglior programma radiofonico di sempre.
Di più: con le righe che seguono tenterò di convincervi - arriverò a supplicarvi, se devo - a dare almeno un ascolto al miglior programma radiofonico di sempre.
Un programma che non esito a dire che mi ha salvato la vita.
Musicalmente parlando, per lo meno.
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Ho conosciuto Battiti per caso alcuni anni fa, in una delle mie numerosissime notti insonni. Ora, per fortuna, non è più necessario restare svegli/e fino alle 1.30 per godere della miglior trasmissione radiofonica al mondo: sul sito del programma si possono ascoltare le puntate senza problemi di orario.
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Di cosa si occupa Battiti?
Quando cerco di descriverla ad amici/che e conoscenti, e m'infervoro per cercare di comunicare almeno un po' del mio entusiasmo, dico che Battiti si occupa di musica non mainstream oppure ancora di musica non convenzionale. Non so se la mia "definizione" sia corretta o meno, ma è quella che mi è venuta in mente più spesso sino ad oggi.
Quando cerco di descriverla ad amici/che e conoscenti, e m'infervoro per cercare di comunicare almeno un po' del mio entusiasmo, dico che Battiti si occupa di musica non mainstream oppure ancora di musica non convenzionale. Non so se la mia "definizione" sia corretta o meno, ma è quella che mi è venuta in mente più spesso sino ad oggi.
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Personalmente per musica non-mainstream o musica non convenzionale intendo quella musica, meglio: quelle musiche,
di cui difficilmente si parla su giornali e riviste che non siano
(altamente) specializzati, per le quali non è facile trovare blog o
articoli di divulgazione "di massa" e ancor più difficilmente sono
musiche che entrano in classifica.
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Perché? Forse perché si tratta di musiche non-di-consumo,
ossia di musiche che, indipendentemente dal "genere", richiedono una
certa attenzione - e forse anche un certo grado di coinvolgimento - da
parte di chi ascolta.
Per la maggior parte delle volte Battiti tratta, e fa ascoltare, musiche che io chiamo non propriamente consolatorie [1], spesso vengono definite (non certo da chi fa e conduce Battiti) musiche "difficili". Un po' come l'arte contemporanea...
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Ma proprio come l'arte contemporanea - secondo me - sono musiche che in realtà possono essere fruite da tutti
senza bisogno di chissà quale retroterra culturale o apertura mentale
o, peggio che mai, "specializzazione". Io credo che, fondamentalmente,
l'arte spiega se stessa e basta a se stessa. Certo, se conosco i
retroterra, i meccanismi, se storicizzo e contestualizzo, se acquisisco
gli strumenti per comprendere meglio e per confrontare e blablabla, tutto quel che volete sì ok, è meglio. Ma anche
senza tutto ciò posso fruire e godere di un quadro, una musica,
un'opera letteraria o architettonica facendomene travolgere, entrandoci e
facendomene coinvolgere su più piani e livelli.
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Quando ho visto per la prima volta opere di Picasso,
non mi sono piaciute. Ma non ho avuto bisogno di studiare Picasso per
amarlo: evidentemente un bel giorno la mia mente si è stufata di gabbie e
schemi e della solita minestra e ho guardato Picasso senza cercare cose
note e conosciute (appunto, consolatorie) e mi è piaciuto.
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Picasso, o La Monte Young o una poesia surrealista o un film sperimentale,
non hanno bisogno - secondo me - di "essere spiegati". Se poi, per
conto mio, sentirò la necessità di approfondire a livello teorico, tanto
meglio! Arricchirò la mia cultura e forse potrò comprendere meglio
determinate espressioni artistico-creative.
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Io di jazz non ne so niente, ho giusto ascoltato qualcosa di importante (Coltrane, Davis, Monk, Mingus e poco altro; un po' di free-jazz
perché ai miei tempi nella Nuova Sinistra andava molto quella musica).
Così come non so (quasi) nulla di musiche che non siano strettamente
collegate al Rock.
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Ciò non toglie che ascoltando Battiti, anche quando fa quelle (rare) puntate tutto-jazz-casinaro (sono quelle che mi mettono più a dura prova...), io riesca a godere di musiche che non rientrano nelle mie conoscenze e/o abitudini - che anzi normalmente avrei definito astruse o quantomeno strane - e sento letteralmente la mia mente aprirsi, espandersi, entrare dentro schemi-non-schemi sconosciuti e stimolanti, immergersi in mondi "pericolosi" ed eccitanti, seguire tessiture elettriche abbaglianti, balsamo neuronale, esperienze fortificanti, quasi fisiche...
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Tutto questo, a mio parere, solo perché Battiti mi
guida in modo molto dolce e nient'affatto autoritario permettendomi di
lasciar andare le mie pre-costruzioni mentali, i miei pregiudizi
musicali. Ad ogni ascolto della trasmissione sono più ricco di prima e questa è una realtà, soggettiva finché volete, ma per me è pura realtà.
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Non voglio dire che sia sempre facile: come accennavo prima, certe (rare) serate sono davvero difficili: gruppi di strano jazz in cui la batteria segue ritmi che io non riesco a seguire e la tromba o il sassofono si lanciano in vorticosi, e lancinanti,
assolo così diversi dalle mie lineari e rassicuranti concezioni rock o
"pop"... ecco, lì è dura (ma d'altrone non mi obbliga nessuno eh, se la
faccenda si fa troppo ardita, passo a un'altra puntata). Eppure anche in
quei casi sento i miei neuroni ringraziare: è come se quella sera
avessi dato loro del cibo nuovo e forse inizialmente un po' indigesto,
ma altamente nutriente!
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Io
credo - banalmente - che provare, sperimentare, non adagiarsi sugli
allori, mantenere quanto possibile la mente aperta sia, semplicemente, il segreto della vita. Il giorno che smetterò di essere curioso
- e per curioso intendo andare a ficcare il naso anche dove
apparentemente non dovrei, dove le cose non sono consolatorie e
predigerite - allora sarò morto, sia che il cuore mi batta ancora sia che non abbia più battiti.
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Perché sono qui a cercare di convincervi - certamente in modo piuttosto contorto, lo ammetto... - a dare una chance a Battiti?
Beh, semplicemente, come faccio per i fumetti che amo, perché mi piace condividere il godimento, mi piace diffondere le cose belle, che io reputo belle.
Beh, semplicemente, come faccio per i fumetti che amo, perché mi piace condividere il godimento, mi piace diffondere le cose belle, che io reputo belle.
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Intendiamoci: a me piacciono i Beatles,
mi piace il rock, il blues, il punk, il metal estremo, il beat
italiano, Bowie, l'Equipe 84, Lucio Battisti (e un milione di altre cose
normalmente non contemplate dalla programmazione di Battiti) e non smetterò certo di amarli e di godermeli perché devo evolvermi in
chissà quale stato mentale privilegiato! Non sto dicendo che siccome la
musica che ascolto è obsoleta, commerciale, di massa allora devo
abbandonarla.
Sto dicendo tutt'altro e cioè che proprio perché mi piace la musica,
proprio perché so che a molte persone che seguono questo blog piace la
musica, per questo spero che qualcuno si lasci convincere a provare un
assaggio di musiche probabilmente estranee e sconosciute che potrebbero essere foriere di sconvolgenti sorprese.
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Mentre scrivo sto ovviamente ascoltando una puntata di Battiti (quella del 25 Giugno,
per la precisione) e sono veramente in estasi e mi sarei sentito un
perfetto egoista se non avessi fatto questo forse non molto riuscito
tentativo di propaganda al più bel programma radiofonico di sempre.
I conduttori e le conduttrici di Battiti sono preparati e hanno splendide, dolcissime voci
(l'antitesi della sciocca aggressività radiofonica tipica delle radio
commerciali) e raccontano sempre, senza dilungarsi in troppe parole,
qualcosa delle musiche che vanno via via trasmettendo; lasciano spazio
alla musica, alle musiche, e traspare la loro passione e la loro
contagiosa curiosità [2].
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La programmazione di Battiti comprende anche concerti dal vivo, o suonati direttamente in studio o registrati da festival o altre occasioni (sempre con qualità tecnica eccelsa), interviste, recensioni (anche di libri a tema musicale).
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Le
musiche che si possono ascoltare nelle varie puntate sono moltissime:
jazz, etniche, funk, sperimentali, elettroniche, noise, musica suonata
con giocattoli, dub, reggae, musiche brasiliane di cui non sospettavo
l'esistenza, contaminazioni rock e cento altre che non saprei neppure
come descrivere.
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La
cosa che hanno in comune tutte queste musiche è... di essere Musica
innanzitutto e poi di non essere facilmente ascoltate tramite i
"normali" programmi rdiofonici o televisivi o radio-web. Ma la cosa che
soprattutto accomuna tutte le musiche trasmesse a Battiti è la loro assoluta non-banalità, l'altissima concentrazione di creatività, la passione di
chi esegue le musiche, di qualsiasi genere (o non-genere) esse siano.
Una passione che, piaccia o meno ciò che si sta ascoltando, traspare da
ogni suono o voce che esce dalla radio.
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Spero che vogliate fare un tentativo!
Buoni ascolti
Orlando Furioso (Giugno 2016)
p.s. perché inizialmente ho detto che Battiti mi
ha (musicalmente) salvato la vita? Perché l'ho scoperto in un momento
in cui, per quanto la musica non abbia mai cessato di emozionarmi, ero
come assuefatto a quelle emozioni... Per quanto sia sgradevole pensarlo, anche le emozioni possono diventare chiusura, abitudine, consolazione, stasi, blocco. Ecco: Battiti mi ha aiutato - e continua a farlo - a scoprire nuove, inedite emozioni e per questo lo amerò sempre!
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Note:
[1] Per musica (o arte o letteratura o cinema o quel che volete) "consolatoria" io intendo quella musica (o arte o letteratura...) che "già conosciamo", che presenta schemi e costruzioni già note, cui il nostro cervello è già abituato, che non necessita di particolare attenzione né di sforzo e che, presentandoci non-novità, anzi situazioni ed "emozioni" ben conosciute, riconosciute ed anzi abitudinarie, fa sì che ci sentiamo consolati/e, rassicurati/e. Ci trasforma cioè in consumatori/consumatrici. Idea mia eh, magari tutta sbagliata... Io però ci credo (altrimenti non starei qui a parlarne).
.[1] Per musica (o arte o letteratura o cinema o quel che volete) "consolatoria" io intendo quella musica (o arte o letteratura...) che "già conosciamo", che presenta schemi e costruzioni già note, cui il nostro cervello è già abituato, che non necessita di particolare attenzione né di sforzo e che, presentandoci non-novità, anzi situazioni ed "emozioni" ben conosciute, riconosciute ed anzi abitudinarie, fa sì che ci sentiamo consolati/e, rassicurati/e. Ci trasforma cioè in consumatori/consumatrici. Idea mia eh, magari tutta sbagliata... Io però ci credo (altrimenti non starei qui a parlarne).
[2] Ho scritto loro più volte, o per i complimenti o per chieder loro informazioni, e sono sempre stati di una gentilezza oserei dire affettuosa. Affetto che per parte mia è pienamente ricambiato.
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