mercoledì 9 giugno 2021

Marvel Comics - Una storia di Eroi e Supereroi

Posted: 07 May 2014 04:13 PM PDT


MarvelComics_coverMarvel Comics
Una storia di Eroi e Supereroi

di Sean Howe

saggio

prefazione di M.M. Lupoi

586 pag.

euro 29,90
(versione cartacea esaurita?)

euro 6,60 (e-book)


Panini Books


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SteveDitko_SpiderMan

Sembra una frase retorico-pubblicitaria, eppure è vero: se si amano, o si sono amati, i supereroi Marvel non ci si può lasciar sfuggire questo libro fondamentale.

Si tratta della storia, romanzata e non autorizzata, della Marvel Comics; come dice Marco Marcello Lupoi nella prefazione: “E’ un libro più sulla Casa delle Idee, sui suoi successi, conflitti, crisi e trionfi, che non sulle vicende immaginifiche di Peter Parker, Charles Xavier o Tony Stark. […] Spiega gli ingranaggi e i meccanismi che hanno trasformato una casa editrice di fumetti di secondo piano nel leader mondiale dei supereroi […].”

Aspettavo da così tanto tempo un libro del genere che, ora che l’ho terminato, sento una specie di vuoto.
Un vuoto simile, anzi la centuplicazione di un vuoto simile, lo provai quando i supereroi della Marvel mi vennero improvvisamente a mancare: non esagero affermando che i supereroi Marvel – che conobbi nel 1970 – hanno cambiato la mia vita.


FF_Jack_Kirby

L’altro ieri, in un veloce messaggio inviato a Francesco, gli dicevo che se questo libro l’avessi letto all’età di 11 – 12 anni forse la mia vita sarebbe ulteriormente cambiata… Cosa volessi dire non so di preciso, sono solo sensazioni, ma il senso di appartenenza (e, s’intende, di fortissima nostalgia) che ho provato leggendo questo libro, come parlasse di una cosa intimamente, profondamente mia, è raro e, forse, prezioso.
Citandomi di nuovo: chiacchierando qualche giorno fa con uno dei miei più cari amici gli dicevo che sì i fumetti sono tutti belli e sono così felice di tutti quei manga che leggo (ed è la verità) e l’offerta di fumetti belli se non bellissimi è davvero vasta, grazie al cielo, e… però i supereroi sono sempre supereroi e chiudevo enfaticamente con “…però se hai cominciato coi supereroi, sarai sempre con i suprereroi!”. E lui ha riso e mi ha capito, perché anche lui è con i supereroi.

Oh, intendiamoci: è zeppo il mondo di gente che a 10 anni leggeva i Fantastici Quattro e dopo una certa età ha smesso e non ci pensa nemmeno a ricominciare (nemmeno io ci penso, ristampe a parte). Ma la fuori è anche pieno di gente che ha cominciato a leggere i supereroi a 10 anni e in un modo o nell’altro non li ha più abbandonati né mai lo farà. 
Sean Howe nel prologo al libro afferma che “Per generazioni di lettori, la Marvel ha rappresentato la grande mitologia del mondo moderno”: ebbene ha ragione e per quanto al momento non sono forse molto praticante, la mia casa in realtà sembra proprio un tempio dedicato a queste moderne, coloratissime divinità. E resterò per sempre un True Believer.


Thor_John_Buscema

Torniamo al libro.
In 18 densissimi capitoli ci viene narrata nel dettaglio e con abbondanza di particolari, talvolta scabrosi, la storia della Marvel Comics, sin da quando Martin Goodman, nell’ottobre del 1939, fa uscire nelle edicole statunitensi il primo numero di Marvel Comics, comic-book (formato per altro appena inventato) in cui apparivano la Torcia Umana e Sub-Mariner.
Per quanto l’ottica principale sia sempre quella “aziendale” (non stiamo parlando, in fondo, della storia di un’azienda?…), per quanto lo scopo ultimo sia sempre quello del profitto – o in alcuni casi della vera e propria sopravvivenza – non c’è storia che parli di fumetti (o di musica o di cinema) in cui non abbia sempre, sempre un ruolo fondamentale l’amore. Perché lo stesso martin Goodman, il primo, cominciò tutto quanto a causa dell’amore che da piccolo nutriva per le riviste, i pulp magazines.

Gli inizi furono faticosissimi ma Goodman, insieme a Joe Simon e a Jack Kirby, ce la fece e cominciò così la costruzione di quello che diventerà un vero e proprio impero. 
Dalla fine del 1939 insieme a Goodman, e ai vari direttori, editori, manager che si susseguirono negli anni fino ad oggi, c’è sempre stata una figura, controversa, amata e odiata (chiarisco subito: io lo amo), sicuramente un personaggio non comune che risponde al nome di Stan Lee.
Fu lui, insieme agli eccelsi disegnatori Steve Ditko, l’immenso Jack Kirby, Bill Everett e tanti altri, a creare e a co-creare i personaggi che diedero vita a un modo nuovo e rivoluzionario di concepire i supereroi, la Marvel Way, un intero Universo in cui tutto si lega a tutto, un universo nel quale i nomi delle città non sono fittizi e i monumenti e i palazzi attorno cui volteggiano i supereroi sono quelli reali.
Insomma: la famigerata Continuity!

IronMan_Gene_Colan

L'idea, che oggi ci sembra così ovvia, che tutti gli eroi vivessero in uno stesso mondo, anzi ancora di più: che tutte le loro avventure fossero in qualche modo, quando tenue e quando molto stretto, collegate tra loro per formare un unico, grandioso affresco narrativo, è un’invenzione della Marvel, di Stan Lee in particolare. 
Il concetto della Continuity è stato  fondamentale per il successo della Marvel nel mondo dell'editoria a fumetti americana e mondiale in quanto ha ulteriormente facilitato la possibilità di identificazione da parte del lettore: il mondo “reale”, lo scorrere – per quanto con scansioni e ritmi diversi – del tempo, i cambiamenti che sconvolgevano gli eroi (matrimoni, nascite di bambini...). La Continuity ha “abbassato le barriere” tra mondo di carta e lettori.
“Ma era davvero un universo narrativo immaginario? Quella che si vedeva dietro la Torcia non era forse la skyline di Manhattan? Non era il fiume Hudson quello in cui il Sub-Mariner si stava tuffando?” (S. Howe, cap. 1)

Oltre alla Continuity l’altra grande trovata della Marvel – di Stan Lee e degli Altri - fu quella di creare dei supereroi dotati sì di superpoteri, ma dotati anche di problemi (da quelli di identità a quelli di mera sopravvivenza), sfortuna, malinconia; supereroi con superproblemi, proprio come recita lo slogan e proprio come piace a noi Veri Credenti.
Non fu mai tradito l’assioma iniziale che ogni appassionato/a conosce a memoria: ”Da un grande potere derivano anche grandi responsabilità!”. Amen.
Quant’è più facile per un adolescente (bianco, maschio e della middle-class, s’intende) identificarsi con un supereroe che non ha fortuna in amore, che anzi nella sua identità pubblica viene sbeffeggiato e preso volentieri di mira dalla sfortuna? I supereroi della Marvel in fondo non rappresentano altro che noi stessi come vorremmo essere (coi superpoteri) e come in realtà siamo (sfigati nerd con problemi di socializzazione e spesso presi a calci in culo).

Tutto cominciò – noi nerd lo sappiamo bene – con Fantastic Four n. 1 che raggiunse le edicole l’8 agosto 1961.
Noi nerd lo sapremo anche bene, ma Sean Howe nel libro ce lo racconta in un modo così avvincente e pieno di dettagli che forse in quel modo non l’avevamo mai letto…
E la storia continua con l’ideazione degli altri supereroi, dall’Uomo Ragno a Thor, da Iron Man a Hulk, da Ant-Man ai Vendicatori, gli X-Men ecc. ecc. frutto dell’ingegno, della tecnica e della creatività e della fantasia di tutti gli scrittori e disegnatori e inchiostratori che si sono succeduti, che a nominarli tutti qui è impossibile. Senza dimenticare i direttori e i supervisori… 


Sub-Mariner_Marie_Severin_3

Il racconto di Howe continua, sempre dettagliato e appassionato anche in quei non rari momenti in cui la prospettiva diventa, necessariamente, poco poetica e ancor meno artistica per privilegiare un’ottica di mercato, denaro, diritti, vendite. E’ così: dietro la fantasia e la creatività c’era una macchina aziendale, spesso tutt’altro che perfetta, ma che comunque è sempre riuscita a inondare il mercato di pubblicazioni mediamente di buona, con punte di ottima, qualità.
Sean Howe ha il grande pregio di raccontarci con eguale passione sia la macchina aziendale che quella creativa, sia l’amore per i fumetti che la nausea per i fumetti che prendeva chi non ce la faceva più (spesso per ottimi motivi…) e riesce a interessarci e tenerci incollati alle pagine sia quando parla di invenzioni di macchinari alieni che quando racconta di dividendi, azioni e prestiti bancari.

Fortunatamente per noi però la parte del leone la fa il mitico Bullpen, ossia la redazione della Marvel, che se non era certo come veniva descritta sulle allegre pagine della posta degli albi a fumetti, riserva comunque un mucchio di soprese e di racconti e aneddoti spesso divertenti tanto quanto spesso amari. Non c’è redattore o disegnatore o sceneggiatore, per quanto “minore”, che non venga almeno citato.
Howe ci racconta le persone dietro i fumetti e quei racconti sono preziosi, preziosissimi e forse possono, almeno in parte, contribuire a ristabilire un po’ di verità e a ridare un po’ di dignità a quelle persone che nel corso degli anni hanno subito torti e ingiustizie.
Questo libro racconta anche cose terribili, come la morte di alcune persone dovuta forse ad accumuli di stress e superlavoro associati a stili di vita piuttosto insani. L’industria produce anche questo, oltre alle merci: morti sul lavoro e l’industria culturale, o dell’intrattenimento, non fa purtroppo eccezione (sebbene i numeri non siano certo paragonabili a quelli di professioni assai più rischiose!).


Avengers30-25s_Don_Heck

A questo proposito voglio citare l’argomento – che Howe sviluppa in modo lucido e intelligente e senza cinismo - degli “autori dimenticati”: dimenticati in primis dai lettori stessi, quelli che poi piangono e si stracciano le vesti perché il tal autore è morto povero e dimenticato: ma NOI, i “fedeli lettori e lettrici”, noi così umani e comprensivi, da quanto non ci facevamo venire in mente quell'autore appena morto? Da quanto non leggevamo una sua storia? Ah già: forse perché in realtà le ultime cose di quell'Autore, appena deceduto e per cui stiamo piangendo sui social network, non ci piacevano per niente e anzi le sfottevamo allegramente sui forum.

E continuando con le ingiustizie o presunte tali, sono ovviamente molte le pagine dedicate all’ormai eterno contrasto che oppone Stan Lee ai due disegnatori che più hanno sofferto in seno alla Marvel: Steve Ditko e Jack Kirby, entrambi co-creatori di personaggi diventati oramai icone mondiali dai quali però non hanno tratto grandi riconoscimenti e vantaggi monetari. la questione è oramai diventata filosofica, diciamo così; un po’ perché purtroppo Kirby ci ha lasciati nel 1994, un po’ perché oramai è impossibile stabilire con certezza una qualche univoca “verità”.
Sean Howe mantiene una saggia equidistanza nell'annosa, e dolorosa, querelle.
Le cose, checché ne dicano brufolosi nerd che "sanno tutto loro" (anche se neppure i loro genitori erano ancora nati quando la querelle aveva inizio...) non sono affatto lineari né chiare; le prove e le controprove, se proprio uno ha ancora voglia di impelagarsi su una questione che non ha soluzione (se non, appunto, una mediata equidistanza e un umile dichiarazione di ignoranza), sono ognuna smontabile e soprattutto sono soggette alle simpatie e soprattutto alle antipatie di chi si erge a giudice.

Doctor_Strange

Il racconto continua e si sviluppa principalmente in quelle che vengono comunemente chiamate la Silver Age (1956 – 1971) e la Bronze Age (1971 – 1986) del fumetto supereroistico statunitense (naturalmente termini e periodi sono del tutto indicativi). Sono, quelli, gli anni in cui il fumetto supereroistico esce dal target usuale (infantile/pre-adolescenziale) per diventare fenomeno apprezzato dai ragazzi più grandi, specie quelli dei campus.
Insomma: le strategie utilizzate dalla Marvel funzionano e così, per esempio, il Dottor Strange   con le sue trame e i suoi disegni psichedelici piacerà agli “sballoni”, il melanconico e frustrato Silver Surfer diverrà il beniamino dei pacifisti (anche se questo non lo salverà dalla cancellazione per scarse vendite) e i nuovi personaggi neri - Black Panther e Luke Cage – non dispiacciono agli studenti simpatizzanti delle Black Panthers…
 
In quegli Anni la "controcultura" era affascinata da quel nuovo modo di concepire i fumetti, senz'altro più open mind e più consapevole della circostante realtà rispetto all'altra grande major del fumetto, la DC Comics, acerrima e storica rivale della Marvel.
Si potrebbe pensare che in un ipotetico arco politico la DC Comics fosse la “destra conservatrice” e la Marvel una timida più-o-meno-“sinistra liberal e progressista”... se non fosse che sempre di aziende parliamo e lo scopo di ogni azienda resta il profitto e non il cambiamento della società... e se non fosse che, a fronte comunque di una maggiore e innegabile propensione alle ideologie "liberal" in casa Marvel, qualsiasi argomento "spinoso" (dalla guerra nel Vietnam ai Diritti Civili alle droghe alle Pantere Nere) veniva evitato il più possibile e spesso alla fine di una storia la "morale", alla fin fine, era quella conservatrice e/o qualunquista. Ma chi fa una colpa a questo tipo di atteggiamento, diciamo così "fintamente progressista", secondo me giudica con la testa di oggi, in un mondo in con due click su un social si pensa di aver fatto la rivoluzione; ma per esempio negli Anni 70 era ancora vivo il ricordo dei roghi dei fumetti e delle decine e decine di chiusure di testate con conseguente disoccupazione delle maestranze e delle audizioni in tribunale da parte degli editori.

X-Men_John_Byrne

A questo proposito è molto interessante e illuminante la parte - troppo breve in verità (solo poche righe!) - sul coming-out di Northstar, primo supereroe gay della storia del fumetto mainstream, che su Alpha Flight n. 106 del 1992 rivela di essere gay: ci fa piacere pensare che "la Marvel" fosse impegnata nelle lotte dei diritti civili delle persone omosessuali, mentre invece l'iniziativa fu di un unico autore - Scott Lobdell - e che la storia in questione, semplicemente, venne supervisionata troppo in fretta per accorgersi di quella "incidentale" dichiarazione del velocista canadese. Dichiarazione che, infatti, venne più o meno dimenticata nei fumetti per svariati anni, se non proprio fino al matrimonio di Northstar col suo segretario.

Il racconto sulla Marvel di Sean Howe continua nel dettaglio, senza mai perdere verve, e arriva alla famosa (famigerata, direi) crisi degli Anni 90, quella accaduta un istante dopo che i “numeri Uno” di quasi qualsiasi fumetto uscivano in tirature da milioni di copie e venivano acquistati (ma non letti!) da altrettanti milioni di lettori le cui fantasie di speculazione vennero frustrate dalla più grossa crisi del fumetto dal Dopoguerra. (D’altronde… comprare intere casse di “numeri uno” stampati a milioni di copie non mi pare una mossa granché saggia: non ci capisco molto di economia e di mercato, ma mi pare che una cosa – qualsiasi cosa – valga maggiormente quando di quella cosa “ce n’è poca in giro”. Sbaglio?…)

Ultimates_Brian_Hitch

Infine la storia raccontata da Sean Howe in questo indispensabile Marvel Comics – Una storia di Eroi e Supereroi, giunge ai giorni nostri, nei quali i film sono diventati il primo interesse e i fumetti, che non si vendono più a “milioni di copie” ma a ben più modeste “migliaia di copie”, sembrerebbero essere un po’ meno pieni d’amore. O forse è solo la nostalgia per un epoca che non potrà tornare a farmi pensare così.
Ma questo non ha importanza perché gli eroi, i nostri eroi sempre più moderni e colorati, continueranno le loro avventure su carta e su schermo (da quello del cinematografo a quello dello smartphone) anche senza di noi, i loro fedeli lettori e lettrici, anche senza gli autori che li hanno creati. Noi non ci saremo più ma loro, gli eroi, continueranno a svolazzare per i cieli e a combattere i supercattivi che vorrebbero conquistare il mondo.
Leggete questo libro.


Orlando Furioso (Maggio 2014)