Posted: 29 Oct 2014 02:02 PM PDT
Soil
(n. 1 di 11)
di Atsushi Kaneko
bimestrale
brossura con sovraccoperta
208 pag. b/n
(prime 4 tavole a colori)
euro 6,50
Planet Manga / Panini Comics
“Che vuol dire che non ci capite niente?!…
Non percepite l’angoscia che prende tutti?!…
Dev’essere eliminata subito!” (Soil)
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Soil in inglese è il terreno, ma come verbo significa anche sporcare, insudiciare: entrambe le definizioni si adattano perfettamente a questo intrigante manga.
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Soil in inglese è il terreno, ma come verbo significa anche sporcare, insudiciare: entrambe le definizioni si adattano perfettamente a questo intrigante manga.
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E’ su un terreno in mezzo a una specie di bucolico nulla che sorge la cittadina di Soil New Town,
nella quale regna l’assoluta simmetria, tutte le case sono uguali tra
loro e i fiori piantati davanti all’ingresso devono sempre essere
perfettamente freschi e curati. Una felice utopia, un incubo distopico o
forse un terribile connubio tra le due?…
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Dopo
essere stati costretti a lasciare la vettura di servizio in mezzo alla
strada per colpa di un traliccio della corrente misteriosamente crollato
la notte precedente, con una lunga camminata, immersi nel proprio
sudore a causa di un insolito, torrido clima tutt’altro che autunnale,
l’agente investigatrice Onoda e il sergente Yokoi arrivano finalmente alle porte di Soil.
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L’investigatrice Onoda, continuamente vessata dagli insulti rozzi e maschilisti del sergente Yokoi, nasconde rabbia e timidezza dietro due spesse lenti che ne nascondono parzialmente il viso. Ha ventinove anni, un forte senso del dovere e il desiderio di comprendere i meccanismi dei crimini sui quali è chiamata ad indagare.
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Il sergente Yokoi ha il capo coperto da un vistoso parrucchino, è ossessionato dalle sue proprie puzze (annusa ossessivamente qualsiasi parte raggiungibile del proprio corpo, dai piedi all’interno delle orecchie…) e pare intriso di un cinismo razionale volto unicamente a risolvere i “casi” il più in fretta possibile.
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Il traliccio misteriosamente crollato di cui sopra ha provocato un blackout nella città di Soil New Town, durante il quale è scomparsa la famiglia Suzushiro, formata da mamma, papà, sorridentissima figlia e un criceto.
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Ma se tutto fosse semplicemente riconducibile a questo abbozzo non staremmo nemmeno qui a parlarne…
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Ho intravisto in rete qualche paragone tra questo Soil di Atsushi Kaneko e l’indimenticata/abile serie televisiva Twin Peaks, ma francamente al di là del fatto che, così come in TP anche in Soil nulla è come appare, non ci ho visto questa gran similitudine. Almeno, fino ad ora, ossia al primo di undici volumi che francamente non vedo l’ora di poter leggere tutti quanti uno di seguito all’altro!
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(Tra parentesi: credo che tutt* noi leggiamo fumetti perché vogliamo immergerci in storie nelle quali, per la maggior parte di esse almeno, nulla è come sembra, non è vero?)
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Soil rientra in quel novero di storie speciali, che non lasciano indifferenti (anzi!), il cui coinvolgimento e relativa tensione sono garantiti immediatamente sin dall’inizio della lettura, sin da quelle prime tavole a colori, cosmiche e mute, e via via nelle successive prime tavole in bianco e nero, ancora mute e permeate di violenza che certamente acquisteranno un senso ad un certo punto della storia.
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Curiosità,
coinvolgimento e tensione non scemano mai, anzi la fine del primo
volumetto lascia un’incredibile, sbavante curiosità, desiderio di sapere
come proseguirà e come andrà a finire la vicenda.
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Dunque l’investigatrice Onoda e il sergente Yokoi, insieme alla polizia locale, devono indagare sulla scomparsa della sorridentissima e perfetta famiglia Suzushiro, scomparsa letteralmente nel nulla la notte del blackout. La famiglia Suzushiro
ci viene mostrata, oltre che nell’inquietante copertina, attraverso
qualche fotografia e dei rari flashback: quei sorrisi a trentasei denti non possono essere davvero così felici
some sembrano voler a tutti i costi dimostrare. La famigliola deve
avere qualche segretuccio. D’altronde nessuno è senza segreti, giusto? E
pare proprio che lì a Soil New Town i segreti abbondino.
Una grossa colonna di sale viene trovata nella camera della figlia dei Suzushiro, ma questa non è che la prima di numerose e incredibili stranezze – e soprese - che permeano Soil e che ci fanno sprofondare sempre più in una melma invischiante piena di mistero, ambiguità, pericolo.
Il punto forte del manga, di questo primo riuscitissimo numero, è proprio questo pesante coinvolgimento dovuto a continui colpi di scena che ingarbugliano sempre più il fitto mistero che circonda la cittadina di Soil New Town e contemporaneamente rendono dannatamente interessante lo svolgimento della storia.
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La
fanghiglia di marciume che pare sollevarsi ad ogni passo e ad ogni
passo ricoprirci sempre di più ad un certo punto dovrà cessare o ci
ricoprirà interamente; ma chissà qual è l’intenzione dell’autrice? Forse
intende davvero farci sprofondare nel dubbio!
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La
scrittura di questo thriller venato di soprannaturale (quest’ultimo non
è garantito: magari ce l’ho visto soltanto io, quindi non contateci
troppo…) è ansiogena e perfettamente sincronizzata nel tempo, flashback
compresi. Le varie parti che si vanno continuamente ad aggiungere al
puzzle lungi dal dare un’impressione di “troppa roba da gestire”,
aumentano, invece, il grado di interesse.
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Ad un certo punto abbiamo una marea di personaggi che interagiscono tra di essi e ognuno/a di loro è molto ben caratterizzato, riconoscibile e, in qualche modo, misterioso. Sarà interessante vedere come verranno gestiti i vari segreti che impregnano non solo la strana cittadina di Soil, ma ognuno dei personaggi che recitano in questa sorprendente commedia nera. E chi o cosa muove i fili di questa sciarada.
L’autore dovrà dimostrare grandi capacità per riuscire a gestire la complessità della storia per ben undici numeri.
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Il mio grado di interesse è altissimo e ammetto che nonostante altre opere di Atsushi Kaneko siano state già pubblicate in Italia [vedi QUI] per me il sensei
era fino ad ora un perfetto sconosciuto. Se il livello della sua
scrittura è questo, colmerò quanto prima questa mia imperdonabile
lacuna, garantito.
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I temi di Soil non sono originalissimi (il luogo “utopico” che nasconde invece un’ambigua distopia non è certo un’invenzione di Kaneko), ma sono sviluppati e trattati con una maestria di scrittura che rendono la lettura un’esperienza davvero intensa e divertente. E’ anche il caso di sottolineare che le tematiche e il linguaggio del manga ne fanno un’opera da non lasciare in mano a persone giovanissime.
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Altra cosa, fondamentale, che mi ha colpito di Soil
e che a una prima, veloce sfogliata in fumetteria mi ha fatto decidere
senza tema per l’immediato acquisto (e immediata lettura: passando
“davanti” alle ormai pericolanti torri di “materiale arretrato” che mi
guatano minacciose da ogni angolo della stanza…) è stato lo stile di disegno, che ho trovato senza mezzi termini ottimo.
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Rari
i vuoti, tavole e vignette sono ricchissime, quasi “all’europea” mi
verrebbe da dire (e a questo proposito certe vignette mi hanno
addirittura ricordato certi “valvolinici”
autori italiani…), viene meno quella sorta di “cultura del vuoto” che
vediamo in così tanti manga: niente “teste parlanti”, ma sfondi
curatissimi e ampia varietà di inquadrature.
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Il segno è preciso, pulito e talvolta ha un taglio che potrebbe ricordare certo underground, decisamente fuori da quello standard “giapponese” che siamo abituati a vedere (e che di per sé non è una fotografia del reale in quanto il fumetto Giapponese ha miriadi di “stili”!).
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Sporadicamente
vengono utilizzati retini, principalmente per i cieli e in alcuni casi
per “staccare” i piani, ma per il resto l’autore continua nella sua
particolare “linea chiara”: rarissime le ombre (ad esempio nelle
situazioni notturne, per accentuare la drammaticità).
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I personaggi sono ottimamente caratterizzati anche dal punto di vista grafico.
Nonostante il segno precipuo dell’autore, non stereotipato, non seriale, le ambientazioni, i personaggi, il modo di muoversi in scena sono molto “realistici”: non ci sono volti in super-deformed, le prospettive sono perfette e così le ambientazioni. Non c’è un solo momento in cui il segno sia, o dia l’impressione, di essere “tirato via” (mi si scusi l’alto linguaggio tecnico…). E il tutto resta molto, grazie al cielo, fumettistico.
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Orlando Furioso (Ottobre 2014)
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