domenica 6 giugno 2021

DIOREI. IV

 Posted: 02 Mar 2013 03:57 PM PST

diorei.
IV

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di Tania Fiaccadori, Michele Ruggerini, Alessandro Castelli, Alessandro Azzoni, Luna Rossi, Mattia Ceci, Monica Pensato, Laura Guglielmo, Daniela Soavi, Monica Rossi.
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copertina di Alessandro Azzoni
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brossur. 96 pp, b/n
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€ ???..
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Collettivo DIOREI, Parma
 
 
 
 




disegno di Laura Guglielmo

Questo è uno degli acquisti fatti all'ultima Lucca, nello stand gratuito degli indipendenti. Gratuito nel senso che era situato su una strada al di fuori della mostra-mercato e per accedervi non bisognava pagare alcun biglietto.
Vista la copertina di diorei. IV, bellissima, su cartoncino pesante e ruvido al tatto, dalla quale uno scheletro incoronato da una ghirlanda di rose rosse mi guardava e mi offriva di quelle stesse rose un mazzo, ne sono rimasto immediatamente affascinato. Avvicinatomi al banco e sfogliato velocemente il volume ho subito capito che era proprio la mia tazza di tè.

Amore a prima vista, anche detto.

Non fosse stato altro che per la cover, sarebbe già stata una spesa ben fatta, ma invece sotto la copertina si celano tredici (13) storie ognuna delle quali un piccolo (solo per numero di pagine) gioiello di magia pura - e nera - create da un collettivo di fumettisti underground parmensi. Se volete saperne di più su di loro cliccate sul link lì sopra, anche se il blog non è aggiornatissimo...

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Tania Fiaccadori

La serie di tredici comincia con Tania Fiaccadori. La storia non so come s'intitola perché sia il titolo che tutte le scritte sono in runico. Ma non ha importanza perché il paesaggio sullo sfondo fa sentire il freddo anche senza parole e la luce inquietante che la ragazza cattura abbaglia gli occhi. Fino all'incoronazione finale che dona ulteriori brividi. Non so cosa significhino quelle scritte, ma ci sono i disegni e la loro sequenza a darmi la possibilità di emozionarmi e venire a contatto col mondo qui descritto, o meglio accennato. Lo vedete nella vignetta qui sopra: forse solo con il linguaggio runico si poteva comunicare uno stato d'animo che m'immagino post-Ragnarokk e la ragazza protagonista col suo umile golfino forse è una Dea o sta per diventarlo... chissà?


Les Yeux
Il secondo dei tredici è Les Yeux di Michele Ruggerini e sarà il primo dei due riferimenti che, nelle righe di questa pagina, farò a Mike Diana, e non so come la prenderà Ruggerini se mai lo saprà.
Mi è sempre piaciuto lo stile apocalittico e grezzo di Diana, ma non siamo qui per parlare di lui, ma per accennare alle sei pagine di orrore malato di Les Yeux, che l'orrore di Diana mi hanno ricordato, dove gli occhi del titolo sono sicuramente anche i miei, colpiti forte dai disegni a tutta pagina. Tanto nero e segni grossi, spessi, grezzi, duri, violenti come violenta è la rappresentazione di un mondo in cui sangue e simboli magici formano un ideale cerchio il cui scopo non è senz'altro quello di rassicurarci.
Chi ha paura del lupo cattivo? Io abbastanza, lo confesso. Ma mi piace anche guardarlo negli occhi, il lupo. Sarà (anche) per questo che amo i disegni di Ruggerini




the closet
Tre di tredici: è la volta di the closet con Alessandro Castelli ai testi, o meglio alla sceneggiatura, e Alessandro Azzoni ai disegni. In realtà testi non ce ne sono, è una storia muta e agghiacciante disegnata in un delicato stile quasi-manga, senonché all'improvviso in un'atmosfera dominata da un elegante disfacimento appare l'orrore.
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Suscita angoscia e claustrofobia nel lettore (io, in questo caso), ma non nel protagonista, il cui sguardo freddo lascia presagire, forse in modo inconscio, la rivelazione dell'ultima tavola. Nella quale l'orrore pare un concetto già superato. Nessun' accenno di speranza. Fine?
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La quarta di tredici sono a dire il vero quattro micro-storie, o micro situazioni, di una pagina l'una, scritte e fotomanipolate da Alessandro Castelli.


The Archeologist

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The Archeologist, s'intitolano e anche qui domina il nero, ma l'inquietudine - lungi dall'essere scomparsa - è mitigata dallo humor, sempre nero però, black humor appunto. Quattro dialoghi da una pagina l'uno che strappano un sorriso, che sarà reso subito ancora più amaro, basta che si osservi attentamente i due protagonisti dei dialoghi. 
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Cinque di tredici: le radici antiche di Luna Rossi. Sette tavole, splash-page se fossimo in un fumetto di supereroi, ma qui supereroi non ce ne sono. O sì? Sette tavole per sei disegni a tutta pagina, ognuno con un titolo. La storia? Dovete crearvela voi, le tavole di Rossi sono d'aiuto ma non faranno tutto il lavoro, ma la parola "radici" potrà aiutarvi a trovare un filo da seguire, tra mitologie e rappresentazione delle stesse come fossimo in un ideale teatro, con tanto di sipario... Lo so, lo so: ma non è facile descrivere quando la descrizione stessa è lasciata a chi legge e quindi non è né può essere, né vuole essere, univoca. Leggete il volume e immergetevi nel vostro subconscio, che qualcosa di (in)sensato vi suggerirà senz'altro.



Le radici antiche

Di tredici la sesta: la storia del coniglietto senza orecchie, di Mattia Ceci ai testi e i disegni di Monica Pensato. Una favola di Esopo al contrario, o come se Esopo avesse avuto [molto più] senso del macabro [di quel che già aveva]? Di certo un'operetta morale. Favola ambientata in un mondo in cui le creaturine normalmente più tenere del mondo assumono qui un'aspetto completamente diverso da quello che la nostra fantasia pucciosa vuole immaginare. Forse la morale è un po' scontata. I disegni, anche qui crudeli - caratteristica che accomuna la maggior parte delle tredici operine di diorei. IV - e immersi nel nero, assumono nello specifico sfumature che chiamerei, in raffronto alle altre storie, "realistiche", sempre che riusciate a considerare "realistici" dei conigli ghignanti che maneggiano bisturi, seghe, marteli e chiodi, intendo.


la storia del coniglietto senza orecchie
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atomic holocaust è la settima di tredici ed è di Laura Guglielmo, autrice anche dello splendido disegno in terza di copertina e che potete vedere lì sopra in alto a destra (e non ricorda un po' la copertina del primo, ormai mitico numero uno di Cannibale?...).
Si torna all'umorismo. Naturalmente un umorismo macabro, ma non privo di comicità e, soprattutto, di action. "Magari un giorno uscirà la versione completa" avverte l'autrice a inizio storia e io da lettore speranzoso le faccio sapere che gradirei molto leggere il seguito delle avventure di Tania e Laura, due fantastiche ragazze piene di risorse (soprattutto armi pesanti nel bagagliaio dell'auto) che si ritrovano assediate dagli zombi di Sorbolo (prov. di Parma), zona evidentemente non così denuclearizzata come si vorrebbe far credere...
Disegni sbarazzini, ragazze guerriere, mutazioni genetiche, armi pesanti e zombi: cosa volere di più?

atomic holocaust
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Dopo tocca a aspettando angst, di Alessandro Castelli ai testi e Daniela Soavi ai disegni. Anche in questa storia di cinque pagine l'interpretazione è suggerita, non fornita. Forse, chissà, sono queste le storie che preferisco, quelle che lasciano la maggior quantità di sedimenti nella mia psiche, le uniche che ricordo anche dopo anni. Ma allora, forse, non è che non ho memoria, è che ricordo solo quello che... 


aspettando angst
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...Dicevamo: che angst, come ognun sa, significa "angoscia" in tedesco. In aspettando angst ritroviamo, sparse tra le pagine e le vignette, alcune figure già incontrate nelle storie precedenti. Certo, non può essere un caso. E' proprio qui che mi viene il dubbio che, forse, diorei. IV potrebbe essere un'unico affresco, un tutto collegato, parti di un unico mondo. Che molto ha a che fare coi nostri incubi. Mi permetto di dir "nostri" perché, suvvia, siam più o meno tutti/e umani (e dis-umani).
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Delle tredici la nona è L HAINE, di Michele Ruggerini al testo e Monica Rossi al disegno e mi pare che la "A" di "LA HAINE" (= l'odio, in francese) sia stata spazzata via da un colpo di mitra. Questo non è un fumetto, ma un testo - un racconto breve - con illustrazioni. Di cui non so dire nulla perché se già è per me difficilissimo, quasi impossibile, commentare un "fumetto", lo è ancor di più dir qualcosa di un racconto, che è un racconto pieno di sangue e violenza e orrore e forse sostiene la teoria di poco sopra, cioè che tutto qui fa parte di uno stesso mondo, una sorta di continuity interna che coinvolge tristemente il nostro mondo reale. Perché qui dentro ci sono Pekka-Erik Auvinen (ricordate?) e Alfred Rosembreg. Purtroppo.



L HAINE

Alessandro Castelli è l'autore unico di anna degli abissi (dieci). Di tutte le operine contenute nel volume questa è la più lunga e la più spaventosa. Forse non quella che mi ha fatto più male, ma certamente quella che più mi ha spaventato. Nove pagine immerse nel nero e esse stesse nere di orrore. Nove pagine nelle quali i segni sono incisi direttamente negli occhi e nel cervello di chi ha la sventura di leggere. Nove pagine delle quali non si vorrebbe leggere la nona, ma lo si capisce purtroppo solo dopo che la si è letta. Con quei disegni che un po' raccontano un po' nascondono, alcune forme sono solo accennate e permettono alla mente di fare le peggiori congetture grafiche e filosofiche. Alessandro Castelli è proprio un bastardo, altro che certi fumettari che so io.

anna degli abissi

E siamo alla undicesima - antidolorifici di Alessandro Castelli (ancora lui!) ai testi e Michele Ruggerini ai disegni - e alla seconda volta che cito, magari a sproposito, Mike Diana. Follia pura, nonsense, (auto)mutilazioni, orrore, violenza insensata, splatter e un pesantissimo senso di humor nero che non rallegra ma fa sorridere amarissimamente. Una roba stupenda, se date retta alla mia parte malata. Inutile tentare di riassumere queste sei pagine pazzesche. L'importante è mantenere sempre vigile l'attenzione tra estetica e azione, siamo d'accordo. Ecco, se avete pargoli, magari mettete il volume nello scaffale in alto; glielo lascerete leggere tra qualche anno, ok?
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antidolorifici
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Penultima: L'uomo con la banana nell'orecchio, di Daniela Soavi. Anche questa è a suo modo un'operetta morale. Forse queste sono le due pagine deboli del volume. Dico forse, perché magari sono le più dense e io non l'ho capito. Comunque, filosoficamente l'operetta è rilevante e lo stile di disegno è, in questa raccolta, unico e diverso da tutti gli altri: morbido e arrotondato. Come nelle vignette qui sotto. 


L'uomo con la banana nell'orecchio
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Tredici di tredici: la perdita, di Daniela Soavi, che abbiamo appena lasciato due righe più su.
In quattro splash-tavole Soavi ci fa immediatamente re-immergere in quell'atmosfera di orrore (e dolore) cosmico da cui proprio la sua storia precedente ci aveva violentemente, e per un momento, scollegato. Il nero dello spazio infinito e della nostra parte oscura. La perdita, il titolo parla chiaro. Fine.
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Orlando Furioso (Marzo 2013)




la perdita