Posted: 08 May 2015 09:38 AM PDT
Un commento, un po’ lunghetto, all’articolo di Salvatore Giordano su Retronika
La “colpa” delle righe che seguono è di Salvatore Giordano che con uno interessante scritto sul suo ottimo Blog Retronika che vi invito caldamente a leggere prima di continuare qui,
mi ha punto sul vivo, mi ha fatto pensare e riflettere. Non c’è alcuna
garanzia sul fatto che i pensieri prodotti siano tutto questo granché.
Ma tant’è.
Lo scritto che segue è di molta emotività e di molto disordine formale e, come detto, coglie il pretesto il rispondere a Salvatore Giordano (del cui ottimo, ottimo libro abbiamo entusiasticamente parlato QUI):
avevo cominciato con un normale “commento” sul suo Blog, ma la cosa
prendeva un po’ troppo spazio e così eccoci qui. Col solito ritardo.
In genere non entro in “certi argomenti”, sono delicati,
c’è sempre qualcuno che si offende, non mi sento abbastanza preparato,
non sono sicuro se le mie idee possano essere minimamente stimolanti e/o
interessanti… ecc.
Inoltre da qualche anno mi sono
rivestito di un certo “buonismo” che comincia a starmi stretto... anche
se temo che se dicessi senza filtri quel che penso riguardo certi
fumetti/autori, qualcuno mi verrebbero ad aspettare alle fiere per
suonarmele.
ma su questo (sul buonismo, non sull’incremento dei
muscoli per rispondere meglio alle botte) ci sto seriamente – e intendo
dire davvero seriamente – lavorando.
Leggo fumetti da 50 anni
e li compro da circa 45 e anche sebbene in tutti questi anni sia
restato tutto sommato abbastanza ignorante in materia (onesta
auto-consapevolezza) sono pur sempre un lettore, anzi un forte lettore, uno che ha speso migliaia e migliaia di euro in fumetti.
Diciamo
che non foss’altro che per meriti di militanza cinquantennale, mi
spetta il diritto di parola e me lo prendo. Una parola disordinata come
al solito, ma con idee mie, condivisibili o meno che siano, ovviamente
strettamente personali.
.
Nostalgia
Purtroppo noi "vecchi" siamo affetti da nostalgia: accettiamolo, è così, nulla di male, ma accettiamo anche il fatto che questa nostalgia inevitabilmente falsa un po' le nostre percezioni, le nostre idee, il nostro vivere e sentire il Fumetto e i fumetti.
Concordo con molte delle cose che ha scritto Salvatore, ma necessito anche di fare subito atto di onestà e concordare anche con quanto saggiamente scrive Luca Lorenzon nei commenti all’articolo di Salvatore [QUI]: La Grande Epoca d’Oro del Fumetto
come ce la immaginiamo noi (vecchi) probabilmente non è mai esistita;
molti/e fumettisti/e dell'epoca d'oro avevano da campà proprio come
adesso e probabilmente avessero potuto avrebbero fatto ben altro.
Credo che cominciare a smettere di mitizzare l'Età dell'Oro, o meglio: smettere di pensare che la nostra versione di quell’Età sia l’unica versione autentica, ci farebbe un gran bene. A noi vecchi.
Ciò non significa negare che "in quell’Età" siano stati creati parecchi capolavori, perché è obiettivamente vero. (Così com’è vero che “una volta” era anche pieno di fumetti spazzatura.)
Nel frattempo il Fumetto si è trasformato, è cambiato così come "l'indotto" che ci sta intorno.
Cose
che un tempo funzionavano ora sono improponibili: una delle ipotesi che
fa Salvatore nel suo scritto – rivista a fumetti bella spessa a a
bassissimo prezzo, stampata su carta da culo e con la massima diffusione
possibile – è stata uno dei miei pezzi forti per anni. Non capivo
perché nessuno, coi giusti e necessari mezzi, non si affrettasse a
realizzare questa idea così geniale! In Giappone lo fanno da decenni e
funziona!
Poi, un giorno, qualcuno ci ha provato a
realizzare un qualcosa del genere, e ovviamente il progetto è fallito
immantinente.
Pare che niente venda sul serio oggi, vero?
...e mi viene in mente Sio che col suo Scottecs ha venduto più di qualsiasi altro fumetto “storico” e allora vedo che tutti i nostri discorsi di “alta filosofia fumettistica” e “ci vorrebbe questo o quello” vanno a finire nel cesso. Ed è segno di grande onestà la dichiarazione, la confessione di Salvatore, ossia di non avere ricette da proporre. Così penso anch’io.
.
.
.
Quindi
rinunciamo volentieri a fare i profeti, perché la realtà smentisce
sempre i profeti (così non fosse saremmo già nel regno di dio!).
Ma
- magari evitando il più possibile pregiudizi stizziti o “tifo da
stadio" - continuare a lamentarci è doveroso e sacrosanto. Specie se la
cosa non si limita a quello, ossia alle pure e semplici lamentele.
Lamentarsi, essere insoddisfatti, è segno di vitalità, è segno che
teniamo davvero all’oggetto di cui ci stiamo lamentando.
Sempre
evitando, per quanto umanamente possibile (e a secondo dell’età che
abbiamo) i pregiudizi e il tifo da stadio o l’odio da social.
.
Carta buona
Il fumetto cambia e penso che ostinarsi a credere che il Fumetto Sia Solo Quello Su Carta è una grandissima - posso dirlo? - sciocchezza (avevo scritto “cazzata” ma pensavo fosse un termine tropo forte).
O vogliamo fare come quelli/e delle “Graphic Novel” che “il
Fumetto è Arte, e finiamola di continuare a chiamarlo con quello schifo
di nome che ricorda i giornalini che poi non ce lo candidano al
premiostacippa”, ossia decidere a priori cosa sia buono e cosa no?
Carta buona, tutto-il-resto cattivo e via di clavate sulla testa? Ma per
carità, no!
Ovviamente siamo liberi di preferire quello che vogliamo, e ci mancherebbe, quindi se per te evviva la carta, evviva la carta tutta la vita!
Ma da qui a ostinarsi sul “i veri fumetti sono solo quelli su carta” beh, no, ma proprio no!
Io penso che i fumetti siano il medium, che non è fatto solo dal supporto. Amo la carta come tutt* voi e non voglio apparire più “aperto e moderno” di quanto non sia. (Tra l’altro: amo anche le foreste e gli alberi.)
Amo
i fumetti, e sostanzialmente se un fumetto mi piace non mi frega
granché del suo supporto. E ritengo che la scelta elettronica in certi
casi sia più ecologica/economica e maggiormente praticabile.
Ehi: lì fuori è zeppo di fumetti non-di-carta (tipo sul web) e moltissimi di essi sono bellissimi! (Non me la tiro eh: li ho scoperti da, tipo, due giorni e mezzo)
Poi, per carità, ognuno ha i feticismi che vuole e che si merita.
E’ un po’ come chi rimpiange i bei vecchi cari adorati quelli sì che erano tempi vinili:
ma certo, ho avuto anch’io tonnellate di vinili e per decenni ho
ascoltato musica solo su vinile (li ho venduti tutti per pagarmi il
primo viaggio in India, per la cronaca. Mai pentito.
Vedere l’India coi miei occhi valeva tutti quei vinili. E, credetemi,
amo la musica alla follia, forse più di quanto ami i fumetti… [1]),
ma la solfa è cambiata, così come non ci sono più le carrozze a
cavalli, e pazienza, viaggiamo lo stesso, no?! Ci sono i cd, gli mp3 e
presto probabilmente ci saranno altri tipi di supporto. Ma la buona
musica mica smette di essere prodotta. E soprattutto, le sensazioni che
mi provoca un buon brano musicale sono indipendenti dal supporto con cui lo ascolto.
.
Edicola
A differenza di Salvatore io sono felice delle millemila ristampe di Kriminal, Alan Ford, Phantom, Mandrake
etc. che invadono le edicole, perché non li ho mica più tutti quei
fumetti (che avevo da giovane) e personalmente sono ben felice di
ri-averli. Ciò mi ha anche permesso di scoprire che alcune cose che
consideravo eccelse all'epoca, ora mi sembrano un po' meno eccelse, ma
va benissimo anche questo! Ben venga tutto ciò che mi stimola
consapevolezza.
Insomma: le edicole non traboccheranno di fumetti come negli Anni 70
– che peraltro sono finiti da un pezzo - ma non possiamo dire che in
giro non ci siano fumetti che costano meno di 30 euro. Che piacciano o
meno a noi vecchietti, è poi un altro discorso.
.
.
C’è la Cosmo
per esempio, Casa editrice della quale per ora non leggo nulla, sempre
per la serie che tutto non si può leggere/comprare, ma che sta comunque
“invadendo” le edicole con prodotti, se non sbaglio, di buona qualità
(qualcun* conferma?) quindi: evviva!
C’è Disney-Panini, che sta inondando le edicole di, secondo me, ottime ristampe (me le sto proprio godendo, detto tra noi!).
Marvel e DC Comics
sono tutt’altro che scomparse dalle edicole e, pregiudizi a parte,
alcune delle storie proposte da questi due colossi americani sono
tutt’altro che disprezzabili! (Certo: per saperlo bisogna leggerle,
quelle storie. Oppure possiamo continuare a lamentarci che l’Uomo Ragno non è più quello di quando avevamo 12 anni e tenere il broncio; come ci pare.)
.
.
Ci sono i manga della Star e di altre case editrici, c’è Bonelli e chissà quanta altra roba mi sto dimenticando!
Tornando un momento alla Cosmo: che sia “materiale francese non recentissimo” che importanza ha? Non amiamo noi per primi i fumetti “vecchi”?
E se queste “storie non recentissime” riuscissero a contagiare altri lettori e lettrici, non sarebbe una bella cosa?
Perché
lamentarci che non si trovano i fumetti “vecchi” e contemporaneamente
lamentarsi perché, invece, si trovano, mi pare un pochettino
contraddittorio.
Sappiamo che i fumetti, ora come ora e
anche per quanto detto fin qui, non sono più tutto questo giro di affari
da centinaia di migliaia di copie vendute, quindi ci piaccia o no sono
diventati un genere di lusso, non certo una cosa popolare alla portata di tutt*.
Ecco
allora che i generi di lusso vengono giustamente venduti nei negozi di
lusso. E' così, è l'economia, è la crisi, è il capitalismo, è quello che
volete, ma per ora non se ne esce.
.
Fumetteria
I fumetti sono diventati costosi, dice Salvatore nel suo scritto (attenzione a dove fai questa affermazione! In certi “forum” o blog dire che i fumetti costano troppo
equivale a farsi lapidare pubblicamente ricevendo nel contempo minacce
di morte! Pensi che stia esagerando? Prova di persona, poi mi dici…) ed è
vero. Infatti tutto ciò che non è prettamente “popolare” diviene
costoso.
Sui volumi "di lusso", caro Salvatore, posso capirti benissimo.
Figurati che in un mondo dove per la maggior parte delle persone conta solo il denaro, io ho scelto di fare il part-time e quindi di avere lo stipendio diminuito di duecento euro al mese, figurati quindi se non capisco la questione denaro-ce-n'è-poco risparmiamo almeno sui fumetti!
Però alcuni (moltissimi a dire il vero) di quei “volumi da 30 euro” che fanno arrabbiare Salvatore, sono semplicemente bellissimi e mi fanno godere come nessun "Piripacchiolino" potrebbe mai fare.
Per ora io mi tengo volentieri i volumi da 30 euro (quando posso...) e spero anche in una rinascita e/o ristampa decente di "Piripacchiolino", certamente, anche se la vedo dura assai.
Però tieni conto che oggi come oggi, prezzo escluso, il volume da 30 euro è "di nicchia" né più né meno di "Piripacchiolino".
Perché il fumetto non è più popolare, appunto.
Non può esserlo.
“Popolare” è un qualcosa che tutti conoscono e che moltissime persone amano (e comprano, o meglio consumano). Ma non è, a mio avviso, garanzia automatica di qualità (anzi, personalmente penso che spesso sia proprio il contrario…). Le telenovelas brasiliane sono popolari, per dire.
E comunque, ripeto, nonostante la crisi e la torta piccola e i volumi costosi e tutto quel che si vuole, le fumetterie traboccano di fumetti bellissimi!
Manga, bedè, supereroi, storie autoconclusive, ristampe, storie
serissime, tristi, allegre, horror, profonde, sciocchine, albi, albetti,
volumi, volumoni, volumetti e tankobon… ecc. ecc. Dire “ce n’è per tutti i gusti” non è un azzardo né retorica, ma la pura verità.
Non posso far finta che tutto questo ben di dio, spesso sceneggiato benissimo e altrettanto benissimo disegnato, non esista.
Per tacere dei prodotti underground e/o di piccole o piccolissime Case editrici, spesso bellissimi e che, magari con un po’ di insistenza, si possono ordinare anche tramite la propria fumetteria di fiducia. Fumetti ben presenti nella realtà fumettistica italiana, ma dei quali si parla ancora troppo poco.
Non
posso, però, ignorare che molto spesso è proprio nei momenti di crisi
che “il prodotto” subisce un’impennata nell’offerta. Non sempre
sostenuta dalla domanda. Non sono economista né sociologo, quindi non
azzardo previsioni, non so come andrà a finire. Ma un qualcosa mi dice
che, con buona pace di tutt*, tra non molto i fumetti cartacei
diverranno da un lato prodotti di super-nicchia e ancora più costosi di adesso, dall’altro, con la proliferazione dei fumetti sul web,
incredibilmente più diffusi, anche se con una concezione radicalmente
diversa da quella che noi vecchi babbioni diamo ad essi.
.
Dei
fumetti per bambini e bambine sono egoisticamente poco preoccupato,
non ho figli/e, i miei nipoti (figli di fratelli e sorelle) si avviano
tutti verso la quarantina; inoltre non sono un fanatico della
perpetrazione della specie ad libitum, quindi …
No, ok, scherzavo, dai. Sono perfettamente cosciente del discorso sui lettori del futuro ecc. ecc. Sono d'accordissimo. Evviva i fumetti per bambini. Ce ne fossero…
Dice Salvatore che Adventure Time e Spongebob
dovrebbero trovarsi in edicola e non a prezzi esorbitanti in
fumetteria. E questo suo desiderio potrebbe essere largamente condiviso.
Sempre che detti fumetti abbiano una chance di sopravvivere in edicola, però. E sempre che – e su ciò ho qualche dubbio – siano davvero fumetti per bambini. (Il fatto che i due sopra citati a me piacciano moltissimo è in effetti una prova a sostegno che siano veramente fumetti per bambini…)
.
.
Momento autobiografico: io da bambino leggevo i fumetti dei bambini e quelli degli adulti
e la mia comprensione arrivava fin dove arrivava, ma sono dannatamente
convinto che l’aver passato così tanto tempo a leggere volumetti o
strisce o intere riviste delle quali capivo poco o nulla sia stato
tutt’altro che tempo “sprecato”. Capivo quel che potevo capire, o quel
che volevo capire: era la mia fantasia a fare il resto. Non sono così
convinto che ai bambini e alle bambine bisogna per forza dare prodotti ad hoc.
A
parte robe di sesso o troppo macabre o troppo cupe, io non negherei a
bimbi e bimbe nessun fumetto. Ma, appunto, non ho né bimbi né bimbe cui
far leggere i miei fumetti.
Comunque, preoccupatevene voi che avete figli, a me la cosa non riesce a preoccupare più di tanto.
.
Personaggi/e che “bucano” o del perché non “bucano”
Del
perché oggi nessuno riesca oggi a creare un personaggio/personaggia che
"buchi" è colpa di molti fattori. Prima di tutto dei tempi.
Non esiste più l’ "andare a bottega", quindi praticamente chiunque, purché con un ottimo seguito sui social o sul proprio blog, può sperare di diventare un Grande Autore.
E vendicchiare quel poco che basta a montarsi la testa, tanto i "fan"
(termine che non necessariamente coincide col termine “lettori”; non
sempre “fan “ e “lettori” sono le stesse persone) saranno sempre dalla
loro parte e li supporteranno per l'eternità. O almeno fino a che non
scopriranno dei fumetti migliori. O finché non si faranno la fidanzata. O
il fidanzato.
L’andare a bottega è stato sostituito con i corsi di fumetto: ce ne sono ovunque in tutta Italia. In alcune di esse, si vocifera, insegnano persone che mai in vita loro hanno pubblicato un fumetto per una vera casa editrice. Ma certamente saranno tutte malignate messe in giro da gente invidiosa. O dalla concorrenza.
A
mio parere un’altra importante causa dell’attuale impossibilità a
creare un/a personaggio a fumetti che “buchi”, è dovuta al “clima”
generale che investe totalmente l’immaginario collettivo (e di conseguenza individuale).
Cerco di spiegare cosa intendo: molto del fumetto “dell’Epoca d’Oro”, quello che ha fatto (o per lo meno ha iniziato) La Storia, derivava da un clima generale proiettato verso il futuro, un clima in un certo senso di speranza e di ottimismo.
Erano “sensazioni” grandemente imposte, certamente, ma pur tuttavia ben
consolidate nell’immaginario collettivo del principale Paese produttore
di personaggi più o meno immortali dei fumetti: gli Stati Uniti
d’America.
.
.
Nella Golden Age del fumetto erano più o meno ancora vive determinate atmosfere ed epopee: la Frontiera, il West, il Futuro, la Conquista, la Fantascienza e, contemporaneamente, una gran voglia di ridere o, all’opposto, di terrorizzarsi con forti emozioni.
Ciò
a mio parere ha favorito la creatività e la conseguente creazione di
vere e proprie icone a fumetti che sopravvivono ancor oggi.
Restando più vicini alla nostra realtà, comunque inizialmente più che influenzata da quella statunitense, i meccanismi furono un po’ diversi: negli Anni 60 infatti furono principalmente gli intellettuali (di sinistra) a rendere il fumetto (americano in primis) fenomeno culturale degno di attenzione, di studio e di stima, oltre che fonte di piacere estetico ed emozionale.
Ma
a parte ciò, l’atmosfera italiana, fino a poco dopo gli Anni del Boom
economico poteva essere più o meno paragonata a quella americana.
.
.
Oggi?
Avete presente “l’atmosfera” odierna?
Oggi
che essere un po’ intelligenti e critici è una cosa da sfottere, quando
non da disprezzare; oggi che conta solo l’avere e l’emergere a
discapito altrui; oggi che qualsiasi valore che non sia quello da
“furbetto del quartiere” (quando va bene) è considerato roba di cui
vergognarsi; oggi che sotto sotto sentiamo tutt* – e probabilmente a
ragione -di essere sull’orlo della distruzione; oggi che i “miti” durano
il tempo di stufarsi dei “click” sui social network…
Ma quali “personaggi che buchino” pensiamo di poter creare, oggi?…
E'
“colpa” anche del fatto che oggi la torta dei fumetti è sempre più
piccola e affollata, le fette da spartirsi sono sempre più piccole e
quindi la guerra non può combattersi sul fronte della qualità, ma di
quello della quantità e della rapidità,
visto che la nostra memoria storica è stata azzerata da qualche anno
(per scopi ben precisi, ma lasciamo perdere la politica). Quindi vai di
miniserie. Poche, maledette e subito. E – opinione personale - la
maggior parte sono anche brutte. Non piangerò per il fatto che finiscono
presto!
.
.
Dice Salvatore: "L'ondata di miniserie pare confermare che neanche gli stessi creatori pensano che i characters della loro recente saga possano sopravvivere più di una decina di numeri."
e concordo anche con le virgole! Oh eccome se gli autori/autrici sanno
che di quei personaggi ce ne dimenticheremo in meno di due secondi! Come
dicevo, l'importante è "pochi, maledetti e subito". E posso capire:
avessi un'azienda, vorrei anch'io determinate garanzie.
Inoltre, come sopra, di autori/autrici veramente in gamba
disposti a prendere 4 soldi a tavola non è che ce ne siano una valanga.
Ed è anche normale che una casa editrice, con la crisi che c'è e le
vendite che latitano, non sia disposta a pagare più di 4 soldi con zero
garanzie in cambio!
Beh, magari evitiamo di
trattenere il fiato mentre aspettiamo la creazione di personaggi/e che
restino, perché non succederà, perlomeno non a breve e rischieremmo di
morire soffocati.
Forse Rat-Man sarà l'eccezione, ma chissà...
.
.
La colpa delle colpe
Ma alla fine delle fini, la colpa delle colpe, la colpa colporum qual è?
Dovrebbe essere tutto colpa della mancanza di lettori/lettrici giusto?
E di chi è la colpa della diminuzione di “consumatori” di fumetti?
Dovrebbe essere dei videogiochi, di internet, di youporn, della pirateria, dei dvd, dei blu-ray, della droga e della musica rock, giusto?
Io,
onestamente, non so proprio di chi o di cosa sia la colpa. Però mi è
venuto in mente questo pensiero: avete presente quegli aggeggi per la
“visione stereoscopica”? Al Museo del Cinema di Torino
ce ne sono un sacco, tutte bellissime. Molte facevano parte di
collezioni private; certo, non erano magari un fenomeno così di massa,
però c’era chissà quanta gente ci andava matta. E un giorno, o meglio
pian piano, scomparvero. Ora si trovano nei musei.
Sono
sparite perché ad un certo punto, forse, non avevano più motivo di
esistere. Chissà quanta gente ci sarà rimasta male: allora non c’erano i
social, altrimenti chissà quante pagine sarebbero state aperte “Per la salvaguardia degli aggeggi per la visione stereoscopica”, con tanto di petizioni da firmare online e blog dedicati. Chissà.
Eppure quegli aggeggi hanno semplicemente smesso di esistere.
Forse un giorno spariranno anche i fumetti. O forse spariranno i fumetti così come li abbiamo conosciuti noi perché saranno diventati un’altra cosa. Più bella o più brutta, chi può dirlo?
Nel frattempo, buone letture!
…a ancora grazie di cuore a Salvatore Giordano!
Orlando Furioso (Maggio 2015)
Note:
[1] …ma allora PERCHE’ non ho aperto un blog musicale???? PERCHE’???… Non lo sapremo MAI.