lunedì 14 giugno 2021

Maledetta balena, di Walter Chendi

Posted: 31 Mar 2016 07:07 AM PDT



Maledetta balena
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di Walter Chendi
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volume unico
cartonato, 164 pag., colore

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euro 16,90
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Tunué

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Certi incontri nascono da un equivoco.
Ci è voluto più di qualche secondo per realizzare che non conoscevo l'autore di Maledetta Balena: avevo subito pensato, in effetti stupito, a un altro Chendi (che amo fin da quand'ero bambino).
Evidentemente l'equivoco ha portato bene, perché ora apprezzo ben due Chendi autori di fumetti.


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L'autore del volume di cui parliamo è Walter Chendi, vincitore del premio Gran Guinigi nel 2010 per il suo volume a fumetti La Porta di Sion (edizioni BD), triestino classe 1950, di cui potete leggere biografia e bibliografia direttamente sul suo sito.
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La mia conoscenza di Walter Chendi, a parte l'equivoco precedente, è partita con un piccolo shock: alla tavola 8, e poi alla 10 e alla 13 di Maledetta Balena ho pensato che non avrei retto la lettura.
Tre tavole di una tale violenza - che alcuno direbbe "grafica" -
che mi hanno spaventato, inorridito (si possono vedere in anteprima qui). Tre tavole non strillate, tantomeno gratuite, anzi fondamentali per la comprensione non solo della storia che ci accingiamo a leggere, ma del significato stesso della guerra, attività che in sé non ha davvero nulla di "poetico".  Tre tavole di un realismo impietoso che "spiegano" la guerra più di un milione di libri.


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Sono ipersensibile, lo so; eppure penso che se guardando quelle tavole qualcuno riuscirà a essere indifferente, ebbene forse è quel qualcuno ad avere qualche problema emotivo...
Voglio comunque rassicurare le altre persone ipersensibili come me: oltre a queste tre fortissime tavole, nel corso del volume non incorreremo più in scene così crude. Vale la pena di affrontare un "piccolo shock" iniziale per godersi la bellezza e la profondità di Maledetta Balena.

La storia è raccontata da un narratore onnisciente, si svolge contemporaneamente su due linee temporali: il 1943 e il mese di luglio di un "oggi" non troppo definito - ma certamente contemporaneo.
Il protagonista è il ventiquattrenne Giovanni Dardini nel 1943 e l'anziano Giovanni Dardini oggi, più che ottantenne, confinato in un letto d'ospedale.

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Le due linee temporali sono unite dai ricordi del protagonista, oggi anziano e molto malato e nel 1944 marinaio del Regio Esecito Italiano "comandato" alla Kosbörg, grossa nave originariamente costruita per la Svezia e rifiutata dal committente (ispirata alla nave svedese Stockholm), ormeggiata al largo di San Nereo, luogo/non-luogo, forse esistente, forse no. 

Il nostro Giovanni del 1943 soffre di terribili incubi a seguito di un attacco navale subito in precedenza (di cui testimoniano le tre terribili tavole di cui sopra); ma non riesce a farsi esonerare dal servizio militare:
"Gli incubi ce li hanno tutti! Non rompere le palle! Stai benone!"
e viene quindi "comandato" in servizio alla nave Kosbörg, la "balena", la sua destinazione. Una "balena" di lusso in cui Giovanni avrà funzione di cuoco; quello che c'era prima è sparito, si è suicidato o ha disertato, chissà.
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Ma Giovanni è anche in ospedale, oggi, più che ottantenne (direi più che novantenne), grave, entra ed esce da un sonno indotto da droghe. Non è sicuro, Giovanni, di quello che vede e che sente, le parole arrivano ovattate e poi quand'è che dorme e quand'è che è sveglio? Quand'è oggi, quando tanti anni fa, su quella nave?
Di sicuro c'è che è stanchissimo e non vuole stare lì, stare lì in ospedale è come morire, mentre su una nave a ventiquattro anni non si pensa certo di morire. E poi ha freddo ai piedi.
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All'ospedale il signor Giovanni è accudito da "Madame Orphin" affascinante infermiera di cui il malato non conosce il vero nome. Forse è venuto qualcuno a trovarlo, ma proprio non riesce a ricordare. E anche mangiare è così faticoso.
Madame Orphin è gentile, forse un po' distante, ha un bel corpo. Ci tiene ai suoi malati? E cosa vuole quel gabbiano poggiato sulla testiera del letto di fronte, quel gabbiano che pare lo segua dal 1943?

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Cosa faccia e quali funzioni abbia chi abita la "balena", perché la nave resti ancorata, dove vadano a finire tutti i viveri fatti acquistare dal capitano sono tutti misteri che Giovanni scoprirà. A disposizione ha una enorme dispensa con centinaia di coperti (piatti, bicchieri, posate, tovaglie...) ma per quanto riguarda il cibo l'abbondanza non è la stessa e ingegnarsi per far quadrare il pranzo con la cena è il suo non facile compito.

"E' truccata da nave ospedale. Solo a tribordo. Verso sud, per risparmiare.
Siamo la guardia. Siamo la manutenzione. Siamo... Siamo i soldati più fortunati di tutta la guerra. concordi?"
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Tra i segreti che Giovanni scoprirà il più bello e il più importante sarà Liliana la figlia del capitano - il comandante Antonio Argentero - che a sentire il padre ha solo quindici anni, ma forse non è proprio così.
Giovanni dovrà portare i pasti a Liliana tutti i giorni, di nascosto dagli altri e ha anche giurato sulla testa di sua madre, il giuramento più sacro!, di non tradire il segreto.
Ognuno ha i propri segreti e sulla
Kosbörg ce ne sono tanti e forse non tutti innocenti. Ma Liliana resta il segreto più bello.
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Anche "oggi" in ospedale ci sono dei segreti, o forse solo delle cose complicate da capire, come per esempio cosa ci fa quel gabbiano sulla spalliera del letto di fronte e perché ora le sue piume sono diventate nere come la notte?...
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La storia dei "due" Giovanni, quello giovane del 1943 e quello molto vecchio sul letto d'ospedale, continua coi suoi incroci e coi suoi salti temporali, tra il racconto di ciò che accadde sulla nave e i pensieri del vecchio nel suo letto d'ospedale. Sono la stessa persona, il Giovanni di oggi è anche - soprattutto, anzi - il frutto di quello che è successo tantissimi anni fa sulla
Kosbörg: come allora anche oggi ci sarà una battaglia da combattere, da vincere; una battaglia di tradimenti, fughe e misteri.
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Walter Chendi è riuscito a bilanciare perfettamente tutto quanto e la storia non perde mai il suo essere avvincente, nemmeno quando le tavole riguardano il letto d'ospedale; gli incroci temporali, i passaggi da un'epoca all'altra, sono gestiti con gran delicatezza e non interrompono mai il flusso della narrazione che anzi diventa via via sempre più avvincente e appassionante.
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In realtà la storia è una e il protagonista è uno soltanto, la bella sceneggiatura dell'autore ci permette di non sentire mai distaccodistanza tra i tempi e Giovanni, l'unico Giovanni Dardini, è una persona, lui e il suo passato e il suo presente sono un tutt'uno e io che leggo ne percepisco intimamente l'unità, il dolore, la confusione, l'estrema bellezza dei suoi atti, di quelli che l'autore ha scelto di raccontarci, passati o presenti che siano.
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Anche se voglio evitare al massimo eventuali spoiler non posso esimermi dallo scrivere che il finale della storia, splendido e commovente, è così liberatorio... magari non nel senso comune del termine, ma i sentimenti che provoca sono umani e potenti e - sì: liberatori.

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Sul Walter Chendi disegnatore la mia suprema ignoranza tecnica mi impedisce, come sempre, di scrivere cose particolarmente intelligenti: se non vi convincono le vignette qui riprodotte non so cos'altro potrebbe farlo.
Lo stile è realistico senza essere pedante; è evidente una costante ricerca della migliore inquadratura possibile, senza voler strafare con inutili "sperimentalismi" o giochi di prospettiva, a meno che non siano utili e funzionali alla narrazione. Lo storytelling è definito e usato con mano così sicura che chi legge quasi non s'accorge di girare pagina.

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Le caratterizzazioni sono tutte accuratissime, anche quella della più modesta comparsa e i personaggi sono rappresentati in modo da risultare persone vere con spessori e sottigliezze, morbidezze, difetti, vera carnosità. Lo stesso vale per i paesaggi e gli animali.
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Mi pare che il ruolo dei colori sia più simbolico che descrittivo: pur mantenendo una solida base realistica, la scelta dei colori nelle varie situazioni crea stati d'animo, più che effetti di realtà concreta.
Da sottolineare l'uso originale, direi quasi spregiudicato,  se non addirittura rischioso, delle onomatopee che entrano a far parte della narrazione in modo "rumoroso" e con caratteri e colori che potrebbero rischiare un momentaneo "sbilanciamento" con la narrazione: personalmente ritengo che un tale "sbilanciamento" sia stato sfiorato in un paio di tavole, ma per tutte le altre il gioco dell'originalità onomatopeica è ben riuscito.
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Infine oltre a consigliare caldamente la lettura di Maledetta Balena segnalo che sul blog Cosa sono le nuvole (che trovate anche lì a destra tra i miei preferiti) c'è una bella e molto interessante intervista a Walter Chendi che vi consiglio altrettanto caldamente di leggere
                                                                                                          

Orlando Furioso (Marzo 2016)