martedì 15 giugno 2021

PINOCCHIO, di Chauvel - McBurnie

 Posted: 08 Jul 2016 04:23 PM PDT

Pinocchio
 

di David Chauvel sceneggiatura

e Tim McBurnie disegni


tratto da Pinocchio
di Carlo Collodi


volume brossurato
88 pag. a colori


euro 14,90


Tunué
collana Tipitondi.

"Vi prometto, babbo, che imparerò un'arte, e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia."
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Pinocchio è uno di quegli argomenti che fa discutere, in casa nostra. Per la precisione ogni volta che lo si nomina (e vi prego, non chiedetemi/vi perché in casa nostra si nomini così tanto Pinocchio...) io e il mio unito civilmente dello stesso sesso finiamo per litigare. E noi normalmente si litiga pochissimo, davvero.

Per lui - che lo detesta - il libro di Carlo Collodi è moralista, crudele, cupo, spaventoso... per me pure.
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...ma allora sto dando ragione al mio compagno?? No, o meglio, certo che ha ragione quando parla di una favola bigotta, moralista, crudele; ma è esattamente questo che sono le fiabe, tutte, partendo addirittura da Esopo e andando sino a Perrault ai Grimm, per non parlar di Andersen: l'avete mai letta la vera Sirenetta? Una cosa da straziare il cuore e far scivolare nella più nera depressione! Altro che la versione edulcorata - e splendida - di Walt Disney! Già, le favole sono dannatamente crudeli e in genere la morale è "temi dio, sii ruffiano coi potenti, non uscire dal seminato, sii conformista e vendicati di cento volte di quello che ti hanno fatto passare".

Quindi sono daccordo col mio compagno sul giudizio in merito a Pinocchio, ma la differenza è che io quel libro lo adoro sin da quand'ero piccolo, lo rileggo periodicamente (sprofondando ogni volta in una cupa depressione) e ne colleziono qualsiasi tipo di trasposizione.

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Questo bellissimo volume edito da Tunué - un vero gioiello - ha infine messo d'accordo me e il mio compagno: non appena intraviste le tavole e gli splendidi disegni di Tim McBurnie non abbiamo potuto lasciare il volume in fumetteria, me ce lo siamo portato a casa. Immagino che lui abbia solo "guardato le figure" - comunque, a parere di entrambi, una festa per gli occhi - mentre io mi sono goduto per l'ennesima volta la mia fiaba preferita [1] sceneggiata da David Chauvel .
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Sia la sceneggiatura che la traduzione di Stefano Andrea Cresti sono molto fedeli all'originale di Collodi e questa apprezzatissima scelta di fedeltà dona all'intero volume un'atmosfera completamente antimoderna e fuori dal tempo, proprio come a mio modesto parere dev'essere compiuta la migliore interpretazione di Pinocchio.

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Finalmente, invece, non viene rispettata l'errata tradizione - derivante dal Collodi stesso - di chiamare Pinocchio "burattino": il ragazzino di legno è infatti, com'è noto, una marionetta, pur non avendo bisogno di fili manovrati da terzi per muoversi.
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La fedeltà all'opera originale non significa pedissequità: non tutti gli episodi del libro vengono qui trasposti e il risultato è un libro a fumetti che si può leggere (sia a se stessi che ad altri, magari più piccoli) agevolmente e in tempi non troppo lunghi, nonostante la bellezza dei disegni fa sì che spessissimo ci si fermi per minuti interi a gustare ogni più piccolo particolare di una tavola o di una singola vignetta.
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Non è stato comunque saltato nessuno degli episodi salienti del romanzo originale che, anzi, qualche periodo involuto e riempitivo non se lo risparmia: ricordiamoci che Pinocchio è stato originariamente pubblicato a puntate in un giornale per bambini.

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Non fraintendiamoci, non sto dicendo che questa trasposizione sia più bella dell'originale, anche perché mi sembrerebbe sciocco fare paragoni tra un originale e una trasposizione fatta con/su un medium differente [2].
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Lo sceneggiatore David Chauvel ha fatto una giusta scelta, dettata da evidenti esigenze editoriali: d'altronde una trasposizione a fumetti pedissequa sarebbe stata lunghissima, pesante e certamente avrebbe avuto meno appeal rispetto a questo splendido volume. Chauvel sceglie un tipo di sceneggiatura estremamente rispettosa del racconto, ma allo stesso tempo fluidissima, che rende il volume estremamente leggibile a sé e senza un momento di stanca.
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Anche la scelta interpretativa grafica compiuta da Tim McBurnie è stata precisa e originale, diversa dalle immagini cui bene o male siamo abituati: se pensiamo al Pinocchio disneyano, o quello dello sceneggiato televisivo, o a quello del grande maestro Jacovitti o alle prime - e in un certo modo canoniche - illustrazioni originali di Ugo Fleres o di Enrico Mazzanti, ci accorgiamo che l'interpretazione di McBurnie è completamente diversa, persino un po' spiazzante inizialmente.

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La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, ognuno di essi è rispettoso dell'opera di Collodi e originale al tempo stesso, per quanto possa essere originale una trasposizione; i personaggi mostrano in modo aperto i loro sentimenti e questo va a vantaggio della narrazione, della leggibilità e della godibilità dell'opera.
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McBurnie è un gran disegnatore, le espressioni dei suoi personaggi sono ricche e coinvolgenti, i paesaggi e i particolari delle scene esterne sono veri gioielli e come colorista non è da meno: una delle ricchezze di questo volume infatti è proprio il colore. Tutto si gioca in un contrasto alternato tra i toni del blu e del verde e quelli del rosso e del marroncino (i colori del cielo, del mare, della passione e del legno) e il risultato sono delle tavole che incantano gli occhi per bellezza sia di segno che di colore.

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I caratteri dei personaggi sono abbastanza fedeli all'opera originale, ma certe caratteristiche sono state accentuate o meno da parte degli autori del fumetto: sì fedeltà, ma con la possibilità di interpretazioni personali che non stravolgano l'essenza, ma che anzi arricchiscano le possibilità di interpretazione (e identificazione) da parte di chi legge.
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Personalmente ho trovato la marionetta Pinocchio, per lo meno nella prima parte del volume, un po' più insensibile e anche più sciocchino (mi verrebbe da dire persino un po' più cattivello) di come io sono abituato a pensarlo; il personaggio di Geppetto, invece, è tutto giocato sulle corde dell'emotività e del sentimento: a mio parere è lui il vero eroe della storia, quello che ne passa di tutti i colori pur di salvare questo suo figlio scapestrato e incapace di mantenere la sia pur minima buona intenzione.

Gatto e Volpe, graficamente splendidi, non hanno una grandissima personalità, ma recitano dignitosamente il loro ruolo [3]; ho adorato Mangiafuoco che, proprio come nel romanzo di Collodi, è un riuscito mix di crudeltà sbandierata e buon cuore che non vuole mostrarsi per timore di perdere autorità.

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La Fanciulla dai Capelli Turchini aka Fatina dai capelli turchini è una vera, scusate, stronza, noiosa e bigotta, che fa leva unicamente sui luoghi comuni e sui sensi di colpa da instillare in Pinocchio, ottenendo tra l'altro esattamente il contrario di quanto si propone. E infatti quel disgraziato di Pinocchio le è talmente "affezionato" che non riesce a trascorrere con lei più di qualche (noiosissima e faticosa) ora, prima di trovare qualsiasi, qualsiasi scusa per scappare da lei. Anche nel libro originale di Collodi non scherza eh: muore, non muore, e prendi la medicina, e se non la prendi forse muori, e studia, e lavati bene dietro le orecchie, e di notte tieni le mani ben visibili sopra le coperte... (ok, le ultime due cose sono frutto della mia personalissima interpretazione).
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Una particina, quasi una comparsata - e bene così! - per il Grillo Saggio, uno dei personaggi più, scusate, spaccamaroni della storia della letteratura mondiale, oltre al fatto che, diamine, è un insetto!
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Abbiamo un Lucignolo forse un po' sotto tono, ma almeno ci vengono risparmiate le descrizioni delle crudeltà che la sua più che comprensibile voglia di divertimento gli procura, sempre per questa legge del contrappasso delle favole per cui più sei outsider, più verrai punito per aver osato esserlo. Veramente maligno e inquietante, invece, l'Omino di Burro; pesonaggio che sin da piccolo mi ha sempre fatto venire la pelle d'oca!

Davvero ben sviluppata, e graficamente deliziosa (vabbé, ma ogni vignetta di questo volume è deliziosa!) è la parte di Pinocchio-cane da guardia, metafora di molte brutte e italianissime cose...
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Stupenda la parte del Pesce-cane (stupenda soprattutto graficamente: non ho messo immagini a tema perché non voglio rovinare la sorpresa di come esso sia stato interpretato) e del ritrovamento padre-figlio, mentre grazie al cielo ci viene risparmiata tutta la solfa iper-sentimentalista dei mesi trascorsi in una misera capanna a patire freddo e fame (e depressione).
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Dunque la parte preminente in questo Pinocchio è - a mio parere giustamente - quella drammatica: poco spazio è lasciato alla comicità (che pure è presente in piccole dosi ben gestite), molto invece ai sentimenti dei personaggi, che sono la cosa più importante.

Questo volume - posso ripeterlo? un gioiello! -  è consigliatissimo non solo ai giovani lettori e alle giovani lettrici, ma a chiunque, veramente a chiunque ami anche solo un pochino il personaggio di Pinocchio e a chiunque abbia piacere e diletto nel leggere una storia a fumetti ben scritta e straordinariamente ben disegnata, come concorda anche il mio compagno (che, per la cronaca, è un ex disegnatore Bonelli - tra gli altri - e di disegno se ne intende giusto un pochino, oltre ad avere gusti davvero difficili).
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Pare banale dirlo, ma potrebbe essere un ottimo regalo per chi - già amante dei fumetti di suo - magari si ritrova pure qualche marmocchio/a per casa e non vede l'ora di legger loro, o di far loro leggere, qualcosa di più ricco e di più bello di ciò che normalmente passa il convento.
Buona lettura.



Orlando Furioso (Luglio 2016)
 

Note:

[1] Tecnicamente Pinocchio non è una favola né una fiaba; nonostante ciò ha molte caratteristiche in comune con i due tipi di racconto, come la presenza di animali antropomorfi e parlanti, l'intento morale(ggiante), le leggi di natura non rispettate ecc. Ad ogni modo pesonalmente lo considero un romanzo di formazione originariamente dedicato all'infanzia.
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[2] Una delle più belle trasposizioni di sempre di Pinocchio - forse proprio la più bella - è lo sceneggiato televisivo diretto da Luigi Comencini nel 1972, che ho rivisto alcuni anni fa in dvd (e che mi ha fatto piangere quasi tutte le mie lacrime...)...
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[3] Col Gatto e la Volpe è sempre difficile, per me, dimenticarmi anche solo temporaneamente della magnifica, commovente, straziante interpretazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nello sceneggiato televisivo...
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