domenica 13 giugno 2021

Sandro, di Alice Socal

 Posted: 12 Oct 2015 02:14 PM PDT




Sandro


di Alice Socal


brossura, 120 pag. b/n + bicromia


euro 15


Eris edizioni







"...e poi c'eri tu.
Tu non mi potevi mai lasciare solo.
Dovevi starmi sempre accanto.
Sempre ad aspettarmi pronto con un abbraccio."

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Mi piace la casa editrice Eris, mi ci sono affezionato; sono andato ad alcune loro presentazioni di fumetti e di libri e mi sono sempre sentito, come dire, un po' "a casa". Siccome penso (ancora) che il contenitore è il contenuto, quando prendo un libro Eris non sto a fare tanti pensieri: lo prendo e so che le lunghezze d'onda, la mia e le loro e delle loro autrici e dei loro autori, si incontreranno molte volte e io sarò contento.

Fu nel volumetto Fantasmi coprodotto anche da Eris che incontrai per la prima volta Alice Socal e proprio in base a questo ricordo quando ho trovato il suo volume - Sandro (ad un banchetto di Eris alla festa di Radio Blackout) - l'ho preso subito, senza bisogno di tante riflessioni: m'è bastata una sfogliata veloce, il constatare che il segno dell'autrice di Mestre (che vive ad Amburgo) era maturato e diventato ancora più bello, quella copertina che mi ha subito colpito.
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Se sono qui a cercare di parlare di questo libro è perché, naturalmente, mi è piaciuto moltissimo [1].
Sandro non è una storia facile, anche se credo che nel profondo e in tempi diversi nella/della vita, ogni persona abbia provato, o almeno assaggiato, le emozioni e la crisi che colpisce il protagonista della storia e questo favorisce un'identificazione immediata (nel mio casop anche un po' dolorosa) col protagonista. Il quale, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non si chiama Sandro.

Certo che c'è un Sandro nella storia, anzi è quasi importante come il protagonista, ma ne parliamo tra poco.
Il protagonista, la persona con cui chi legge si identifica necessariamente, è un ragazzo, poi uomo, che tutti chiamano Pallas - anche se non è il suo vero nome e il suo vero nome non lo sappiamo - e che sta per compiere ventisei anni.
Il libro comincia con Pallas ragazzino. Già dalla terza pagina conosciamo Sandro, una presenza che possiamo vedere solo noi che leggiamo, Pallas e naturalmente Alice Socal che ha scritto e disegnato la storia.
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Sandro è l'amico immaginario di Pallas. Un amico tenero, coccoloso e protettivo, talmente protettivo da diventare soffocante, specialmente se stai per compiere ventisei anni. Sandro è un po' come certe mamme (forse anche come certi papà?), solo che è molto più tenero e apparentemente passivo, "a disposizione", sempre pronto a consolare Pallas con un avvolgente abbraccio. Con un avvolgente e soffocante abbraccio.

Non c'è nulla di male, sia chiaro. Sandro fa ciò che sa fare, ciò per cui è stato creato, non obbliga niente e nessuno, lui semplicemente c'è. Non ha chiesto lui di venire al mondo. Almeno credo.

Pallas non è un uomo speciale, è esattamente come tutt* noi (tranne eccezioni, per carità!), tenero e spaventato e incredibilmente solo. Ma non passa il tempo a lagnarsi, non pensiate per favore a questo fumetto come a una di quelle lagne introspett-hipster che usano il fumetto come medium solo perché va di moda nelle librerie "giuste".
Pallas non è uno stereotipo, è proprio una persona (di carta, certo, ma pur sempre una persona) anche se la sua storia magari è un po' più intensa, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di farne un fumetto.
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Il nostro Pallas ha un bel paio di baffi, di quelli che non vanno molto di moda e gli danno, anzi, un'aria molto più vecchia. Anche il suo fisico (lo vedete qui sopra) non è esattamente quello di uno scattante ventiseienne, è appesantito e un po' curvo, incredibilmente reale (non intendo "realistico"!). Il suo volto è poco definito, un po' come tutti i volti dei personaggi di questa storia; mentre molto definiti sono i corpi, i volumi, gli ambienti, gli oggetti. Molto concreta è la stessa atmosfera che tutto avvolge: una sorta di lieve grigiore, non eccessivamente drammatico, non eccessivamente depressivo, non eccessivo e anzi un po' consolatorio, come una specie di coccola distratta fatta con poco affetto. Niente di pericoloso, apparentemente.

Che cosa faccia Pallas nella vita non ci è dato saperlo, probabilmente perché non sarebbe stato interessante né utile saperlo.
In una delle sue visite al supermercato Pallas incontra un'oca tricipite - o forse sono tre oche che condividono un corpo - che gli si propone/propongono come life-coach, per renderlo migliore, più attivo, più felice. Il tutto accade proprio nel giorno prima del suo compleanno. Forse l'oca tricipite ha/nno subodorato un potenziale cliente ammalato di solitudine. Pallas comunque la/le manda elegantemente a cagare, anche se rivedremo l'oca più avanti nella storia.
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Solo Pallas lo è davvero ma anche se indulge in tristi nostalgie non sembra un uomo disperato. Probabilmente non lo è oppure la sua disperazione è sottile e interiorizzata al punto da non apparire mai eccessiva. Sta di fatto che al suo compleanno l'unica "persona" che torna a trovarlo è proprio Sandro.
Proprio quel Sandro che con la sua tenerissima e soffocante presenza protettiva gli aveva rovinato tempo prima alcuni potenziali bei momenti (specialmente quelli con le ragazze). Beh, capisco che la tentazione di una banale ancorché "realistica" spiegazione psicologica parrebbe quasi inevitabile, vero?: come può una presenza immaginaria aver rovinato momenti di intimità? E' evidente che tutto ciò nasconde blablabla bla blabla bla...

...Comunque stiamo parlando di una storia a fumetti, non della realtà, teniamolo sempre presente. Una storia interpretabile in modi canonici e banalmente "realistici" non interessa granché e credo proprio che Alice Socal, l'autrice di Sandro, non fosse interessata a creare meccanismi di quel tipo.

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Insomma, alla fine unico partecipante, organizzatore, non-invitato alla festa per il compleanno di Pallas sarà proprio Sandro, che per essere una presenza immaginaria "facilmente interpretabile" prepara pure delle ottime crostate.
In questa parte della storia l'autrice mette in scena una grande quantità di simboli forti, potenti, di sogni, desideri.
Torna/no l'oca tricipite life-coach e Frank, un vecchio amico - stavolta non immaginario - di Pallas. Due solitudini, due vite a rischio-fallimento (perlomeno per i parametri usualmente accettati dalla maggioranza), nostalgie, racconti e decisioni fondamentali da prendere, non voglio rovinare la lettura a chi intendesse sperimentare di persona l'avvolgimento affettivo che procura questo fumetto.
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Si giungerà a un finale, non completamente narrato, probabilmente interpretabile in più modi e comunque così commovente e dolcemente ironico.
Leggere Sandro è un'esperienza intensa che mi auguro vorrete fare.
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...Dicevo prima che il contenitore è il contenuto: ebbene ciò vale a maggior ragione per Sandro: la storia è i disegni, che a loro volta sono la storia. Non è possibile né pensabile una scindibilità, gli uni senza l'altra non potrebbero sopravvivere: tant'è vero che leggendo/guardando Sandro si ha la sensazione di un tutto che scorre (sebbene interpretabile soggettivamente in alcune sue parti, così com'è per qualsiasi storia degna di questo nome), che però non sarebbe raccontabile se non nella sua unità grafico-narrativa.

Pur essendo Sandro una vera storia, con un punto d'inizio e una fine (commovente... ma anche ironica e liberatoria, come dicevo poche riche fa), narrarne una trama lineare ne impoverirebbe necessariamente il contenuto, la bellezza e la sua ragion d'essere.
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Cerco di spiegarmi un po' meglio, prendendo ad esempio un'opera a fumetti di tutt'altro genere che mi è piaciuta (la prima che m'è venuta in mente): All-Star Superman. [2]
E' evidente che anche All-Star Superman è una storia in cui trama e disegni si intersecano, anzi si giustappongono per usare una definizione di Scott McCloud, per formare quell'unità narrativa che ha nome "fumetto" e nello specifico All-Star Superman. Però All-Star Superman posso raccontarlo in mezza pagina di word senza - come dire - snaturarlo (e senza disegni esplicativi).
Sandro, invece, sembra nato direttamente come emozione disegnata. Non so, magari sto dicendo cazzate; certe cose sono così difficili da comunicare, anche se nella mia testa non mi appaiono così confuse... forse sto solo cercando di spiegare a me stesso la differenza tra "pop" e "indipendente" dove con "indipendente" intendo al di fuori dei pastrani commerciali (per quanto piacevoli) e ai canoni obbligatori del "pop"?...

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Non ho parlato molto dei bellissimi disegni di Alice Socal (un po' potete vederne qui, un altro po' nell'anteprima del libro disponibile sul sito di Eris) perché sapete che sulle cose meramente tecniche m'impappino sempre e m'imbarazzo un po'.
Il segno di Socal è ricchissimo e ogni minima sfumatura è frutto di scelta ponderata, questo lo si vede benissimo.
Le matite dell'autrice riescono a essere di una morbidezza avvolgente o di una secchezza da sembrare rapidograph (o simili), ma ripeto le mie cognizioni tecniche sono così risibili.
Potrei sbagliarmi, ma le tavole originali potrebbero essere di dimensioni abbastanza grandi.
In alcune tavole è distinguibile la "trama" della matita e l'effetto è caldissimo.
Le tavole in bicromia (i ricordi) sembrerebbero virate in fase di stampa, o sono fatte originariamente a sanguigna? Non lo so dire, ma l'effetto è sempre molto bello, intenso, emozionale. Affettivo.

Complimenti sinceri ad Alice Socal e buona lettura a voi tutt*.
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Orlando Furioso (Ottobre 2015)

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Note:

[1] "Da anni non scrivo più delle cose che non mi sono piaciute o che non mi interessano, credo sia tossico occuparsi di un qualcosa che non ti interessa e non ti stimola positivamente. Credo sia tossico essere cattivo, credo che faccia male a te e a chi ti circonda, l'ho visto in azione per troppo tempo.
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Non guardo più le statistiche degli ingressi e ultimamente ho tolto anche i pulsanti per lo share sui social, quindi non posso sapere come stia Malpertuis a numeri, ma a giudicare dai commenti ho perso tantissimi lettori (intendo un qualcosa intorno all'80%), pazienza, mi sento meglio io e conta di più.
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Non parlo più di scrittori come i due che hai citato, mi spiace, è il mio tempo, è l'unica cosa che possiedo, sprecarlo è un crimine, non posso quindi spiegarti meglio perché per me non valgano molto e non amo rompere le balle a chi invece li adora [...].
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Solo recentemente ho cominciato a non leggere più nemmeno le “recensioni “negative scritte da altri blogger e critici, le trovo desolanti, mi spiace che ci siano così tante persone che amino spalare merda quando potrebbero scrivere bene di altro, conosco anche le motivazioni che accampano, credo che siano solo scuse ma oh, bella per loro, mi aiutano a selezionare i blog da leggere o da non leggere e a risparmiare tempo." Elvezio Sciallis(perché lui lo sa dire e spiegare assai meglio di me)
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[2] Chissà che diavolo di associazione inconscia avrò mai fatto per passare improvvisamente da Sandro a All-Star Superman... non riesco a immaginare due modi di narrare più diversi! E, anche, due tipi di emozioni così diverse derivate dalla lettura dell'una e dell'altra opera: tanto All-Star Superman è plasticosamente, e deliziosamente perché no, mainstream, studiato a tavolino e fatto per piacere a un vasto pubblico, così Sandro mi dà una infintamente maggiore sensazione di autenticità e di, ecco, onestà, nel senso di messa a nudo di sensazioni ed emozioni dolorose ma condivise intimamente. Ecco, dirò che Sandro ha un impianto affettivo reale laddove All-Star Superman ha un tipo di affettività consolatoria e decisamente glamour. Ripeto, mi piacciono entrambe queste opere :)
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