Posted: 29 Mar 2015 09:24 AM PDT
di
Teresa Radice, testi,
e
Stefano Turconi, disegni
dal romanzo di Robert Louis Stevenson
su Topolino nn. 3094, 3095, 3096
euro 2,50 cad.
.
“Ricordo di essere rimasto ipnotizzato dalla vistosa cicatrice bianco livido che gli tagliava la guancia destra, mentre si appoggiava al bancone per chiedere…”
”TE’ NERO DOPPIO NON FILTRATO CORRETTO CON ACQUARAGIA, RAGAZZO!”
Procuratevi i numeri di Topolino settimanale 3094, 3095, 3096.
Non so come funzioni la richiesta arretrati alla Panini,
ma se vi siete pers* questi tre numeri chiedete all’edicolante, al
vostro fumettaro, telefonate alla Casa editrice, fate quel che volete,
ma procuratevi questi tre numeri.
Troppo spesso si abusa di termini come “capolavoro” (su questo blog poi, con le iperboli ci si sguazza!) eppure vi assicuro che termini come “capolavoro” e “gioiello” e ancora “speriamo che ripubblichino presto la storia in volume cartonato!” non sono esagerati in questo frangente.
Ogni cosa, compresa una bellissima storia a fumetti, ha qualche magari minimo difettuccio, giusto?
Sbagliato. Ci sono le eccezioni, visto che L’Isola del Tesoro di Teresa Radice e Stefano Turconi non ha nessun difetto, ma è pura delizia. Esagero? Leggetela e ne riparliamo.
E dire che partivo prevenuto…
Di
tutte le tonnellate di “letteratura per ragazzi” (così ce la
spacciavano ai miei tempi) che ho divorato da fanciullo, l’unico libro a
non essermi mai piaciuto – anzi: temo di non essere mai arrivato alla
fine! – è proprio L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. (E ora fatemi pure causa)
Ma la versione disneyana che ne hanno tratto Radice e Turconi mi ha riappacificato con l’idea di questo famosissimo romanzo e può darsi che decida di dargli un’ultima possibilità.
Nelle
storie a fumetti il rischio di “saltare qualche pagina”, o magari di
sfogliarne solo velocemente le figure, è sempre presente perché può
capitare, anche nelle storie migliori, che ci sia qualche “riempitivo”,
qualche passaggio non particolarmente riuscito, o c’è magari una grossa
concentrazione di attenzione sul protagonista mentre i personaggi di
contorno sono tratteggiati appena e questo indebolisce un po’ quelle
pagine “da scorrere velocemente”.
Ebbene posso affermare in tutta sicurezza che ne L’Isola del Tesoro di Teresa Radice e Stefano Turconi
non c’è una sola vignetta “meno degna”, nessuna pagina da “saltare” o
da leggere “un po’ più velocemente”, nessuna battuta di troppo, nessun
calo.
E’ un’affermazione forte, ma della quale non ho bisogno di
assumermi alcuna responsabilità in quanto è la storia stessa a
comunicare tutto ciò e se al mondo c’è qualcuno a cui questa storia non
piace… beh, per una volta posso proprio dire che è un problema tutto
suo!
La storia, divisa in tre puntate, è composta da 93 splendide tavole e ogni personaggio, dal protagonista Jim Topkins, un Topolino ragazzino di una tenerezza disarmante, al deuteragonista Long Pete Silver, un Gambadilegno meravigliosamente ambivalente e, finalmente, con una vera gamba-di-legno, al Dottor Livesey, un Orazio mai visto così espressivo, a tutti gli altri (compreso un redivivo Plottigat e una mai dimenticata zia Topolinda) ogni personaggio dicevo è tratteggiato con una profondità tale che la storia prende letteralmente vita sotto i nostri occhi e i personaggi diventano persone.
Per quanto mi riguarda quello che amo, e che mi ha fatto ridere tantissimo, è il fantastico Ben Goof, un Pippo schizofrenico con una esilarante doppia personalità che lo porta a litigare continuamente con se stesso! Ben Goof è un personaggio cardine per la trama de L’Isola del Tesoro e date le sue caratteristiche non è un personaggio di facile gestione e il rischio che potesse diventare una mera “macchietta folle” avrebbe potuto essere grande. Se però non stessimo parlando di Teresa Radice e Stefano Turconi, un’autrice e un autore che mi sembrano completamente immuni da rischi del genere!
Indipendentemente da quale sia il mio personaggio preferito in questa storia (che resta Ben Goof – Pippo) la coppia di autori riesce infatti a caratterizzare in modo perfetto e funzionale alla storia tutti i personaggi, sia graficamente che caratterialmente rivelando, a mio modo di vedere, una passione e un amore fuori del comune per ciò che stanno scrivendo e disegnando, col risultato di produrre una storia perfetta, coinvolgente sin dalla prima vignetta, con un’alternanza di ritmi che fa sì che il mio cuore di lettore batta all’unisono con quello della storia e di tutti i personaggi, lasciandomi alla fine felice per una lettura così appagante e un po’ triste perché… perché è finita la storia.
Non avendo mai terminato la lettura del romanzo originale non so dire se e quanto questa versione de L’Isola del Tesoro sia “fedele” all’opera di Stevenson e francamente credo che la cosa non abbia alcuna importanza. Certo Radice è partita senz’altro da dell’ottimo buon materiale originale (anche se non l’ho letto, immagino che il romanzo di Stevenson sia bellissimo, no?) ma sono sicuro che abbia reso suoi (e quindi nostri) in modo unico e originale i personaggi, le ambientazioni, le atmosfere e che, insieme a Turconi, abbia raggiunto questo meraviglioso risultato per meriti esclusivamente suoi.
Facendo
qualche accenno ai disegni [n.b. causa scanner “della mutua” quelli che
vedete qui riprodotti hanno i colori abbastanza diversi dagli
originali; sorry], essi sono così belli da sperare, come dicevo poco
sopra, in una prossima edizione cartonata “di lusso”; non so se lo
stesso Turconi abbia realizzato anche le chine e la colorazione: sono comunque molto, molto belle anch’esse.
Turconi,
così come Radice nella sceneggiatura, ha la capacità di esprimere
graficamente in modo sublime sia scene e situazioni altamente
drammatiche che ironiche ed esilaranti e, come dicevo sopra, di
alternare il ritmo tra esse in modo mai stancante e anzi molto
coinvolgente.
Vediamo infatti, per esempio, un Jim Topkins – Topolino con fattezze tenerissime e molto kawaii
sfoderare quand’è il momento il suo lato coraggioso e intrepido e
assistiamo al suo sguardo che, come fosse di carne ed ossa, si trasforma
sotto i nostri occhi assumendo mille espressioni che trasudano sentimenti intensi e fanno sì che la storia abbia un calore che scalda per davvero.
Di sentimenti – e situazioni - ce ne sono molti e molte nella storia: dalla voglia di avventura del giovane Jim Topkins all’amicizia intensa (e piena di soprese) con un rude ma irresistibile Long Pete Silver e ci sono complotti, tradimenti, agguati…
E poi ancora ci sono quelle navi, l’oceano, la foresta e i paesaggi bucolici di inizio e fine storia che da soli varrebbero l’acquisto, come si suol dire.
Nelle pagine immediatamente successive al primo episodio, sul n. 3094 di Topolino, c’è un’intervista alla coppia di autori che, se ce ne fosse mai stato bisogno, ce li rende ancora più simpatici.
Erano decenni che non aspettavo con ansia il mercoledì, giorno di uscita del Topolino settimanale, eccezion fatta per lo spettacolare Moby Dick di Artibani, Mottura, Andolfo, il mirabolante Lo strano caso del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde di Enna, Celoni, Andolfo o ancora l’incredibile Dracula di Bram Topker, sempre di Enna, Celoni, Andolfo.
(Purtroppo a questa triade non posso aggiungere il recentissimo Topolino e L’Impero Sottozero di Casty, autore che pur amo molto: ho trovato questa storia eccessiva, confusionaria, troppo piena di cose e un po’ forzatamente collegate tra loro, un minestrone che ho trovato indigesto, meravigliosi disegni a parte.)
Concludo
questa mia appassionata dichiarazione d’amore dicendo che, se non fosse
stato abbastanza chiaro finora, consiglio caldamente la lettura de L’Isola del Tesoro di Teresa Radice e Stefano Turconi a chiunque… proprio a chiunque, indipendentemente da età, gusti fumettistici e da eventuali pregiudizi per le produzioni targate Disney, certo come sono che nessun* si pentirà della scelta.
Buona, buonissima lettura!
Orlando Furioso (Marzo 2015)