Posted: 27 Apr 2018 12:58 PM PDT
ONE!TWO!THREE!FOUR!
RAMONES
.di Cadène - Bétaucourt - Cartier
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Edizioni BD - QUI tutte le info
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Si sa che col Punk ho qualche personale conto aperto...
Anche coi pregiudizi non me la cavo male.
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Non sapevo dell'esistenza di questo volume e quando l'ho visto qualche giorno fa nella mia fumetteria di fiducia (molto più amici/amiche che "negozianti") la prima cosa che mi sono detto dopo averlo sfogliato è stata "Ca**o... anche se gli autori sono francesi mi tocca comprarlo!".
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Perché si sa, sono un ragazzo (...) sensibile e quando mi scotto me la prendo, anche quando non è colpa di nessuno.
Ora, siccome nel più o meno recente passato, per dar retta a certi hype, ho letto ben tre [e non potevo fermarmi alla prima?...] opere di un autore francese che mi hanno provocato un pericoloso inizio di morte-per-noia, seguìto da una sorta di temporanea allergia a qualsiasi cosa venisse da Oltralpe, ho comprato RAMONES quasi per "dovere", dato che i Ramones, per lo meno i "primi" Ramones, sono uno dei miei miti personali.
Ora, siccome nel più o meno recente passato, per dar retta a certi hype, ho letto ben tre [e non potevo fermarmi alla prima?...] opere di un autore francese che mi hanno provocato un pericoloso inizio di morte-per-noia, seguìto da una sorta di temporanea allergia a qualsiasi cosa venisse da Oltralpe, ho comprato RAMONES quasi per "dovere", dato che i Ramones, per lo meno i "primi" Ramones, sono uno dei miei miti personali.
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L'ultimo pregiudizio - quello però mi sa che a scardinarlo sarà dura - è che col punk i Francesi c'entrino pochissimo. Col rock in generale, mi verrebbe da dire. A parte i Magma, i Trust e più recentemente i (grandi) Alcest non credo di aver comprato mai un disco di musica che arrivasse dal Paese dei Gianfransuà (copyright Doc Manhattan).
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Poi magari sì, ho altri dischi francesi ma in questo momento non mi vengono in mente (il che qualcosa vorrà dire); e aggiungiamoci pure il fatto che la stragrande maggioranza delle band storiche francesi di Black Metal - "genere" che adoro, fatemi pure causa - sono palesemente gneognazzziste. [1]
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Quindi, insomma, me ne sono tornato a casa col mio volume francese, ho fatto sprofondare il mio corpo sul divano, Camillo mi si è addormentato su una coscia e ho letto il volume tutto d'un fiato, evitando - almeno durante la prima lettura - di mettere i Ramones in sottofondo, per non essere in qualche modo "condizionato" e trovare il volume più bello di quel che sarebbe stato in realtà.
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Ora, eviterò di mancare di rispetto a chi mi sta leggendo andando a cercare in rete notizie sui tre autori di Ramones e copincollandole creativamente qui sotto fingendo una conoscenza che non ho nemmeno di striscio.
Non ho la minima idea di chi siano Xavier Bétaucourt e Bruno Cadène (testi) e Eric Cartier (disegni)
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Ebbene al di là dei miei stupidissimi pregiudizi, in generale il volume m'è piaciuto moltissimo. L'unica critica che mi sento di fare, ma è una critica extra-fumetto, credo, è che ho trovato forse un po' troppo lunga ed eccessivamente "romanzata" la prima parte riguardante l'infanzia di Dee Dee.
Ma è anche vero che il volume è narrato proprio dal punto di vista del più tossico tra i "fratelli" Ramones [2] quindi, insomma, alla fine va bene così.
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La storia, narrata come dicevo dal punto di vista di uno dei bassisti più sfortunati della storia del Punk - e del Rock in generale - comincia con l'infanzia tedesca di Douglas Colvin (vero nome di Dee Dee), infanzia trascorsa tra trasferimenti in cittadine che avevano l'unica caratteristica di essere sedi di basi militari Nato, e infine a Berlino.
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L'infanzia, si sa, è la base forgiante del resto della vita e quella di Dee Dee non è stata per niente facile, com'era ovvio immaginare.
Se è vero, come io credo, che le passioni durature nascono proprio durante l'infanzia o la preadolescenza, quelle di Dee Dee nacquero proprio allora e in suolo tedesco e furono fino al suo ultimo giorno di vita sostanzialmente due: la musica e la droga, e non necessariamente in quest'ordine.
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Durante il periodo berlinese Dee Dee ha modo di vedere i film dei Beatles e, dal vivo, gli Stones e gli Who e questo segnerà inesorabilmente la sua vocazione di musicista, mentre l'incontro con la morfina gli spalancherà le porte a quell'altra, un po' meno salutare passione.
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E poi, finalmente, si torna in America. Per la precisione New York City...
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Non ho compreso subito perché gli autori abbiano scelto di narrare la storia dal punto di vista di Dee Dee, ma proprio mentre leggevo Ramones pensavo che sicuramente proprio lui è quello che ha la storia più interessante e quindi lo è altrettanto il suo punto di vista.
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Ad esempio Johnny Ramone - chitarrista e leader - è ai miei occhi il Ramone meno interessante, oltre che il meno simpatico (dittatoriale, posizioni politiche molto a destra, sostenitore di Nixon, Reagan e i Bush, militarista, nazionalista ecc. ecc.) ed è anche quello dei Quattro originali che ha avuto la vita più regolare. Purtroppo questa (apparente?) tranquillità non l'ha salvato da una grave malattia che lo ha portato a una morte avvenuta troppo presto. Forse senza di lui i Ramones non sarebbero neppure esistiti, senza il suo piglio dittatoriale e intransigente la band si sarebbe sciolta dopo i primi insuccessi [3] e sarebbe corsa verso la propria prematura autodistruzione...
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Quanto a Tommy Ramone, altro tranquillone della band - ma decisamente più "umano" e simpatico di Johnny - ha smesso di essere un Ramone effettivo troppo presto e dunque la storia raccontata da lui non avrebbe lo stesso mordente rispetto ai ricordi di Dee Dee...
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Resta il mio Ramone preferito: Joey Ramone, singer dalla caratteristica voce cupa e nasale, il primo a lasciare questo livello di esistenza terrena, il "fratello" più strano e fuori di testa, affetto da svariati problemi, se non da veri e propri disturbi psichiatrici, ma anche il più "dolce" dei Quattro, l'unico a interessarsi di tematiche sociali, liberal e pacifista e terribilmente e per sempre ferito dalla donna che lo lasciò per mettersi con Johnny, al quale da quel momento non rivolgerà più la parola... Il meno "inquadrato" dei Quattro, certamente il più "indifeso", forse l'unico senza il quale i Ramones non sarebbero (stati) i Ramones.
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Quindi sì, più che comprensibile la scelta degli autori di Ramones: il punto di vista di Dee Dee è quello più caldo, passionale, malato, disperato. Quindi: il più narrativo e interessante.
Nonostante la band verso la fine della corsa - da Mondo Bizarro in poi - abbia avuto un altro bassista - CJ Ramone - per l'intero Universo, e per sempre, Dee Dee è IL bassista dei Ramones, l'unico e solo.
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Il volume racconta tutta la storia della band dall'inizio alla fine, soffermandosi sulle parti importanti e tralasciando (saggiamente) le cose a margine.
Il racconto corre avanti e indietro nel tempo e i salti temporali sono gestiti molto bene, visto che senza ricorrere a ridondanti didascalie chi legge non ha mai il dubbio su quale periodo si stia narrando.
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Nonostante il non immenso numero di pagine, le cose essenziali ci sono davvero tutte e le note - scritte - esplicative nelle pagine finali chiariscono eventuali dubbi e approfondiscono parti che non era il caso di trattare a fumetti.
Davvero buona la gestione globale della narrazione: ci si ritrova a immergersi nella lettura, a partecipare, commuovendosi e mangiandosi le unghie, arrabbiandosi anche molto, anche se come nel mio caso si conoscono già i fatti e si sa già com'è andata a finire.
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Gli autori dei testi sono stati molto bravi a creare un clima intimo e caldo, partecipato e passionale; hanno anche creato un continuum - nonostante i già citati salti temporali - che rende il volume scorrevolissimo: anzi consiglio di leggerlo, almeno la prima volta, tutto d'un fiato perché il grado di coinvolgimento è davvero molto forte.
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Ci tengo molto a precisare che anche se non considero Ramones un fumetto "per tutti", è però tutt'altro che una storia rivolta a specialisti/e o ai/alle fans dei Ramones: non occorre né essere fan e non occorre nemmeno conoscere la band o il Punk per godersi questa storia.
Anzi, in realtà la musica vera e propria è quasi marginale, o perlomeno non in primo piano, perché la parte del leone la fanno le persone - Dee Dee in primis, ovviamente - gli episodi, i sentimenti, la disperazione, i conflitti, le (pochissime!) gioie e la (molta) sofferenza.
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Mi vengono in mente amiche e amici - anche virtuali - che pur non essendo interessate/i a quella musica o a quel fenomeno potrebbero godersi Ramones e goderselo anche tanto.
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E ora mio marito mi suggerisce qualcosa di un pochino più tecnico per quanto riguarda i disegni.
Io posso solo dire che mi sono piaciuti moltissimo e che quelli che ho visto su questo volume sono proprio loro, i Ramones. Le atmosfere, i volti, gli strumenti (croce della maggior parte dei disegnatori/disegnatrici, la maggior parte dei /delle quali pare non abbia mai visto una chitarra in vita loro, quando la devono disegnare!) e i corpi magri e tossici e nervosi, i concerti nelle topaie: tutto è reso benissimo, senza "agiografie grafiche" che sarebbero fuori luogo in questo contesto. Il mito è venuto fuori perché aveva corpo e sostanza, non per forzature o adeguamenti alle mode e questo il disegnatore l'ha perfettamente compreso (anche perché vedo che ha sessant'anni, quindi lui ha ricordi di "prima mano", diciamo) ed è stato capace di trasporlo graficamente.
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"Tecnicamente il segno è molto ricco nonostante una certa essenzialità di base; ed è completo; c'è l'uso di chine e matite (forse anche carboncino?) per i mezzi toni. Il segno denota una grande sicurezza e scoprendo l'età dell'autore se ne può capire anche il motivo. Non ci sono segni di incertezza, tutto funziona alla perfezione e non c'è ripetitività.
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Spesso le persone assumono una forma quasi "caricaturale", ma il disegnatore riesce a dare a questo una caratteristica di "naturalità" fuori dal comune" [come ho scritto prima io: quelli sono proprio Loro!].
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"Il risultato finale è veramente ricco; la parte apparentemente "grezza" del disegno è invece perfettamente funzionale alla narrazione."
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... e guardate - vi sto dicendo la verità - che mio marito è ipercritico (talvolta persino quasi acido) quando si tratta di disegno, vista la sua esperienza professionale; non ne lascia scappare una ed è ferreo nei suoi giudizi tecnici, anche perché ne capisce e ne sa a pacchi, come si suol dire.
Quindi se lui ha promosso in pieno i disegni fidatevi: significa che valgono davvero.
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Sono molto soddisfatto di questo acquisto, anzi - per metterla su un piano meno "commerciale" - devo dire che sono molto felice di aver letto questa storia così intensa, disperata, umanissima e mitica, realizzata con una cura e un grande amore e rispetto che traspaiono in ogni vignetta e che sono in grado di produrre un così perfetto grado di coinvolgimento.
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I miei pregiudizi del ca**o sui fumettisti "nostri cugini d'Oltralpe" possono felicemente andare a farsi fottere anzi da ora in poi starò attento a non farmi scappare altre eventuali uscite italiane che coinvolgano uno o tutti e tre questi bravi autori.
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Ramones è un fumetto davvero molto bello, il volume è consigliatissimo. E buone letture.
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Orlando Furioso (Aprile 2018)
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Note:
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[1] Poi oh, ci sono invece un sacco di cose francesi che adoro! Tipo Parigi, che è la più bella città del mondo; le fumetterie di Parigi, il Louvre e la Gare d'Orsay, Proust [ma la Recherche non l'ho ancora finita...], la soupe à l'oignon, Asterix e Tin Tin [Lucky Luke non l'ho mai retto....], Barbarella (il fumetto), Caza, Philip Druillet (quello degli Anni 70 e 80 però), il suono della lingua francese, alcuni registi, un sacco di film e certamente molti più fumetti di quelli che ho nominato.. insomma, vedete? Non è che ce l'ho con la Francia, è solo il suo Rock e alcuni suoi fumettisti che non sopporto.
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[2] Lo sapete tutt* - vero - che i Ramones non erano affatto fratelli: il loro collettivo "cognome d'arte" [scelto non vi dico ispirandosi a chi, così se non lo sapete e leggete il volume non vi rovino la sorpresa] in effetti ingannò più d'una persona, all'epoca.
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[3] Purtroppo i Ramones sono un mito solo qui in Europa e in alcuni Paesi del Sud America, ma nel loro Paese - gli USA - non se li è mai filati praticamente nessuno. I loro album vendevano poco e ai loro concerti nordamericani non si presentavano certo le masse oceaniche. Il loro (tardivo) ingresso nella Rock'n'Roll Hall of Fame è dovuta più al mito postumo e al solito fatto che quando una grande band sfortunata si scioglie o ne muoiono i componenti, improvvisamente TUTTI i rockettari della galassia "scoprono" quanto, quanto! questa band li abbia influenzati! Ma li avessero considerati un po' di più quando esistevano e/o erano vivi, magari sarebbero stati un po' più felici, no?!? Non parlo solo dei Ramones, ma di tutte quelle grandi band, dagli Sweet ai Diamond Head, dai Thin Lizzy ai Mink De Ville agli Small Faces ai T. Rex e a decine di altri...
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