Posted: 09 Jun 2017 12:11 PM PDT
Un anno senza te
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Luca Vanzella, testi
Giopota, disegni e colori
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volume autoconclusivo, cartonato
224 pagine, colore
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euro 20
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Bao Publishing
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Niente da fare, non riesco proprio a far morire definitivamente questo blog...
Colpa di produzioni così belle come Un anno senza te, di Luca Vanzella ai testi e Giopota ai disegni.
Pensando a come definire questa storia e mi è venuto in mente "Realismo Magico";
non perché questa storia a fumetti abbia molto a che vedere con gli
scrittori Sudamericani cui normalmente è riferita la definizione, ma
perché Un anno senza te pur essendo una storia più che
plausibile, direi anzi molto realistica, ha però una collocazione - o
meglio è circondata da elementi fantastici, particolari che mettono chi
legge - e forse anche chi sta vivendo la storia - in una situazione a
metà strada tra la realtà e il sogno...
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Provo a raccontarvi il mio primo approccio a quest'opera e come l'ho vissuta.
Sapevo
dell'uscita del volume, avevo letto gli annunci, ma leggendone a decine
al giorno e avendo una memoria che fa acqua da tutte le parti non è che
questo libro fosse esattamente in cima alle mie priorità.
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Dunque,
vado in fumetteria, svuoto la casella (se non sapete che significa,
cosa state a fare in questo blog?!?...) e mentre sto per pagare vedo
questa pilona di volumi accanto alla cassa.
Ne prendo uno, lo sfoglio, resto colpitissimo - in positivo, in positivissimo! - dai disegni di Giopota e nel frattempo la fumettaia B. mi dice: "Lo sai? Quel volume lo stanno leggendo D. e S. [gli altri due fumettai] e ci si stanno commuovendo parecchio!".
Ne prendo uno, lo sfoglio, resto colpitissimo - in positivo, in positivissimo! - dai disegni di Giopota e nel frattempo la fumettaia B. mi dice: "Lo sai? Quel volume lo stanno leggendo D. e S. [gli altri due fumettai] e ci si stanno commuovendo parecchio!".
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Siccome D. e S. sono due veri maschiacci che io immagino più a inseguirsi con giganteschi spadoni da cosplayer o a punzecchiarsi pesantemente per questioni calcistiche, l'immaginarmeli anche solo lontanamente commossi mi ha, chiaramente, incuriosito moltissimo!
Siccome D. e S. sono due veri maschiacci che io immagino più a inseguirsi con giganteschi spadoni da cosplayer o a punzecchiarsi pesantemente per questioni calcistiche, l'immaginarmeli anche solo lontanamente commossi mi ha, chiaramente, incuriosito moltissimo!
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Tenendo
anche conto che quello che ho letto sinora dei due autori l'ho molto
apprezzato, ho speso i non previsti (e non pochissimi, per le mie
attuali tasche...) venti euro e mi sono portato a casa il volumone. In
genere quando compro dei fumetti non mi ci butto a leggerli subito, anzi
li lascio decantare un bel po' in attesa di un fantomatico "momento giusto per la lettura" che esiste solo nella mia malatissima fantasia.
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Appena arrivato a casa, invece, mi sono buttato sul divano e ho cominciato a leggere Un anno senza te e non mi sono alzato fino alla sua conclusione. Che, diciamolo subito, mi ha lasciato piuttosto commosso, ma anche felice.
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Ma
l'entusiasmo e l'immersione non sono arrivati subito, perché durante le
prime tavole della storia (già deliziato dai disegni, comunque) ero in
uno stato d'animo certamente intenerito, ma un po' - come dire -
distaccato: "Eh sì, queste sono proprio situazioni che si vivono da giovani...",
come a sottintendere che oramai essendo io giunto a una vecchiaia
matusalemmica dovrei essermi lasciato alle spalle certe storie e
soprattutto certe emozioni...
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...infatti, tipo a pagina cinque avevo già gli occhi lucidi...
Non è tanto per la retorica conclusione che "una bella storia resta una bella storia, qualsiasi età rappresenti (e a qualsiasi età la si fruisca)", quanto per il fatto che sono le emozioni rappresentate - per nulla "gridate", per nulla "letterarizzate" [si potrà dire?...]
- a non avere età; un bagaglio di situazioni, spesso dolorose e
altrettanto inevitabili, che chiunque si porta appresso e che può, se
vuole, se sceglie di farlo, agevolmente riconoscere e (ri)fare proprie.
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Qualcuno,
poi, in questo specifico caso, ci si potrà riconoscere più di altri,
dato che la storia parla di un giovane studente universitario gay,
delle sue storie d'amore, o meglio delle persone che hanno fatto parte
delle sue storie d'amore, compres* gli/le coinquilini/e, che man mano
che la storia prosegue salgono sempre più di importanza, rivelando
amicizia, complicità e cura dell'altro, più che mera "coinquilinità".
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Il protagonista della storia, lo studente universitario gay di cui sopra (è quasi alla tesi) è Antonio e Un anno senza te, ogni capitolo un mese, è proprio la storia dei dodici mesi che passano tra la fine della sua storia d'amore con Tancredi, bel biondo barbuto, dj festaiolo di qualche anno (non troppi) più grande.
Certo l'evento è importante, drammatico e segna uno spartiacque nella vita di Antonio, ma non è questo né il fulcro né la parte più importante della storia.
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La parte più importante della storia è tutta
la storia, che narra un processo di crescita - doloroso, e così umano -
in cui non c'è una pagina, una vignetta di troppo perché tutto è
importante, e godibile, e funzionale alla storia, e fumettisticamente
perfetto, ed esteticamente molto gratificante.
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Non
so come dire questa cosa che ho in mente senza sembrare banale, ma la
dico così come mi viene: tutta la storia, situazioni quotidiane o
semi-fantastiche che siano [ma in quella
realtà non c'è, ovviamente, alcuna distinzione: tutto è semplicemente
"la vita", anche quando piovono coniglietti anziché acqua; o forse i
coniglietti li vediamo noi, e Antonio, perché in quei momenti siamo tutt* un po' "fuori"...],
tutta la scrittura della storia, è pervasa delicatamente - e senza
nulla togliere al "divertimento" che una storia a fumetti può e deve
dare - di grande intelligenza.
Sensibilità e intelligenza non vanno sempre di pari passo e talvolta l'una pregiudica l'altra o entrambe pregiudicano l'esperienza estetica.
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In Un anno senza te, invece, grazie alla sintonia tra Luca Vanzella e Giopota, tra scrittura e disegno, grazie alla bellezza della storia, dei dialoghi, dei disegni, dello storytelling [sì, si può dire che uno storytelling è bello!] intelligenza, bellezza, sensibilità - e sentibilità
- sono così bene amalgamati che quando si chiude il libro, forse un po'
più malinconici di quando lo si è aperto (ma è una malinconia positiva,
piena di forza) si è pieni di soddisfazione. Estetica e non solo.
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Io credo che - oggi
soprattutto - sia un'operazione difficilissima quella di confezionare
un'opera che pur occupandosi, diciamo così, di una specifica generazione
riesca a coinvolgere, a livello emozionale ed estetico, chi di quella
generazione non fa minimamente parte; tant'è vero che mai come oggi i
prodotti, comprese le produzioni artistiche, sono altamente segmentati
(cioè targhettizzati).
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Non solo, ma i confini tra i generi, al contrario di quanto potrebbe sembrare in questo mondo così social e smaliziato, mi sembrano - sembrano a me, opinione personale - più rigidi che mai.
Proprio il contrario di Un anno senza te, che resta un'opera mainstream [sono ben felice che si trovi nelle librerie di varia, ché ha tutti i numeri per poter piacere anche a chi i fumetti li schifa un po'] pur non rispettando questa distinzione rigida e guardandosi bene dall'avere uno specifico target di riferimento.
Proprio il contrario di Un anno senza te, che resta un'opera mainstream [sono ben felice che si trovi nelle librerie di varia, ché ha tutti i numeri per poter piacere anche a chi i fumetti li schifa un po'] pur non rispettando questa distinzione rigida e guardandosi bene dall'avere uno specifico target di riferimento.
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Dodici mesi, dicevo prima [sapete che sono uno strazio con le trame...], un capitolo per mese, a cominciare da Settembre, il mese con cui da studenti/esse si suole cominciare l'anno nuovo.
Dodici
mesi e in ogni mese accadono cose, molte perfettamente riconoscibili,
altre che forse - come la pioggia di coniglietti e altre che non voglio spoilerare - accadono solo nel mondo di Antonio, in quella Bologna
lì, così riconoscibile eppure così diversa, ma comunque anche qui così
viva e magnifica, con le torri e i portici, gli studenti e le
studentesse, le biciclette e i locali...
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Merito della scrittura di Luca Vanzella e dei disegni e dei colori, meravigliosi gli uni e gli altri, di Giopota che mi hanno fatto istantaneamente affezionare ad Antonio,
ai coinquilini e coinquilina, a questa realtà nota e ignota, quotidiana
e fantastica, nella quale le cose sono le stesse della nostra realtà,
solo con qualche piccola, ma sostanziale, differenza che ci porta in
territori altri.
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La storia è densa,
a parere mio possiede più di un livello di lettura, è fruibile - come
dicevo - da chi fosse nuovo/a al mondo del fumetto ed è
contemporaneamente sottesa da numerosi rimandi comprensibili solo da chi è addentro a certi mondi, e magari è un pochettino nerd.
La
costruzione dei personaggi è fatta con grande cura (e anche affetto
direi) e anche se qualcuno di essi soffre forse un po' di certa
stereotipia
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Profonda e divertente, intelligente, riuscita sotto ogni profilo: Un anno senza te è un'opera che mi ha regalato molta gioia - estetica e morale - e un po' di commozione.
Consiglio vivamente la lettura di Un anno senza te, la cui edizione è peraltro perfetta [d'altronde non stiamo certo parlando di un'edizione "economica"] ottima carta, stampa perfetta, una copertina cartonata pesante con effetti anche tattili, un volume di pregio anche dal punto di vista della confezione.
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Complimenti di cuore ai due autori, che spero di leggere ancora molte e molte volte su future opere.
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Orlando Furioso (Giugno 2017)
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