sabato 12 giugno 2021

Sam Zabel e la penna magica, di Dylan Horrocks

 Posted: 24 Jun 2015 01:37 AM PDT


SAM ZABEL E LA PENNA MAGICA


di Dylan Horrocks


vol. cartonato 228 pag., colore


euro 21



Bao Publishing





"Il fumettista Sam Zabel è in preda al peggior blocco creativo della sua vita. Odia le storie di supereroi che scrive. Un giorno trova un misterioso fumetto ambientato su Marte e tutto ciò che credeva  di sapere ne sarà sovvertito."
[dalla quarta di copertina - Bao Publishing]



[tutte le immagini le ho prese dal sito dell'Autore /
all images are catched from Horrock's site]


Spesso accade che chi si appassiona ai fumetti ha piacere di andare a scoprire un po' di più sui meccanismi che stanno "dietro" questo tipo di linguaggio.
Dopo un po' di frequentazione e con l'aiuto di qualche saggio o articolo trovato qui e là, si fa la conoscenza con quella cosa ambigua - e spesso detestata - chiamata "metafumetto" (o talvolta "meta-fumetto").

Questo meccanismo narrativo consiste a grandi linee in un'operazione compiuta dall'autore/autrice per far sì che chi legge abbia un attimo di difficoltà nel comprendere se sta leggendo della "realtà" o di una "realtà fittizia (narrativa)" o di una strana e straniante intersecazione tra le due cose e del conseguente piacere che ne deriva.

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Un esempio classico di metafumetto è la sequenza narrativa finale di Animal Man scritta da Grant Morrison nel 1990: chi non avesse mai letto questa run è caldamente invitat* a farlo; ne trarrà esperienze che non si vivono spesso leggendo un "semplice" fumetto!

Quando il metafumetto è usato da autori/autrici che sanno quello che fanno, può essere un espediente narrativo fantastico e godibilissimo, per merito del quale chi legge si ritrova con la pelle d'oca e magari anche con qualche lacrima che sgorga dagli occhi.


Abusarne o usarlo malamente (o anche solo troppo spesso) significa invece andarsi a "immerdare" in un pantano senza uscita dal quale lettori e lettrici scapperanno prima possibile, probabilmente per non rientrarvi mai più.

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Dylan Horrocks con questa bellissima storia intitolata Sam Zabel e la penna magica compie un'operazione di scrittura che sebbene nel metafumetto ci sguazzi, non per questo diventa caotica o pretenziosa. Anzi, nonostante si stia parlando di una storia nella storia nella storia (ecc.), la sequenza degli eventi è perfettamente seguibile - e godibilissima, naturalmente - essendo questa sorta di "scatole cinesi" costruita ad arte, in modo che alla fine tutto si incastri e si risolva.

La storia, accennata nella citazione qui sopra tratta dalla quarta di copertina del volume, contiene in sé una marea di rimandi, inside jokes e citazioni più o meno nascoste che la rendono avvincente e appassionante. Ciò che non è affatto nascosto è l'amore che Horrocks prova per i comics americani della Golden Age e per la storia - a noi purtroppo sconosciuta, ma sicuramente interessante - del fumetto neozelandese.
Sam Zabel e la penna magica, parrà banale ricordarlo, è in fondo una storia d'amore, o una storia sulle storie d'amore.

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E' anche una storia in cui c'è sesso, bello da vedere (e da continuare a immaginare per conto proprio), sensuale e caldo - ovviamente non è un fumetto pornografico! - e questo è un delizioso contrasto tra la timidezza di Sam Zabel - che ricordo non essere l'unico protagonista, nonostante il titolo si riferisca a lui - e lo scatenamento dei sensi mostrato da Horrocks in certe tavole. Sesso gioioso ed eccitante nel senso migliore del termine. O meglio: nel mio senso migliore del termine.

Sam Zabel - sbalzato da una "realtà" all'altra nel giro di un "soffio" - non è l'unico protagonista perché si sono anche le ragazze.
E' dunque anche un fumetto in cui le donne non hanno un ruolo subalterno: anzi viene proposto con delicatezza e umiltà un (tentativo di) superamento degli stereotipi femminili di cui il Fumetto - nel senso di tutti i fumetti - purtroppo ancora abbonda.
Lady Night, Miki, Alice Brown, la moglie di Sam e le "mogli" del Dio Re Fumettista, la Regina di Venere: protagoniste o meno che siano, hanno tutte personalità, spessore psicologico, vita.
Ho apprezzato immensamente la capacità di Horrocks di infondere vera vita alle sue creature di carta: questo aumenta il piacere della lettura, il grado di coinvolgimento e il valore della storia.

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Quindi dentro questo fumetto ci sono un sacco di altri fumetti: sia quelli raccontati direttamente da Horrocks nella storia principale che altri solo accennati, ma che piantano subito semi nella mente di chi legge favorendo nuove e autonome creazioni di nuove, infinite storie, e questa a mio giudizio è la parte più stimolante e che aggiunge parecchio ulteriore valore al volume.

Una delle cose che ho sempre apprezzato nei fumetti e nella letteratura in generale è la loro benedetta mancanza di interattività [sì, la mia sensazione è che l'interattività mi "tolga" parti di immaginazione. Sarà strano, ma io l'ho sempre vissuta così. E' per questo che l'idea di "premi il pulsante e decidi tu come prosegue il film!" mi ha sempre fatto orrore.].
Amo essere uno spettatore passivo, nel senso che chi scrive ha il compito e il dovere di trasportarmi dove vuole senza che io abbia alcuna influenza nella sua decisione.
Dopodiché, naturalmente, si scatena la mia immaginazione; ma solo dopo che l'autore/l'autrice mi ha condotto per mano dove voleva condurmi. So di essere un po' nebuloso, ma per ora non mi riesce di spiegarmi meglio.

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Ebbene: in Sam Zabel e la penna magica ho, invece, percepito e vissuto un certo grado di "interattività" e la sensazione non è stata per nulla spiacevole. Forse devo solo farmi un po' le ossa in questo "campo"! Non voglio dire che il racconto di Horrocks sia solo "accennato" e il resto "spetta a chi legge" o cose del genere, anzi, tutt'altro: la storia è perfettamente strutturata e non presenta alcun "buco", ma... ecco, la sensazione che il lavoro dell'autore vada a toccare cose molto, molto in profondità, come dire: "soggettive ma universali", che nonostante la prefetta struttura molto sia lasciato a chi legge, ecco tutto ciò per me è stato davvero forte (e, ribadisco, tutt'altro che spiacevole). Sono riuscito a spiegarmi? Non credo, ahimé.
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Questo fumetto è anche, in un certo senso, un "saggio sul Fumetto", una proposta e una sperimentazione di alcune teorie, come ad esempio quella inventata, o anticipata, qualche anno fa da Scott McCloud sulla closure, che rappresenterebbe l'essenza stessa dei comics.
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... ed ora, Signore e Signori, buttate via tutte queste menate che ho scritto finora: Sam Zabel e la penna magica è un meraviglioso, incantato, avvincente fumetto di avventure, anche se....

...anche se è normale pensare ai fumetti per "categorie": spesso è comodo e, in sé, non ci vedo nulla di male, aiuta a capirsi al volo e poi magari, con calma, si entra più nello specifico, no?
Così come è normale pensare a un fumetto come "consigliabile a...", "particolarmente adatto per..." e anche qui non ci vedo niente di male, sempre tenendo conto che nessuno qui ha la verità in tasca.

Ebbene: non credo di sbagliare di molto se dico che Sam Zabel e la penna magica è una storia a fumetti che piacerà - o ha le potenzialità e i numeri per piacere - a chiunque ami i fumetti, senza distinzione di "genere" alcuno: piacerà a chi ama l'avventura, a chi i supereroi, anzi le supereroine, a chi il fumetto "colto" (...), a chi quello "d'autore" (eh sì, in effetti Dylan Horrocks è, guarda caso, un autore...) a chi quello pulp/pop, a chi ama godersi una bellissima storia, bella intricata e piena di colpi di scena e anche a chi ha piacere di riflettere su quanto ha letto o sta leggendo, a chi ama la magia.
E, sì, certo, potrebbe anche piacere per chi i fumetti li fa.

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Sam Zabel e la penna magica è un fumetto pieno di cose, di un mucchio delle quali - sempre bellissime - non sono stato in grado di parlare qui, un po' anche per non guastare il piacere di scoprire autonomamente questo gioiellino e di immergersi in tutto ciò che contiene. Gioia, divertimento, un po' di dolore, avventura, vita...

Infine brevi ma deliziose note dell'autore, che ci introducono e ci incuriosiscono circa la mitologia nativa neozelandese, concludono il volume.

Con ciò non voglio dire che Horrocks abbia trovato la... penna magica per accontentare tutt*. Però mi sento di dire in tutta franchezza, e con gran gioia, che questo volume è veramente "dedicato ad ognun* di noi che amiamo i fumetti" (che li amiamo tanto o poco, non importa) e che sarà molto, molto difficile non godersi questa bella storia senza entrarci un (bel) po' dentro.

...e poi questo volume è piaciuto tanto a Alison Bechdel, che ne è stata una delle prime lettrici prima ancora della pubblicazione; e questo per me significa molto.
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Buona lettura e buon divertimento!


Orlando Furioso (Giugno 2015)