Posted: 07 Feb 2015 08:07 AM PST
di Emanuele Racca
brossurato cm 21x26
80 pag. colore
euro 12
“C’è un crocevia dove a volte le storie si incontrano. […] Nemmeno tanto per caso passano i romanzi di formazione, i racconti gotici classici e quelli più moderni, transitano tranche de vie intimisti e provincia, nostalgia degli anni beati e naturalmente tutti quei frammenti del fantastico sempre in fuga. Un giorno questo crocevia è stato attraversato da un bambino con gli occhiali, fragile e con la testa anche un po’ grande. […]
[Otto Gabos, dall’introduzione a La caduta]
O anche: “Era il 1962 e l’Italia si trovava in pieno boom economico”.
Così comincia La caduta, una storia a fumetti di Emanuele Racca la quale, ora che l’ho letta capisco perché, ha esaurito prestissimo la prima tiratura “costringendo” l’ottima ProGlo a una pronta ristampa.
Mentre leggevo La caduta ho avuto la piacevole consapevolezza di essere una persona fortunata: pare banale, ma oggi ritrovarsi a leggere volumi a fumetti emozionanti e coinvolgenti, realizzati ottimamente e con cura in ogni loro parte e che lasciano qualcosa dentro durante e dopo la lettura è un privilegio.
Mi
si perdonerà l’ennesimo
cedimento autobiografico. Alcuni giorni fa durante una pausa di lavoro
qualche collega mi ha chiesto il motivo di questa mia passione per i
fumetti e dopo che io ho balbettato sostanzialmente alcune spiegazioni
che giustificassero quanto il fumetto fosse una cosa bellissima, mi è
stato chiesto di cosa parlassero i fumetti. Questo perché la percezione dei fumetti da parte di chi non li legge è più o meno “fumetti = Topolino”.
Dopo aver citato, giusto a mo’ di esempio, Maus, Sandman, Persepolis, V for Vendetta e Sei tu mia madre? mi sono ritrovato a raccontare per sommi capi la storia de La caduta.
Nulla di preparato, è che l’avevo riletto per la terza volta la sera
prima e mi è rimasto parecchio impresso e in modo più che positivo. (E
la colleganza, per la cronaca, ha ascoltato interessata.)
Riccardo/Richi,
è un bambino nei primi Anni 60 e crede innocentemente, come tutti i
bambini delle società opulente, che nulla possa realmente ferirlo o
minacciarlo.
Richi vive con la mamma, una mamma
simpatica, comprensiva e di idee decisamente “progressiste” per l’epoca.
La mamma, ex maestra di paese, a causa di scarsità di alunni è
costretta a trasferirsi “in città”, lavorando in fabbrica. Il rapporto
tra lei e Richi è bello, affettuoso e pieno di comprensione e complicità.
Il padre di Richi semplicemente non c’è, dove sia e se sia non si sa e non è possibile avere ulteriori informazioni, tantomeno dalla mamma che su questo argomento è una tomba.
Un giorno un banalissimo incidente suscita in Richi l’improvvisa consapevolezza della sua non-immortalità. Comincia una grossa crisi, che però non necessariamente comporterà momenti solo “negativi”. Anzi: Richi userà il tempo libero concessogli per disegnare, fantasticare, inventare storie. E infine, nella soffitta di casa, incontrerà Qualcuno che si dimostrerà essere centrale per la crisi, e quindi per la crescita, del ragazzo.
Ecco che i sogni, la fantasia, le domande e i dubbi di Richi diventano elementi fondamentali della storia e della crisi e la storia prende una piega fantastica, meravigliosa e persino gli oggetti della soffitta acquistano vita e significati impensabili fino a poco prima.
Tra incubi, partite a scacchi, fantasticherie e visite in soffitta, continua anche la vita “normale”, quella in cui Richi va a scuola e fa “amicizia” con Tommaso, il bullo della classe.
Tommaso
è una figura forse non centrale nel racconto (importante, ma non così
centrale) ed è tratteggiata con una maestria e, parrà strano come
aggettivo ma per me è il più adatto, una grazia e un anti-retorica che lasciano piacevolmente stupiti.
…Ma poi gli incubi di Richi diventano più che incubi, diventano un qualcosa di opprimente che rovina quasi ogni notte al bambino, ormai quasi ragazzo. La soluzione, o meglio il metodo per affrontare il problema e una possibile soluzione, forse non è molto realistico se rapportato alla prima metà degli Anni 60 e alla classe sociale di appartenenza di Richi e di sua mamma, ma ciò onestamente non ha molta importanza per l’efficacia della storia.
Storia che avrà una sorta di doppio finale; doppio in più di un senso: realistico e fantastico, dolce e triste, inevitabile e poetico. E soprattutto aperto a diverse interpretazioni.
Questo mi dà l’occasione per provare a dire qualcosa sul modo di raccontare di Emanuele Racca: la storia de La caduta – volume che detto molto chiaramente ho trovato splendido - tiene incollati alla pagina, e questa “doppiezza” cui ho accennato per il finale è un elemento sempre presente e che la arricchisce fornendo a chi legge chiavi di lettura che preludono a emozioni intense e coinvolgenti.
La storia è sia sognante e fantastica che profondamente ancorata alla realtà: uno dei suoi punti forti è proprio questo continuo passare dal reale al fantastico senza perdere né in plausibilità né, soprattutto, in pura bellezza e poesia.
E’ interessante un effetto così coinvolgente e poetico nonostante Emanuele Racca per le sue tavole usi prevalentemente una “gabbia” regolare e simmetrica formata da vignette per lo più regolari e di forma sempre quadrata o rettangolare.
Questa regolarità non deve assolutamente intendersi come uniformità: le inquadrature e le prospettive sono anzi estremamente varie e spesso cambiano anche molto velocemente, presentando serie di sequenze che rendono la lettura veloce e coinvolgente.
Mi piace moltissimo lo stile di disegno di Racca, molto evocativo e che considero tra l’altro una perfetta “via di mezzo” tra certo stile cartoonesco e un realismo di tipo “underground” che avrà sempre il mio amore più devoto.
Ho usato poco fa l’aggettivo “evocativo” perché la storia e i disegni di La caduta sono densi di immagini che rievocano un’epoca che anche chi non ha vissuto non farà fatica alcuna a identificare e interiorizzare. Questa rievocazione non è fatta di banali e triti stereotipi, ma di oggetti e soprattutto di atmosfere, queste ultime decisamente più difficili da rappresentare efficacemente. Ma Emanuele Racca ci riesce bene, pur raccontando una storia ambientata in un’epoca in cui egli non era nato.
Anche l’uso e la scelta, originale, efficace e secondo me esteticamente bellissima, del colore dona all’opera un’attrattiva in più: come si può vedere (sempre tenendo conto dell’enorme differenza tra le immagini originali e le scansioni effettuate con uno scanner certo non professionale qual è il mio) l’autore si concentra sul bianco, il nero, varie tonalità di rosso/arancio e di ocra chiaro.
Il volume – sulla prima pagina del quale mi vanto di avere un disegno con dedica fattomi dall’autore – comincia con una bella introduzione del fumettista e illustratore Otto Gabos, intelligentemente e molto significativamente intitolata “Crocevia laterali”.
Tra le proposte a fumetti in volume unico che ho letto negli ultimi tempi La caduta occupa un posto speciale e particolare nella mia personale “playlist”. Volume che consiglio quindi molto caldamente.
Buona lettura!
Orlando Furioso (Febbraio 2015)