Posted: 29 Apr 2015 12:32 PM PDT
di
Stefano Alghisi
vol. brossura con bandelle,
grande formato, 48 pag, b/n
euro 14
.
.
“Ciò che gli altri chiamano spazzatura
è il nostro tesoro”
Dopo tanta ripetitività (da parte mia), finalmente uno scritto che finirà in modo diverso dagli altri.
Avete presente, no?: “…e infine, consiglio questo albo/volume a chiunque ami il Fumetto blablabla…”
QUESTO è Rock’n’Roll,
non il rockettino edulcorato che passa(va) su (e)m(p)t(y)v, prodotto
dall’industria – non dalla creatività e dalla disperazione – prodotto e
trattato come merce e come tale consumato.
Niente di
male se vi piace “quel” rockettino, a ognun* i propri gusti, a ognun*
quel che si merita (sia inteso – davvero - nel modo più positivo
possibile).
Ma è bene sapere bene come stanno le cose e cosa stiamo mangiando: quello non è rock(‘n’roll); QUESTO che avete appena ascoltato E’ Rock’n’Roll.
Avete provato un senso come di disagio?
Va bene!
Ma quel disagio vi sussurrava “oh no, io non c’entro con questa roba!”?
Va bene lo stesso; significa solamente che il Rock’n’Roll non è roba(ccia) per voi.
Niente di male.
A ognun* ciò che si merita. Sempre nel senso più positivo possibile.
Il
Rock’n’Roll, dichiarato morto ogni quinquennio circa, per qualcuno è
dannazione, per qualcuno è salvezza, per qualcuno è entrambe le cose,
per qualcuno è una “corrente della musica popolare” già fuori
moda nella seconda metà degli Anni 50, per la maggioranza della
popolazione è un genere musicale dal quale è stato incidentalmente e a
malapena sfiorato.
[Per me, se non fosse chiaro a sufficienza, il Rock’n’Roll - nelle sue sfaccettature meno “commerciali” – è uno dei motivi per vivere e uno dei più importanti leit-motiv
della mia vita. E’ dentro di me da quando avevo 5 anni, non mi lascerà
fino al mio ultimo giorno. Pare retorica, non lo è.]
Parliamo
di nuovo di una Casa editrice con la quale negli ultimi mesi ci siamo
reciprocamente coccolati molto, a ragion veduta.
Un altro bellissimo volume targato MalEdizioni.
Nessuno, a meno che non sia in malafede, può sostenere che il Rock’n’Roll sia “solo musica”: esso è soprattutto un’attitudine e l’estetica Rock’n’Roll comprende, oltre alla musica, il cinema, l’abbigliamento, il binomio “sex and drugs”, le motociclette… molte cose sono o concorrono a formare il Rock’n’Roll e tra queste non mancano certo i fumetti.
Stefano Alghisi [1] ha prodotto un – ripeto: bellissimo! - volume di Rock’n’Roll a Fumetti.
Ci
ho messo qualche minuto a ricordare dove avevo già visto, e apprezzato,
quel tipo di disegni, quello stile e infine mi è sovvenuto alla mente:
su una bellissima – quindi naturalmente defunta – rivista musicale che
adoravo (evidentemente però non eravamo in abbastanza ad adorarla, visto
che appunto defunse) che si chiamava Bassa Fedeltà, ricordo confermato infine dalla bandella della quarta di copertina. La prefazione del volume è infatti di Luca Frazzi che di quella rivista era l’anima principale.
Il quarantacinquenne Alghisi
conosce bene la materia di cui scrive e disegna, visto che egli stesso è
un musicista e, soprattutto, ama il Rock’n’Roll: lui per primo avrà
certamente saputo che sarebbe stato perfettamente inutile, e forse anche
un po’ naif, realizzare una “biografia” dei Cramps, dei Gun Club e dei Birthday Party.
.
.
Per il volume Il Porto delle Anime l’autore Stefano Alghisi
ha scelto tre band che a modo loro hanno ri-definito il concetto di
“seminale” nell’ambito del Rock’n’Roll e che, probabilmente non per
vocazione ma per “sfiga” ed eccessi vari, non sono stati esattamente baciati da quello che in ambito musicale viene chiamato “successo”. Tre band di culto, come si suol dire, che probabilmente hanno avuto più diffusione e riconoscimenti dopo la morte, o nel caso di Nick Cave ex Birthday Party la “conversione”, dei loro leader, che non quand’erano attive sulla scena musicale. Lux Interior dei Cramps e Jeffrey Pierce dei Gun Club hanno da tempo lasciato questo mondo (Nick Cave ha invece lasciato il Rock’n’Roll per approdare a musiche certamente più fini e signorili, buon pro gli faccia).
Per inciso: il volume contiene anche l’anima di un quarto elemento, il cantastorie italiano Sigfrido Mantovani,
di cui prima della lettura del volume non avevo mai udito il nome e di
cui quasi nulla so ancor oggi. Anch’egli probabilmente era Rock’n’Roll
prima ancora dell’invenzione dello stesso.
Dicevamo: no “biografie”; per avere quelle basta qualche click in rete; no “biografie” perché Stefano Alghisi ha fatto ben di meglio: ha catturato in un vero e proprio atto magico – qual è sempre il fumetto quand’è riuscito nel suo intento – le anime dei e delle (punk)rockers e le ha trasposte su carta, per la gioia di chi sfoglierà questo volume e vi ritroverà la parte oscura della propria anima.
E’ questione di scelte.
Mentre leggevo e guardavo Il Porto delle Anime – e mi commuovevo, perché per me il Rock’n’Roll è ancora e sarà sempre fonte di commozione – ho avuto l’impressione fortissima che i morti ivi disegnati avrebbero fortemente approvato.
Quando
ascolto (quel)la musica ho la sensazione che chi sta cantando e
suonando stia “parlando” direttamente a me e, in qualche modo, “vedo” le
loro facce che si contorcono nello sforzo e nella passione del suonare:
stessa sensazione provata leggendo e guardando il volume di Alghisi, brividi lungo la spina dorsale compresi.
.
.
I neri pieni
e spietati dell’autore dipingono senza veli né edulcoramenti “poetici”
(non ce n’è bisogno: il Rock’n’Roll è una delle forme della poesia!)
quei brutti volti e quei corpi sfatti e sensuali, sempre malinconici e
pieni di passione e di disperata vitalità che fa a cazzotti con un
irrefrenabile impulso di morte. Eros e Thanatos, certo. Nessuno l’ha mai
negato.
Racconti di vita, descrizioni di amici, sodali o
fidanzati/e, si alternano a brani di testi di canzoni malate che così
spesso (sempre) parlano di sesso, droga e morte. In forme tutt’altro che banali, s’intende [2].
In “forme tutt’altro che banali” sono anche i disegni di Stefano Alghisi, dei cui neri pieni ho già detto: tutto il volume pare galleggiare in un liquido denso e viscoso, nero ovviamente, e quei volti, quei primi piani così poco indulgenti, ma dannatamente appassionati, sono quasi tridimensionali.
Il grande formato del volume facilità le soluzioni grafiche dell’autore che usa sì anche le vignette (è un fumetto baby!) ma con grande libertà e facendo spesso strabordare i disegni dell’una nell’altra vignetta, o nelle altre vignette.
Lo stile è fluido, morbido nonostante il soggetto trattato, direi lucido; certamente influenzato da Robert Crumb e da certo underground (americano) e dalle bellissime fanzine che fino alla fine degli Anni 90 erano ancora una realtà florida ora amarissimamente rimpianta.
Uno dei numerosi motivi che, da un punto di vista squisitamente grafico e del disegno, mi fa letteralmente adorare questo volume è l’evidente - e così meraviglioso - horror vacui
di cui “soffre” l’autore: ogni spazio è riempito, ogni cosa persona
pensiero ha la propria nera e spessa ombra e tutto è dipinto con enorme
cura, una sorta di anti-ligne claire che suscita l’effetto di
incantare me lettore che mi vado a soffermare su tutti i particolari con
un effetto emotivo potente e di grande coinvolgimento.
Altre cose che amo moltissimo e che contribuiscono a rappresentare la cifra stilistica de Il Porto della Anime sono l’alternanza tra la forma grafico-narrativa didascalica e quella biografica intersecate con gli interventi “diretti” dei protagonisti e di vari personaggi, le diverse voci che si alternano, l’interpretazione delle liriche dei brani che varia graficamente di volta in volta, il simbolismo esoterico ed exoterico delle cose e della loro disposizione…
Il volume è una messe di “cose” profondamente significative sia dal punto di vista narrativo che da quello grafico, è bellissimo e vibrante come se dalle pagine di carta uscissero veramente i suoni sporchi e grezzi del Rock’n’Roll è una festa per gli occhi e per le anime (punk)rock
Ed ecco, finalmente dopo anni di “finali” tutti uguali, qualcosa di diverso.
Non consiglio Il Porto delle Anime a “chiunque ami il buon fumetto e blablabla”:
anzi, anime candide e certamente più felici di me stiano ben alla larga
da questo volume. Il rischio è quello di graffiarsi l’anima con un
qualcosa di bellissimo, ma potente e ingovernabile e che, una volta
entrato nel sangue, rischia di non uscirne più. La contaminazione da
Rock’n’Roll non avviene solo attraverso l’ascolto o la musica. Il
Rock’n’Roll è qualcosa di molto più grande di una canzone e una
scintilla potente della sua vera essenza la si può trovare anche in
questo fumetto.
Non so se Stefano Alghisi
avrà modo di saperlo, ma lo ringrazio personalmente per avermi aiutato a
ricordarmi chi sono davvero e per aver aggiunto un altro graffio alla
mia anima.
Orlando Furioso (Aprile 2015)
Note:
[1] Il link non porta all’account fb di Stefano Alghisi e nemmeno al suo blog: Alghisi non ha un account fb né un blog né un sito né twitter né pinterest o instagram o… Segno che la vita è possibile anche oltre il virtuale.
[p.s. Neppure Alan Moore, lui in persona e con tutto il rispetto, possiede un account fb né un blog. ]
[2]
E’ davvero necessario sottolineare che non è necessario essere drogati o
aspiranti suicidi per amare tantissimo il Rock’n’Roll?…