martedì 8 giugno 2021

La Divina Commedia, di Go Nagai

 Posted: 01 May 2014 04:11 PM PDT

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La Divina Commedia
vol. 1 (di 3)

di Go Nagai

vol. brossur.
+ sovraccoperta
pag. non dichiarate
b/n (1 pag col.)


euro 8,50

collana Go Nagai Collection

J-POP

 

 

 “Persone che stoltamente hanno adorato falsi dei non seguendo il vero insegnamento di Dio! Devono cadere all’inferno e ricevere il loro naturale castigo!” (Virgilio, Go Nagai Divina Commedia)

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Non sono particolarmente “orgoglioso” di essere italiano: essere nati/e in Italia o nel Benin è frutto di pura casualità, quindi cosa c’è da essere “orgogliosi/e”?
Voglio dire: mi va benissimo essere nato qui, non è che non ami l’Italia e la sua cultura, anzi. Però amo anche la Francia, il Giappone, l’India, la Germania e se fossi nato in Benin amerei il Benin e la sua cultura.
Insomma, sono poco patriottico e abbastanza internazionalista e le diversità culturali mi piacciono, mi incuriosiscono (talvolta mi spaventano, certo) e le considero una ricchezza e una benedizione.

Però… Ebbene sì: c’è un “ma”; c’è sempre un “ma”...
In questo caso il mio “ma” si chiama Dante Alighieri e Divina Commedia! Sono l’unica, l’unica cosa che potrebbe farmi dire a uno/a, chessò, Neozelandese: “… noi abbiamo Dante Alighieri e voi no!…”

Sulla Divina Commedia vado fuori di testa: toccatemela e posso arrivare a dire cose brutte.
Non ho mai detto a o pensato di qualcuno “Non capisce un ca**o”, tranne quella volta che in ufficio un ex-collega, pensando di fare chissà quale dichiarazione “rivoluzionaria” e/o provocatoria, mi strillò in faccia che “…la Divina Commedia mi fa cacare!” (letterale) [1]
Sì quella volta ammetto di aver pensato “Ma questo qui non capisce proprio un…”.

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La Divina Commedia è il libro più bello del mondo. Continuo a rileggerlo (e a capirne il, chessò, 4%… ad essere ottimisti!) dall’età di 13 anni e continuerò a farlo finché campo e ogni, ogni volta è un’estasi, sublime e suprema. Il Libro. Tutto il resto sta sotto.

Essendone così fanatico è difficile che io sia ben disposto verso eventuali “riduzioni” [2], “riassunti” o simili. 
Inoltre una “versione” a fumetti della Commedia c’è già (ed è magnifica).
Date queste premesse, ho acquistato il primo volume de La Divina Commedia di Go Nagai con molti e radicati pregiudizi, pensando che ne avrei sicuramente “fatto le pulci” e infine avrei riposto il volumetto in libreria con malcelata delusione…

…E invece Go Nagai, un Giapponese dunque culturalmente la persona forse più lontana da un’opera poetica italiana del Trecento, ha realizzato una sua versione della Divina Commedia il cui primo volume mi è piaciuto moltissimo, catturandomi in una lettura attenta, profonda ed emozionante. “Attenta” perché trattandosi della Commedia sarei stato particolarmente feroce in caso di “travisamenti” marchiani o adattamenti troppo “fantasiosi”.

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Questa mia immediata e profonda empatia con la Divina Commedia di Go Nagai si è forse instaurata anche perché la storia della mia personale fascinazione rispetto all’Opera Originale, e all’Inferno in particolare, è stata simile a quella subita da Nagai quand’era bambino: egli ha infatti narrato in più di una occasione di come rimase incantato di fronte ad un’edizione giapponese della Commedia riproducente anche le famose e suggestive incisioni di Gustave Doré.

Una cosa così, segna la vita. Per caso si scopre una porta che si apre su mondi fantastici e terrificanti e da quel momento si è perduti, o salvati, a seconda del punto di vista e della sensibilità personale. Certamente da quel momento l’interesse per la socializzazione va a scemare… (perché, diciamocelo, se a sette o a tredici anni preferisci atterrirti con le incisioni di Doré della Divina Commedia e ti sogni di notte la Porta dell’Inferno, invece che correre dietro un pallone con gli amichetti e sognare di essere un supereroe, significa che qualcosa di strano, dentro, ce l’hai…)

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Questo primo volume della Divina Commedia di Go Nagai affronta una prima parte dell’Inferno dantesco, arriva cioè sino al Sesto Cerchio, l’ingresso di Dante e Virgilio nella Città infernale di Dite.
In questo primo volume l’opera di Nagai la giudico insieme didascalica e personale: didascalica perché segue comunque abbastanza pedissequamente lo svolgimento della Commedia di Dante; ma in molti punti l’interpretazione, l’atmosfera, il “sentire” generale mi sono parsi alquanto personali. In effetti, date le succitate dichiarazioni di Nagai, mi sarei stupito del contrario. Si percepisce che il manga è stato realizzato in modo schietto e sincero, per pura ammirazione dell’Opera Originale, per necessità di Nagai di comunicare questa sua passione (non dimentichiamoci che l’autore comincia ad esplorare, diciamo così, il mondo del religioso, del sovrannaturale e del demoniaco con il celeberrimo – e incompiuto – Mao Dante, il cui stesso titolo tradisce la passione dell’autore per il Sommo Poeta).

Per chi (ahilui, ahilei!) non avesse mai letto la Divina Commedia di Dante Alighieri, la lettura del primo volume dell’opera a fumetti di Go Nagai può costituire un primo “punto di partenza”, una piacevole introduzione; comunque un’esperienza fumettistica degna di nota di per sé.
Nagai ha letto bene la Divina Commedia, la ama e ne è appassionato e per quanto eventualmente lontano, per ovvi motivi, da una sensibilità e da una lettura vicina alla nostra, sa di cosa si sta occupando.

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La Commedia originale ha ovviamente una sua perfetta coerenza interna e lo stesso accade per la versione di Go Nagai: per avventurarsi nel perigliosissimo viaggio che Dante, accompagnato da Virgilio, compie per volontà divina nel regno infernale dell’Oltretomba, non c’è bisogno di altro che del desiderio di farlo. Inutile dire che la versione a fumetti è, ovviamente, una estrema semplificazione, ma ciò non significa che si tratti di “un’altra storia”. Questo a mio parere è un pregio dell’opera di Nagai, l’aver cioè per quanto possibile rispettato la Commedia.

Non so dire se questa di Go Nagai sia la migliore versione possibile dell’Inferno dantesco, ma ho certamente molto apprezzato le scelte fatte dal sensei riguardo a cosa mostrare e a come farlo, alle scelte di sceneggiatura e allo stile generale. Mi piace lo stile del maestro Giapponese, mi è piaciuta molto questa rischiosa commistione tra stilemi narrativi orientali (ovviamente anche grafici: guardate il Caronte col remo in mano, terzo disegno qui sopra), le incisioni di Doré e l’inarrivabile opera del Sommo Poeta Fiorentino. Parlando fuori dai denti: il rischio che potesse venir fuori una cosa ridicola era presentissimo. Nagai non è un disegnatore dotato di una tecnica grafica stratosferica e, sia detto senza malizia né astio, alcune sue opere non denotano chissà quale profondità. Ha quindi rischiato moltissimo ad affrontare la riduzione a fumetti del libro più bello al mondo.

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Dal punto di vista squisitamente grafico Nagai, in molti punti dell’opera, cerca di attenersi alle celeberrime rappresentazioni dell’incisore ottocentesco Gustav Doré: alcune tavole sono la riproposizione, anche abbastanza precisa, delle incisioni del pittore francese. L’uso del nero è ovviamente massiccio (esiste forse un luogo più nero per antonomasia dell’Inferno?…), l’uso dei retini è tutto sommato moderato mentre gli sfondi cupi fatti a mano, linea per linea, abbondano.

Il tratto del maestro è inconfondibilmente “nagaiano” per quanto riguarda le fisionomie di Dante, Virgilio, Beatrice (per ora la più “nagaiana” di tutti/e), l’Angelo, Francesca e molti altri dannati, mentre per i mostri classici (Minosse, le Gorgoni, Flegias, Plutone…) si attiene per quanto possibile alla versione di Doré. Personalmente ritengo il risultato della commistione, come dicevo poc’anzi, pregevole, originale e piacevole.

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Accennavo prima all’atmosfera della Divina Commedia di Go Nagai: formalmente è rispettosa dell’Originale eppure, da un certo punto di vista, è anche molto personale. Nel senso che il sensei riesce a comunicare, a mio giudizio molto bene, sia l’atmosfera e il senso generale della Commedia dantesca che le sue proprie fascinazioni e impressioni, le sue sensazioni ed emozioni. Come dicevo, la partecipazione emotiva dell’autore c’è e si vede. Per mezzo di quest’opera a fumetti l’autore si pone e ci pone delle domande molto profonde, sostanziali, e che prima o poi, indipendentemente dalle idee di ciascuno/a, siamo o saremo comunque costretti/e ad affrontare.

L’autore Giapponese è riuscito a mio giudizio a coniugare in modo graficamente e narrativamente armonico atmosfere epiche e grandiose con momenti di profondissima e intima disperazione, dubbio, terrore. L’accorata e disperata compassione di Dante davanti agli eterni supplizi dei dannati è stata resa da Nagai in modo encomiabile e così i tormentosi dubbi che affliggono l’animo del Poeta (e, conseguentemente, di noi tutti/e).

Anche per questo la partecipazione di chi legge è senz’altro garantita, a patto di avere anche un interesse per un’opera permeata da un’incredibile, quasi insopportabile, cupezza e disperazione.

Non mancano scene splatter – irrinunciabili per Nagai – che però non sono mai “gratuite”, nemmeno quando esulano dalla stretta osservanza della lezione dantesca. Un Inferno senza descrizioni di crudeltà sarebbe, d’altronde, la cosa meno credibile da narrare.

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Fino a qui, cioè fino al Sesto Cerchio dell’Inferno (Canto IX), La Divina Commedia di Go Nagai non è un banale “riassunto-a-fumetti” dell’immortale Opera dantesca: ne è invece una delle possibili (re)interpretazioni da parte di un medium distantissimo dall’Opera Originale, fatto da un autore che pur essendo geograficamente e culturalmente lontano dalla sensibilità e dal gusto dell’Italia del Trecento, è riuscito a comunicare emozioni e sentimenti forti e profondi.

Personalmente aspetto con ansia i seguenti due volumi.

 

Orlando Furioso (Maggio 2014)

 

Nota:

[1] Per far riassumere la tipologia: poco prima avevano affermato che Picasso non sapeva neanche disegnare e che i suoi erano solo “scarabocchi” e che “qualcuno” (?) aveva anche trovato le prove di questo: delle “lettere” in cui Picasso affermava che “pur non sapendo neanche disegnare era riuscito a prendere per il culo [anche qui letterale] gli storici dell’arte e a diventare miliardario alla faccia nostra!” (“nostra”?…)
(QUI la tipica opera di uno che non sapeva neanche disegnare.)

[2] …anche se continuo a pensare che un nuovo (e bello!) film sulla Divina Commedia forse sarebbe possibile farlo… magari in animazione?

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