Posted: 09 Aug 2014 04:26 PM PDT
di Adao Iturrusgarai
vol. cartonato cm 21x15
104 pag. a colori
euro 14,95
Diàbolo Edizioni
Vedi quella scritta, sulla copertina in basso a sinistra, che recita “prologo di Liniers”?
E’ bastata a farmi acquistare di corsa questo volume.
Sono ovviamente sempre interessato a fumetti a tematica lgbt, ma se il prologo è di Liniers,
divento interessato a qualsiasi cosa, e se conosci già Liniers sai che
non puoi aspettarti un prologo usuale (men che meno banale!).
Ma basta parlare di Liniers [1] e veniamo a questo Rocky & Hudson I Cowboy Gay, dell’autore brasiliano Adao Iturrusgarai che, mi dicono le info in Rete, è uno dei più importanti cartoonist brasiliani (anche se vive in Argentina con moglie e figli/e) e, per quanto possa interessare, non è gay.
In realtà il suo non-essere gay diventa immediatamente interessante se si pensa che le strisce che compongono il volume risalgono ai primi Anni 90, quando scrivere di tematiche lgbt per un pubblico generalista, quindi al di fuori dello specifico target, era decisamente meno usuale di quanto possa eventualmente essere oggi. (Vaticanolandia esclusa, naturalmente, dove nei fumetti “di massa” non ci si pensa nemmeno ad inserire personaggi lgbt, a meno che non si tratti di “macchiette” così stereotipate da far venire la nausea).
Ancor più interessante per un autore non-gay che fa fumetti su due cowboy gay all’inizio degli Anni 90 è che Iturrusgarai nel suo essere squisitamente “politicamente scorretto” mette alla berlina, più ancora che alcuni stereotipi del “mondo gay” [2], proprio l’omofobia in generale, ribaltando e rimandando al mittente – cioè agli/alle omofobi/e - quegli stessi stereotipi.
Illuminanti
a tal proposito sono le ultime strisce del volume, in particolare
l’ultima vignetta (che certamente non “spoilererò” qui).
Stereotipi che, beninteso, fanno molto ridere perché inseriti dall’autore brasiliano in un contesto umoristico paradossale che rende le strisce del volume divertentissime e molto efficaci.
La
risata arriva subito, grassa e crassa, a patto che si esca velocemente
da qualsiasi ottica “politicamente corretta”: le strisce di Iturrusgarai sono deliziosamente eccessive, volgari (no bimbi/e, please), come già detto, paradossali: nel villaggio del Far West in cui sono ambientate le avventure dei due cowboy Rocky e Hudson
– nomi che alludono all’attore gay Rock Hudson – quasi tutti e tutte le
abitanti sono omosessuali e se non lo sono è perché non lo sanno
ancora…
Una specie di villaggio-da-sogno meravigliosamente comico in cui le attività principali sono il bacio-gay, la proibizione del bacio-gay (proibizione che, come puoi immaginare, avrà uno scarso, scarsissimo successo), battaglie a sfondo sado-maso con gli Indiani locali, interventi per il cambio di sesso (anche questi ultimi avranno scarso successo), improvvisi e inquietanti – e comicissimi, naturalmente – cambi di orientamento sessuale, feste e parate gay.
Scandalizzarsi è un attimo – specie per lettrici e lettori gay - se non si è abituate/i a ridere (anche) di se stesse/i e se, in generale, si fa fatica ad accettare il “politicamente scorretto” e se il vedere nero su bianco l’esasperazione dei propri stereotipi porta alla chiusura o a qualche altro tipo di timore.
Insomma, voglio dire: sappiamo bene, per esempio, che l’essere un maschio gay ed essere “portato” per l’uncinetto è uno stereotipo tritissimo e che non ha alcun valore concreto (sempre tenendo conto che ad occuparsi di uncinetto può essere chi vuole, indipendentemente da sesso e orientamento affettivo-sessuale, e non c’è niente di male); così come sappiamo che lo stereotipo della lesbica aggressiva e mascolina ha fatto il suo tempo (tenendo conto che ogni persona ha diritto ad essere “mascolina” o “femminile” o “così-così” come e quando gli/le pare, e anche qui non c’è niente di male); ma se un autore di fumetti usa certi stereotipi per ridere con noi, insieme a noi, non solo non c’è nulla di male, ma anzi la cosa non può che farci bene.
Inoltre, come detto poco sopra, la vera mazzata finale, la critica vera, l’autore la riserva agli omofobi, non certo ai/alle gay.
Le strisce hanno una comicità fulminante ed immediata, a gag, e seppure alcune di esse sono legate sino a formare una piccola storia-nella-storia, restano comunque sempre leggibili a sé, con la caratteristica struttura a tre vignette, delle quali la prima introduce la gag, la seconda fa scattare la contraddizione e la terza suscita la risata. Occasionalmente Iturrusgarai usa strisce singole.
Il suo tratto, semplice ed estremamente cartoonesco, mi ha ricordato un po’ il primo Ralf Koenig, strepitoso e prolificissimo autore gay tedesco e famosissimo in tutto il mondo (un po’ meno qui a Vaticanolandia…), anche se le espressioni dei personaggi di Koenig sono impagabili e probabilmente inimitabili oltre che più “realistiche”, dove invece Iturrusgarai predilige schematicità e la semplicità del cartoon.
Personalmente
sono sempre molto attirato dai tratti semplici ed essenziali e uno dei
motivi che mi hanno fatto acquistare volentieri Rocky & Hudson I Cowboy Gay
è stato proprio questo segno così immediato, anzi di immediata
comprensibilità, semplice nella sua efficacia e quei colori piatti e
privi di sfumature, così allegri e deliziosamente fumettosi.
Volume
consigliato a qualsiasi persona adulta che apprezzi le strisce
umoristiche e le tematiche lgbt affrontate con una certa leggerezza e un
delizioso gusto per l’eccesso e qualche apprezzabilissima “volgarità
gratuita”. No moralisti/e, no bigotti/e, grazie.
Buon divertimento!
Orlando Furioso (Agosto 2014)
Note:
[1] …però fatti un favore: procurati i 5 volumi di Macanudo editi in Italia da Double Shot.
[2] Non mi piacciano termini come “mondo gay”, “ambiente gay” et similia… ma siccome la mia conoscenza della lingua italiana è carente e non sono portato per l’invenzione di neologismi uso questi termini orridi giusto per “capire di cosa stiamo parlando”…
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