domenica 13 giugno 2021

Il Gioco dell'Oca, di Munarini - Ferrero

 Posted: 12 Dec 2015 03:13 AM PST


Il Gioco dell'Oca


di Stefano Munarini, testi
e Mauro Ferrero, disegni



volume unico
brossurato con bandelle

112 pag., tricromia

euro 9,90

Tunué


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"Pazzesco, ci sono lettori di fumetti persino in Finlandia, dovunque sia...".
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E' molto difficile oggi produrre un'opera originale.
Sarà forse perché il pubblico appassionato è cosciente di questa difficoltà, ma nessuno oramai pretende, né chiede, originalità: a tutti noi basta una storia che sia bella.
Però ci sono sempre le - rare - eccezioni: ebbene Il Gioco dell'Oca è una storia originale.
E anche, anzi soprattutto, bella.


Stefano Munarini ha scritto una storia che si stampa nel cuore e tocca corde che ogni persona anche solo minimamente appassionata di fumetti sentirà vibrare forti e, finalmente e fatalmente, fa girare molte emozioni. 
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Il Gioco dell'Oca è una storia (anche) sui fumetti che però non ha bisogno di giochetti di "metafumetto" (i quali peraltro generalmente riescono bene solo al maestro Alan Moore) per risultare credibile e per produrre in chi legge sentimenti forti e talvolta contrastanti.
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E' anche - soprattutto - una storia d'amore, non di amore romantico, ma di amore vero per il Fumetto e per i fumetti che non ha nulla di didascalico né, che sarebbe assai peggio, di "educativo".
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E' la storia d'amore e di un sogno, che accomuna o ha accomunato molte delle persone che stanno leggendo queste righe: il sogno di diventare autore/autrice di fumetti.

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Per la storia scritta da Munarini non potevano che esserci i disegni di Mauro Ferrero, freschi e senza fronzoli, ciò nonostante così espressivi e vivi; la delicata tricromia (bianco, nero e verde acqua) dà alla storia tutta, agli eventi e ai personaggi, toni pacati e mai "urlati", benché sempre intensi e, di nuovo, vivi.
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Pochi tratti, sia nel testo che nel disegno, bastano per raccontare con estremo realismo e con poesia, un protagonista (Jason) che - al di là di ogni retorica o "frase-da-recensione" - potrebbe davvero essere chiunque di noi...

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"Come ti dicevo, mi preoccupa molto la qualità dei vostri comics. Anziché progredire come forma d'arte sembra che stiano diventando sempre più commerciali."
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Le frasi e le discussioni di Jason con gli amici, quelle dette dagli autori di fumetti durante le presentazioni dei loro lavori, l'ansia e la gioia di essere presenti e in qualche modo partecipi di quel mondo colorato e in apparenza glorioso che pare situarsi al di sopra della banale realtà di tutti i giorni... chi di noi non ha mai sentito scorrere nelle vene quell'eccitazione, quel senso di appartenenza a un mondo "solo nostro" del quale è un privilegio far parte, non fosse che come fruitori? Cos'è se non proprio questa ridda di sentimenti la passione per i fumetti?
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Sapete che non amo svelare le trame, la scoperta della storia è un piacere che lascio a voi scoprire, ma per situare in qualche modo ciò di cui sto parlando farò qualche cenno (che potrete trovare, più sostanzioso e chiaro alla pagina dell'Editore dedicata a Il Gioco dell'Oca).
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Jason è un giovane uomo; vive in una cittadina del Texas con mamma e papà e fa un lavoro molto simile al mio: ben poco gratificante in cambio di uno stipendio misero.
E' un lettore, e forse un collezionista, di fumetti. Li ama e ne ama il mondo che li circonda, o meglio l'idea che si è fatto di come debba essere quel mondo. Ne vorrebbe far parte, lo desidera veramente...


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Per questo un giorno Jason decide di sperimentare in prima persona cosa significa farne parte e, pur con tutta la sua timidezza (magnificamente narrata dal testo e dai disegni), mette in atto una strategia fantastica - e illegale - con cui realizzerà momentaneamente il suo sogno e che gli farà provare l'intera gamma dei sentimenti e delle situazioni umane: come la (temporanea) gloria, la caduta, la pena e il dolore, una lenta e faticosa rinascita. Fino ad arrivare a un finale di consapevolezza, di faticosa presa di coscienza che personalmente mi ha fatto venire la pelle d'oca.
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Attenzione, non si tratta di affrontare in modi compiacenti concetti banali e abusati come il wannabe-ismo o il nerdismo, siamo su ben altri livelli: in questa storia nessuno viene cinicamente sfottuto, non ci sono isteriche rivendicazioni né forzature narrative utili a far sentire "grandi" gli autori.
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Come dicevo prima, né didascalismo né pretese didattiche né "raccontare una cosa per farne emergere un'altra" e neppure messaggi sociali tra le righe: Il Gioco dell'Oca è una storia d'amore, di persone, di scelte (duramente pagate), di persone, non di concetti astratti. Una storia che si dipana delicatamente, e dolorosamente, sotto i nostri occhi; una storia, se vogliamo, "piccola" in cui non ci sono eroismo o spettacolarità; una storia così dannatamente umana.

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E' proprio questo il maggiore punto di forza, quello che ci permette di leggere Il Gioco dell'Oca e di sentirsene immediatamente e profondamente coinvolt*: la storia si insinua facilmente e con delicattezza nel nostro cuore facendoci sentire Jason in un modo tutt'altro che concettuale o astratto.
Confesso che verso il finale mi sono molto commosso, intendo anche fisicamente commosso con lacrime e gran soffiate di naso e di questo sono molto grato a Munarini e a Ferrero, lo dico senza alcuna piaggeria.
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Voglio ancora dire, perché forse finora sono stato un po' ambiguo su questo punto, che al di là dell'argomento del volume, questa è una storia che può leggere chiunque e chiunque può goderne, non si tratta infine di una storia esclusivamente per "adepti/e del Fumetto" o per qualche categoria "speciale" di persone. L'amore, la passione, l'errore e la consapevolezza sono stati e sentimenti umani: davvero, non c'è bisogno di altro che di essere umani per lasciarsi andare alla lettura della storia, scritta da uno Stefano Munarini davvero in forma e ispirato.

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Un cenno, da non-specialista come sempre (mi perdonerà il disegnatore se dirò cazzate) sui bei disegni di Mauro Ferrero: per quanto mi riguarda non riesco a immaginare disegnatore migliore di lui per questa storia [tra l'altro Ferrero e Munarini non sono alla loro prima collaborazione: prima di questo volume c'è stato Winnegans Fake per Edizioni BD].
Il suo segno non aggressivo ma sicuro mi ha ricordato un po' certo (ex)underground colto (sia inteso nel migliore sei sensi) sia americano che europeo.
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Le ombre sono poco presenti, quasi assenti direi, e per questo potremmo parlare si una linea chiara che tende a narrare più che a descrivere.
Sarà banale dirlo, e mi rendo conto che ciò che segue poco aggiunge, ma trovo il segno di Ferrero gradevolissimo, mai stancante, caldo e "sentimentale".
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I disegni di Ferrero hanno un'attitudine cartoonesca anti-realistica - il disegnatore usa con attenta ed equilibrata parsimonia linee e segni - sono però molto espressivi e lasciano trasparire bene le emozioni e gli stati d'animo.
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Credo che chi abbia avuto la pazienza di leggere sin qui abbia perfettamente compreso quanto Il Gioco dell'Oca mi sia piaciuto, mi abbia "preso" dentro e mi abbia commosso. E' ovvia quindi la raccomandazione, meglio: il consiglio, di dare a questo volume di Munarini e Ferrero una possibilità, perché rischia di piacervi davvero, davvero tanto.
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Buone emozioni.

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Orlando Furioso (Dicembre 2015)

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