lunedì 14 giugno 2021

Ohana Holoholo, di Shino Torino

 Posted: 26 Apr 2016 01:20 PM PDT


OHANA HOLOHOLO
"Ohana" significa famiglia

vol. 1 (di 6)

di Shino Torino


bimestrale, brossurato con bandelle,
194 pag. bianco e nero,
una tavola a colori


euro 7


RENBOOKS







"Se davvero fossero persone a cui tieni molto...
se ti fermassi a pensare a quanto le faresti soffrire...
allora non saresti capace di fare loro del male."

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Quando alla fine della lettura di un fumetto non si riesce a decidere quale dei personaggi si preferisca, visto che sono tutti adorabili e ognuno di essi ti è entrato nel cuore, significa che chi ha ideato la storia ha fatto davvero un buon lavoro!
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E' proprio quello che mi è accaduto con il primo, atteso volume di Ohana Holoholo della mangaka Shino Torino, edito in Italia dalla lodevolissima Renbooks, giovane casa editrice indipendente che tanto sta facendo per la diffusione qui in vaticanolandia di ottimi fumetti a tematica LGBTQ.
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Nico, Michiru, Yuta, Maya
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Ohana Holoholo - "Ohana significa famiglia" è il suo sottotitolo - racconta di una famiglia: nemmeno da dire che qui siamo in un territorio che ha ben poco da spartire col concetto di "famiglia" cui sono ostinatamente legate cose come sentinelle semprimpiedi, teroici del "giender"  e altri trogloditi vari (con tutto il rispetto per i nostri Antenati preistorici), gente insomma che non si fa una ragione del fatto che la famiglia non è un concetto astratto sancito da qualche favoletta sacra, ma una realtà formata da persone e fondata su affetti, collaborazioni, reciproco sostegno, condivisione, affetto e certe volte, pensate!, persino amore.  
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Maya
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La famiglia di Ohana Holoholo possiede tutte queste caratteristiche, amore compreso ed è attualmente formata da:
Maya Nagumo, giovane traduttrice, è una persona profonda e meditativa, ma non per questo cupa e silenziosa, anzi sorride spessissimo ed è sempre pronta ad ascoltare e, se può, ad aiutare; ciò non significa che la vita non l'abbia profondamente ferita, più d'una volta. Maya è anche l'ex amante di Michiru, con cui ha convissuto per un certo periodo e con la quale convive di nuovo, ma non più come amante.
Michiru è una ragazza inquieta, sempre sull'orlo di una crisi di nervi, umorale e nervosa, spaventata direi, forse a causa di una vita che le ha riservato alcuni profondi cambiamenti, come quello di essere la madre del piccolo, adorabile Yuta che è il centro delle attenzioni e degli affetti della famiglia.
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Yuta non sa ancora parlare molto ed ha un carattere molto dolce; è affezionatissimo a sua madre Michiru, alla sua seconda mamma Yuta e al vicino di casa Nico, carissimo amico e quasi un padre (o un fratellone maggiore) per il piccolo Yuta
Di Nico - che si ritrova spesso e volentieri a fare da tato a Yuta - non sappiamo molto, se non che conosceva il padre di Yuta, deceduto probabilmente poco dopo la nascita del piccolo.
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Abbiamo poi Eisuke Kuwabara detto Hidesuke, aitantissimo ex compagno di scuola di Maya, ex promessa del calcio che per colpa di un danno ad un ginocchio oramai può solo giocare a calcetto coi colleghi.

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il piccolo Yuta
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In questo primo volume di Ohana Holoholo, il personaggio che pare condurre la storia è Maya, la "padrona di casa": suo è infatti il punto di vista principale, suoi sono la maggior parte dei pensieri che possiamo leggere e conoscere. Ed è su di lei che, in questo primo volume, paiono convergere le storie, gli intrecci e gli avvenimenti della nostra famiglia "allargata", o meglio famiglia e basta.
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Ma cosa succede di preciso? (Beh... "di preciso" non lo saprete da me, meno spoiler possibili e siamo tutti più felici) E' Maya che racconta, ed esattamente così comincia il volume:

"Ho vissuto con Michiru fino a cinque anni fa.
Quando l'ho rivista di nuovo...

...aveva con sé un bel bambino."
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Michiru, Yuta
La storia comincia con momenti di slice of life, nulla di particolarmente drammatico: una sorta di breve presentazione dei personaggi raffigurati mentre compiono azioni quotidiane e, grazie a queste azioni, noi cominciamo a conoscerli. 
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Catalizzatore di questa piccola grande famiglia è Yuta, il tenerissimo bimbo sul quale convergono massicciamente l'affetto (e le ansie) delle sue mamme - quella biologica, Michiru, e quella adottiva, Maya - e del vicino di casa e "zio adottivo" Nico, altro personaggio dotato di una straordinaria dolcezza e di una inesauribile carica affettiva che per affetto verso il piccolo Yuta finisce per quasi-convivere anche lui con le due donne e il bimbo nei ristretti spazi del piccolo alloggio di Maya.

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Yuta e Nico
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Pur essendomi affezionato immediatamente a tutti i personaggi, Nico è quello che per ora mi ha maggiormente colpito, sia per la sua carica di ironia che maschera palesemente qualcosa d'altro, sia per la sua intrinseca bontà d'animo.
Già. "Bontà d'animo". Che buffe parole, eh? Molto retrò e ingenue. Sarà per questo che mi piacciono e che mi piace così tanto Nico: perché è così distante dal cinismo imperante, e sprezzante, che tanto va di moda nel mondo odierno e che impregna, appestando, ogni ambiente, reale o virtuale che sia, fumetti compresi. 

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Non sto dicendo che non sono in grado di apprezzare e di godermi una bella storia con personaggi cinici. Sto dicendo che quando il cinismo diventa cliché, l'interesse cala - è fisiologico per quanto mi riguarda.
.Ho parlato di slice of life, di storia che inizia con azioni comuni, di bontà d'animo, ma ciò non significa che Ohana Holoholo sia una sequenza di flash inconcludenti di banali pezzettini di vita, anzi: Shino Torino dimostra di sapersi muovere molto agevolmente, con grazia e maestria, tra lo slice of life e il progressivo svelamento di una serie di sottotrame che rendono la storia appassionante e carica di cose e sentimenti inespressi e, per ora, nascosti. 

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Nico
 .Una serie di misteri cominciano non ancora a disvelarsi, bensì a essere elencati, presenti: chi era il padre di Yuta e perché Nico lo conosceva, dov'è stata Michiru negli ultimi cinque anni, perché Maya ri-accoglie Michiru in casa sua mettendo in chiaro regole che lei per prima trasgredisce, di cosa ha così timore Nico e che ruolo avrà Eisuke Kuwabara detto Hidesuke nel prosieguo della storia?... (Quest'ultimo, a mio avviso, è un altro personaggio che ha splendide e interessanti potenzialità, che ci scommetto verranno fuori con i prossimi capitoli della storia).
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Di motivi per leggere Ohana Holoholo dunque ce ne sono parecchi - e sono gli stessi, credo, che ne hanno decretato il successo: un'ottima costruzione della storia, un perfetto mix di sentimento (non necessariamente sentimentalismo, checché io possa apparire qui un po' melenso è limite mio, non del manga) e trama, personaggi cui ci si affeziona subito, ottimamente costruiti, un modo di raccontare vivace, non confuso, un'alternanza perfetta tra parti allegre e frizzanti e momenti introspettivi e profondi.

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Hidesuke e Maya
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Ovviamente uno dei motivi per cui apprezzo e sostengo Ohana Holoholo è il suo affrontare tematiche LGBT, ma direi più in generale che amo particolarmente il modo in cui viene raccontata una vera famiglia, ossia un nucleo di persone che provano affetto l'una per l'altra e che, com'è ovvio che sia, spesso sbagliano e probabilmente altrettanto spesso fanno la cosa giusta o la cosa migliore.
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Certo, questo è solo il primo volume (di sei), ma tutto è partito ottimamente e sono più che convinto che Shino Torino non ci deluderà. Voglio dire: non stiamo parlando di un primo volume interlocutorio, tutt'altro, la storia funziona sin dalla prima vignetta, il coinvolgimento è immediato e la narrazione parte e procede senza tentennamenti né confusioni di sorta.

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Non ho molto da dire sui disegni: non sono dei capolavori, ma lo stile è grazioso (non lezioso) e funzionale, gradevolissimo per il mio occhio; i personaggi sono graficamente ben caratterizzati e le espressioni e i sentimenti sono ben descritti e riconoscibili. E pazienza se qualche piede è anatomicamente poco corretto.

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Yuta
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Gli ambienti non sono particolarmente dettagliati, anche perché questa non è una storia di "ambienti", perlomeno in questo primo volume, bensì di personaggi e sentimenti: personalmente non ho fatto nemmeno gran caso alle ambientazioni se non alla seconda rilettura per dovere di cronaca, tanto ero preso dalla rappresentazione degli stati d'animo delle/dei protagoniste/i. Non sto dicendo che gli sfondi siano assenti o che ci troviamo di fronte a un manga composto puramente di "teste parlanti", ma solo che sfondi e ambientazioni - presenti in modo evidentemente non massivo - hanno scopi e funzioni molto più limitate rispetto ai personaggi.
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Due parole su Yuta: il piccino, è disegnato in un modo graziosissimo e perfettamente aderente al personaggio, alle azioni che compie e alle sue manifestazioni affettive; in alcune pagine di "bonus" presenti sul volume, l'autrice ci mostra la prima versione di Yuta, che era certo graziosa, ma - a detta della stessa Torino - molto più banale e personalmente condivido questo pensiero dell'autrice (provato nero su bianco).
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Spero che Ohana Holoholo abbia anche in Italia il successo che merita, anche perché egoisticamente parlando vorrei poter leggere il secondo volume senza aspettare troppo tempo.
Buona lettura!


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Orlando Furioso (Aprile 2016)

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